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Costruzioni, Patuelli: "Giusto il taglio della tassazione sulla casa"

Per entrare nei nuovi mercati extraeuropei, Trevisani afferma che è necessario “un approccio di filiera con le grandi imprese che fanno da capofila alle PMI e ai fornitori, ma sempre con il pesante sostegno delle istituzioni"

Secondo uno studio di McKinsey & Company, nei prossimi dieci anni i quattro quinti degli investimenti internazionali nel settore delle costruzioni si  concentreranno in 600 città situate in Cina, Sud America, Africa centrale, India, Australia. Le imprese di costruzioni italiane operanti per il 70% sul mercato europeo dovranno perciò attrezzarsi per affrontare nuovi mercati, dove anche il ‘rischio paese’ in taluni casi richiederà la presenza di imprese strutturate e appoggiate da efficienti rappresentanze diplomatiche.

Il convegno sull’Internazionalizzazione delle imprese italiane nel settore delle costruzioni si è chiuso venerdì mattina con una analisi sulle prospettive del settore all’estero, con la partecipazione, tra gli altri, di Cesare Trevisani (Presidente Trevi Spa), Antonio Patuelli (presidente dell’Abi), Roberto Macrì (direttore generale di Cmc) e Mauro Lusetti (presidente di Legacoop).

Per entrare nei nuovi mercati extraeuropei, Trevisani afferma che è necessario “un approccio di filiera con le grandi imprese che fanno da capofila alle PMI e ai fornitori, ma sempre con il pesante sostegno delle istituzioni. I nostri principali concorrenti – ha aggiunto Trevisani – sono i cinesi, ma loro impiegano manodopera e capitali esclusivamente provenienti dalla Cina. Quando vanno via da un Paese non lasciano nulla al territorio. Noi, invece, ci integriamo nella realtà locale, formiamo personale, creiamo le condizioni perché nascano collaborazioni tra le nostre imprese e quelle locali per la futura gestione e manutenzione delle grandi opere pubbliche. Questo è possibile per l’importante sostegno che viene oggi dal rinnovato attivismo dei ministeri degli Affari Esteri e dello Sviluppo Economico, di Sace, Simest, Cassa depositi e prestiti”.

Anche per Roberto Macrì, direttore generale di Cmc, le numerose missioni all’estero promosse dai due ministeri, e guidate spesso dal presidente del Consiglio Renzi, stanno creando i presupposti per una maggiore presenza dell’industria delle costruzioni italiane all’estero. “Sul piano finanziario – ha sostenuto Macrì – vedrei la Cassa depositi e prestiti capofila della gestione tecnica e finanziaria dei fondi per progetti di cooperazione internazionale e coordinatrice dei fondi Ue e delle banche commerciali”. Per Macrì, però, “il mercato internazionale, nel lungo periodo, non si sostiene se alle spalle delle imprese non c’è un sistema nazionale che funziona, un mercato interno forte e trainante. E’ questo che adesso si aspettano le imprese”.

Per il presidente dell’Abi, Patuelli,  “il settore delle costruzioni è trainante. Il taglio  delle tassazioni sugli immobili è un segnale di fiducia per il mercato delle costruzioni. Le famiglie hanno capito che c’è molto invenduto e che i prezzi sono quindi calati. Le banche applicano tassi di interesse sui mutui mai così bassi nella storia dell'Italia unita: 2% sul variabile, poco più sul fisso. Non a caso i nuovi mutui, in un anno, sono cresciuti dell’82% nell'intervallo gennaio-luglio. Un dato al quale si aggiunge l’aumento del credito al consumo (+24,3% annuo nei primi sette mesi 2015)  e l’incremento del 16% di nuovi prestiti alle imprese, sempre nello stesso periodo”. Per Patuelli, il settore deve affrontare con decisione il problema delle sofferenze nel settore, passate dall’8,5% del maggio 2011 al 27,4% di giugno 2015. 

“Oggi ci sono tutte le condizioni per farlo - ha commentato Patuelli – sia per il rinnovato clima di fiducia che favorisce la ripresa economia, sia per strumenti prima non esistenti, come la riforma del diritto fallimentare: ora, grazie a questa fiducia, dobbiamo proseguire sulla strada dell’affermazione della legalità e dell’etica”. Sulle grandi opere pubbliche in Italia, Patuelli auspica “la ripresa della volontà di far riprendere gli investimenti in questo fondamentale settore attraverso la finanza di progetto che vede le imprese protagoniste”.

Mauro Lusetti, presidente di Legacoop ha sottolineato la necessità, anche per le cooperative, di assumere dimensioni sempre maggiori per aumentare la competitività e di guardare ai nuovi mercati emergenti: “Siamo troppo concentrati sull’Europa, quando i paesi con i maggiori di tassi di sviluppo nei prossimi 10 anni sono Cina, Sud America, Africa centrale, India, Australia. Dobbiamo aumentare le nostre dimensioni e fare sistema insieme ai livelli istituzionali”.

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