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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

Coronavirus, da Confesercenti un decalogo di interventi per permettere alle aziende di ripartire

La presidente provinciale Ciarapica: "Importante avviare velocemente la riapertura, dotandosi di idonee misure di sicurezza per evitare una crisi non solo economica, ma anche sociale e umana"

La Presidente provinciale di Confesercenti Monica Ciarapica ha inviato ai sindaci della provincia di Ravenna una lettera per discutere della riapertura delle attività lavorative e delle opportune misure di sicurezza da adottare.

"Le aziende del commercio, turismo e servizi, senza protestare, hanno accettato una chiusura gravosa, ma necessaria, nella convinzione che la salute pubblica sia la priorità assoluta. Sono trascorsi circa due mesi da quando gran parte delle imprese sono chiuse. Senza clienti, senza incassi, ma con dipendenti, contributi, tasse, affitti, bollette, mutui ed impegni pregressi, per non parlare della merce e delle scorte. La situazione può diventare esplosiva, con risvolti non solo economici, ma anche sociali e umani pesantissimi

È ormai chiaro a tutti che, almeno per qualche tempo, dovremo convivere con il Coronavirus. Per questo è importante avviare velocemente la riapertura delle attività, dotandosi di idonee misure di sicurezza. Confesercenti nazionale ha inviato al Governo un documento preciso e puntuale, con modalità operative per tutti i settori che ci riguardano. La stima delle perdite di fatturato previste nel 2020 è pesantissima: 29% per bar e ristoranti; 31 % per alberghi; 18% per commercio al dettaglio non alimentare (valore che sale al 26% per l’abbigliamento). Si tratta di valori medi nazionali, che diventano ancora più pesanti per le località che hanno componenti importanti di turismo stagionale. Davanti a un quadro di questo tipo servono interventi straordinari".

Gli interventi straordinari

La lettera prosegue con un decalogo della Presidente provinciale di Confesercenti sugli interventi e le misure necessarie per affrontare la fase di riapertura e permettere alle aziende di ripartire.

  1. Certezze su date di apertura delle varie categorie e linee guida su aspetti sicurezza/sanitari: l'operatore deve avere tempo per organizzare e pianificare l'apertura conoscendo il contesto in cui dovrà muoversi (distanze, mascherine, ecc.). Indicazioni chiare, precise e realizzabili in tempi rapidi e senza esosi investimenti;
  2. Ottenere gratuitamente suolo pubblico (o aumento di quello eventualmente già occupato) per i pubblici esercizi. La logica è di recuperare i posti che si perdono per effetto delle presumibili distanze che si renderanno necessarie ai fini della sicurezza. Ombrelloni o gazebo potrebbero permettere di ottenere buoni risultati in questo senso. Meteo permettendo, sarebbe una soluzione utile anche fino all'inizio della fase autunnale. L’operazione è semplice ed immediata e deve seguire una corsia emergenziale e non ordinaria: non va “burocratizzata”, con passaggi fra più uffici e rimpalli di responsabilità. Per pubblici esercizi e chioschi, seguendo idonee misure di sicurezza, riteniamo vada autorizzata da subito la vendita da asporto;
  3. La cancellazione totale di una serie di imposte e tributi, da definire in tavoli di concertazione nazionale e locali. È illusorio ritenere che le imprese siano in grado di fare fronte a determinati costi con un semplice posticipo di pochi mesi rispetto alla naturale scadenza. In ambito locale, riteniamo si possa azzerare la tassa di occupazione del suolo pubblico per il 2020 e depennare TARI e IMU almeno per il periodo di chiusura delle attività. In riferimento alla TARI, occorre tenere presente che la diminuzione della capienza dei locali comporterà una diminuzione di produzione di rifiuti pertanto è necessario rivedere, abbassandola, la tariffa nel suo insieme per tutta la durata dell’anno e di vigenza del distanziamento sociale. Chiediamo anche la riduzione degli affitti di immobili di proprietà pubblica, proporzionale al periodo di inoperosità;
  4. Il posticipo al 31 dicembre di tutte le scadenze fiscali e tributarie, nazionali e locali che non dovessero essere cancellate. In questo caso il tributo dovrà essere dilazionato nelle successive due annualità;
  5. L’estensione delle agevolazioni per i canoni di locazione, sia riguardo al numero dei mesi sia riguardo alle categorie catastali, e la possibilità di posticipare di un anno la scadenza del contratto;
  6. Finanziamenti a lunga scadenza a tasso zero per liquidità immediata alle piccole e medie imprese. I primi riscontri avuti dal Decreto del Governo su questo tema appaiono lenti e macchinosi, più paragonabili a una “normale” richiesta di finanziamento che alla straordinarietà di questa fase;
  7. In previsione di una graduale ripresa dei consumi e con la volontà di tornare ad impegnare tutto il personale nelle aziende, andrebbe previsto uno sgravio contributivo per il primo anno di attività dopo la riapertura;
  8. Attivare, anche in sede locale, un tavolo operativo fra Istituti di credito, Amministrazioni Comunali e Associazioni di categoria per monitorare regolarmente le azioni intraprese ai fini di veicolare liquidità alle imprese;
  9. Cantieri pubblici: chiedere deroga a Governo per semplificare e velocizzare appalti, che possono costituire un boccata d'ossigeno per l'economia locale;
  10. Ragionare pensando al domani ed al ritorno ad un territorio “vivo”. Servono risorse, quindi, per organizzare la ripartenza. Presumibilmente, per l’estate, sarà necessario puntare su piccoli eventi diffusi e non manifestazioni di massa. Per l’inverno andrebbero programmate iniziative in grande stile, di richiamo ed impatto.”

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