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Economia

Concessioni balneari bloccate, Confartigianato: "A rischio la sopravvivenza delle piccole e medie imprese"

Anche la Confartigianato ravennate contro la decisione del Consiglio di Stato: "La sentenza calpesta gli interessi di una categoria che da anni si batte per arrivare ad una condizione di certezza ed equità"

Si continua a discutere sulla sentenza del Consiglio di Stato di martedì che ha prorogato le concessioni demaniali solo fino al 31 dicembre 2023. La sentenza, con la finalità di promuovere la concorrenza e adeguare la legge italiana alle norme di diritto europeo, introduce l’obbligo di gara per l’affidamento delle concessioni a partire dal 1° gennaio 2024, concedendo due soli anni per permettere allo Stato di legiferare in materia e alle amministrazioni per organizzare le gare in ambito di concessioni demaniali.

“La sentenza del Consiglio di Stato sorprende e amareggia – dichiara Stefano Venturi, responsabile Confartigianato Balneari della Provincia di Ravenna – ci sono molti punti sui quali il giudizio calpesta gli interessi di una categoria che da anni si batte per arrivare ad una condizione di certezza ed equità. Il testo diffuso contiene riferimenti impropri come giudizi superficiali sull’entità canoni e sulla redditività delle imprese.”

L’evidenza pubblica a cui fa riferimento la sentenza rappresenta un duro colpo sul lavoro prodotto dalle imprese che, soprattutto sul territorio romagnolo, hanno contribuito a trasformare la “riviera romagnola” in uno dei più importanti distretti turistico nazionale e mondiale. Per la Confartigianato ravennate il problema è che "non vengono presi in considerazione fattori come la professionalità, gli investimenti, il valore sociale ed economico dell’attività, l’esperienza e l’affidabilità degli operatori".

Questa sentenza, secondo Confartigianato, "sradica un fondamento di ogni principio dell’Unione Europea, che ha sempre mirato alla tutela delle piccole e medie imprese. La percezione che si comprende, nell’analizzare i principi della sentenza, è che venga inspiegabilmente offerta una grande opportunità all’intervento di grandi gruppi industriali, minando definitivamente la sopravvivenza delle piccole e medie imprese e tutto quanto di buono hanno creato dagli inizi del 900. In definitiva il Consiglio di Stato ha contribuito a creare ulteriore incertezza ed ora si profilano due estati all’insegna dell’immobilità degli investimenti su infrastrutture e risorse umane".

“Gli operatori non hanno mai fatto battaglie sul costo delle concessioni - conclude Venturi - ma rifiutano che solo quello sia la base per giudicare la redditività e il valore dell’impresa. Da qui al 2023 abbiamo il tempo di costruire, con il Governo e le Istituzioni un percorso di regole che possano salvaguardare il modello turistico italiano che ci ha fatto conoscere ed apprezzare in tutto il mondo. Questo deve essere l’obiettivo di tutti noi”.

Mambelli (Confcommercio): “Si rischia di distruggere il modello balneare romagnolo”

"La sentenza del Consiglio di Stato sulle concessioni balneari mette in gravissima difficoltà l’intero settore della balneazione. Non ci aspettavamo una pronuncia così netta e perentoria che rischia di vanificare non solo il lavoro di una categoria turistica importante come quella dei gestori di stabilimenti balneari ma anche di mettere in crisi il modello romagnolo di offerta balneare della nostra costa". Lo dichiara Mauro Mambelli, presidente di Confcommercio Ravenna.

"Sono 1.430 gli stabilimenti balneari della costa adriatica, 210 gli stabilimenti nella costa ravennate: con questa pronuncia del massimo organo di giustizia amministrativa, per tutte le concessioni balneari non c’è più certezza dopo il 31 dicembre 2023 - prosegue Mambelli - Sono del tutto evidenti i contraccolpi che subirà il settore che fino a pochi giorni fa per legge (la legge 145/2018 promossa dall’allora ministro del turismo Centinaio) prevedeva l’estensione delle concessioni fino al 2033".

"Ora con la riassegnazione entro massimo due anni tramite gare pubbliche si anticipa di dieci anni uno scenario che di per sé necessita di tempi più lunghi per adeguarsi. Senza tenere conto che molti imprenditori balneari hanno investito centinaia di migliaia di euro nelle strutture per riammodernarle e riqualificarle proprio perché l’estensione al 2033 dava la possibilità di programmare interventi rilevanti sulle strutture, sempre nell’ottica di fornire un servizio qualificato e al passo con i tempi ai turisti - conclude Mambelli - Siamo in una fase delicatissima: senza un intervento rapido, urgente e immediato della politica tutto ciò che era stato programmato per il settore viene vanificato col rischio di distruggere irrimediabilmente il modello balneare romagnolo”.

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