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Crisi Cmc, la vertenza arriva a Roma: "Per l'Emilia-Romagna il crack avrebbe un impatto insostenibile"

L’appuntamento vedrà attorno al tavolo di confronto oltre la Regione Emilia-Romagna e il Comune di Ravenna e il Ministero dello Sviluppo economico anche Invitalia, i sindacati nazionali e di categoria di Cgil, Cisl e Uil, i Ministeri dell’Economia e Finanze, del Lavoro e delle Infrastrutture

Tavolo nazionale per la crisi della Cooperativa Muratori e Cementisti di Ravenna. A seguito di una richiesta della Regione Emilia-Romagna, in accordo col sindaco di Ravenna Michele De Pascale, giovedì è arrivata la convocazione per la mattinata di mercoledì 20 luglio di un tavolo di crisi al Ministero dello Sviluppo economico. L’appuntamento vedrà attorno al tavolo di confronto oltre la Regione Emilia-Romagna e il Comune di Ravenna e il Ministero dello Sviluppo economico anche Invitalia, i sindacati nazionali e di categoria di Cgil, Cisl e Uil, i Ministeri dell’Economia e Finanze, del Lavoro e delle Infrastrutture.

“Un passo utile e necessario sulla strada per individuare una soluzione della vertenza. L’incontro al Mise dovrà far emergere la discussione tra i diversi Ministeri e le società coinvolte dalla crisi del colosso delle costruzioni, per individuare le possibili alleanze in grado di garantire la continuità industriale. Questa regione, e il territorio di Ravenna - afferma l’assessore regionale allo Sviluppo economico e Lavoro, Vincenzo Colla - non si possono permettere in una fase così importante per lo sviluppo delle infrastrutture, di sopportare l’impatto sociale ed economico che deriverebbe da un fallimento finanziario e industriale della Cmc. È evidente che si deve scongiurare una crisi irreversibile della società proprio in una realtà come quella di Ravenna che sta lavorando su importanti investimenti, strategici per il Paese. Ciò avrebbe inevitabilmente come conseguenza il blocco di numerosi cantieri sul territorio nazionale e oltre”.

La Cooperativa Muratori e Cementisti di Ravenna, costituita nel 1901, è la terza società di infrastrutture del Paese, con oltre 2.500 dipendenti diretti e circa 5.000 nell’indotto fatto di oltre 15mila piccole e medie imprese, con cantieri aperti in tutta Italia e nel mondo.

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