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Economia

Crisi lavorativa: in dieci anni raddoppiati i giovani disoccupati e gli iscritti ai centri per l'impiego

Si è svolta giovedì sera la tavola rotonda sul lavoro, sul reddito di cittadinanza, sul riordino dei centri per l’impiego e sul volontariato

Quasi ottanta persone giovedì sera hanno partecipato alla tavola rotonda sul lavoro, sul reddito di cittadinanza, sul riordino dei centri per l’impiego e sul volontariato. Incontro quanto mai puntuale, considerando che il decreto è stato pubblicato solo due giorni fa. Gli ospiti - come Sergio Cusani, ex consulente finanziario del Gruppo Ferruzzi - si sono raccontati riportando l’attività di volontariato svolta durante e dopo la detenzione e che con l'associazione Liberi da lui fondata ha portato al reinserimento nel mondo del lavoro di 633 ex detenuti in quattro anni.

Lavoro possibile grazie alla volontà, alla creazione di sinergie tra associazioni imprenditoriali e sindacali e a una grande conoscenza del territorio. Conoscenza del territorio che con Andrea Panzavolta, responsabile dell'Agenzia regionale del Lavoro, è stata individuata fra i principali requisiti che devono avere i Navigator, le nuove figure introdotte dal decreto legislativo n.4 del 28 gennaio scorso. Tutti gli ospiti hanno concordato sulla necessità di intervenire sui servizi per l’impiego destinando maggiori risorse finanziarie, ma questo percorso appare alquanto complesso. "L’Italia ha una spesa annua per i servizi dedicati all’introduzione al lavoro di soli 82 euro per persona contro i 1.200 della Francia o i 2.300 della Danimarca - spiega Paola Guerra di Assoraro - Questo provvedimento legislativo impiega circa 7 miliardi per questo capitolo, ma solo uno legato alla ristrutturazione dell’organismo dei centri per l’impiego, mentre il resto è impiegato come sostegno al reddito (e quindi al consumo). Sono state prodotte statistiche interessanti, prestando attenzione, come da mandato associativo, alla città di Ravenna e alla Romagna. Sui livelli occupazionali e di disoccupazione così come sulla disponibilità immediata ad accedere al lavoro, appare un quadro molto complesso a Ravenna e in particolare anche a Rimini. Nella nostra città al 2008 (inizio crisi) i Centri per l'Impiego registravano 6mila persone in cerca di occupazione, mentre nel 2017 sono 12.983. La disoccupazione giovanile (15-29 anni) registrava nel 2008 il 12,6%, salita in termini davvero preoccupanti al 24% nel 2017. Questo dato è del 26% a Rimini e dell'11,5% a Forli-Cesena. Numeri decisamente più critici rispetto all'Emilia, dove le opportunità di un lavoro stabile (ovvero non legato alle stagionalità dell'agricoltura e del turismo tipiche della costa) sono ben maggiori".

Federico Martelloni ha offerto una visione dei contratti di lavoro, adattatisi in funzione del cambiamento al consumo e dei modelli produttivi delle imprese che, per esigenze di bilancio, applicano il principio dello “zero stock”. Conseguentemente arriva il lavoro sulla base degli ordini o delle richieste, con l'esigenza di maggiore flessibilità. Elementi che conducono allo jobs act e a una serie di dispositivi di legge che hanno avuto lo scopo di rendere flessibile l'ingresso, ma anche l'uscita dal posto di lavoro. Come anche la necessità di introdurre provvedimenti che sostenessero il reddito delle persone che più faticano a inserirsi nel lavoro e che meno si adattano a questi modelli frenetici, ai cambiamenti e alla multidisciplinarietà. La serata ha registato diversi interventi dal pubblico e si è conclusa con la soddisfazione di aver compreso qualcosa in più da ospiti che lavorano da anni su queste tematiche.

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