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Crisi dell'abbigliamento, calano i negozi: "I vestiti non sono tra le priorità"

“L’abbigliamento nella nostra regione, purtroppo, sta scontando la crisi che ha investito l’intero Paese", ha spiegato Roberto Manzoni, presidente della Fismo

Roberto Manzoni, già presidente di Confesercenti E.R., è stato rieletto alla presidenza della Fismo nazionale, l’organizzazione sindacale che rappresenta le piccole e medie aziende che si occupano della distribuzione al dettaglio di articoli di abbigliamento, tessile, calzature, pelletteria e accessori moda. A livello nazionale, nel primo bimestre 2014 si contavano 131.682 imprese nel comparto tessile, dell’abbigliamento e delle calzature, contro le 158 mila del 2011, con una riduzione quasi del 17%. In termini assoluti le cinque città con saldi negativi più alti nei primi due mesi del 2014 sono: Roma, Napoli, Torino, Milano e Brescia.

Il 2013 si è chiuso con un saldo negativo tra iscrizioni di nuove imprese e cessazioni di quasi 6.000 unità a cui si aggiungono le 2.342 imprese scomparse durante lo scorso anno. Da gennaio 2013 ad oggi le cessazioni sono state 14 mila e 500, più di 34 al giorno. I dati sui consumi delle famiglie italiane, infatti indicano che negli ultimi 2 anni c’è stato un vero tracollo, pari al 15% in meno; il totale dei consumi è diminuito nello stesso periodo di 6,6 punti percentuali. Da prima della crisi ad oggi ciascun italiano ha ridotto la propria spesa in abbigliamento e calzature di circa 150 euro. Relativamente invece all’Emilia Romagna, nel primo bimestre 2014, le imprese registrate sono in totale 8.437; 46 le nuove aperture e 223 le chiusure, per un saldo di -177 attività, con una variazione percentuale delle imprese registrate tra dicembre 2013 e febbraio 2014 del -1,7% e febbraio 2013 e 2014 di – 2,5%.  A Ravenna sono 743 le imprese registrate, 3 quelle iscritte e ben venti quelle cancellate.

“L’abbigliamento nella nostra regione, purtroppo, sta scontando la crisi che ha investito l’intero Paese– ha spiegato Roberto Manzoni, presidente della Fismo - Le abitudini dei nostri corregionali in fatto di consumi, sono cambiate profondamente. L’abbigliamento non è più tra le priorità d’acquisto e tra gli status symbol come alcuni anni fa, ed anche il modo di acquistare si è profondamente modificato con l’affermarsi dell’ ecommerce, la crescita dei siti specializzati ed il proliferare degli outlet anche nella nostra regione. A tutto ciò si sono aggiunti terremoti, alluvioni, grandinate, trombe d’aria: ora ci aspettiamo, se non la ripresa economica, un po’ di serenità anche se, purtroppo i dati odierni del PIL non prospettano una ripresa dei consumi L’Emilia Romagna vanta un settore di qualità ed eccellenza che deve essere supportata dalla formazione e promossa e valorizzata. Ma per consentire tutto ciò è necessario anche il sostegno delle Istituzioni e dell’intero sistema paese, che deve rivedere le politiche fiscali e del lavoro per consentire a questa importantissima voce economica di poter stare su un mercato sempre più globalizzato”.

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