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Economia

Allarme disoccupazione: picco tra i 30 e i 54 anni

Galeotti sottolinea che anche nella provincia di Ravenna, se pur con aspetti leggermente diversi, la situazione è molto difficile e sono presenti tutte le complessità presenti a livello nazionale

L’Italia conta 4.080.000 lavoratori precari che nel 2012 si trovano nella cosiddetta "area del disagio", quella che comprende l’insieme dei dipendenti temporanei e dei collaboratori che lavorano a tempo determinato, perché non hanno trovato un impiego a tempo indeterminato, e degli occupati stabili che svolgono un lavoro a tempo parziale perché non hanno trovato un lavoro a tempo pieno.

“I dati - commenta Idilio Galeotti, segretario provinciale del Nidil Cgil - mostrano un quadro sociale drammatico. Se a questo aggiungiamo la piaga del lavoro nero, sfruttato e sottopagato, il record dei disoccupati, che raggiungono a ottobre i 2,87 milioni, e il tasso di disoccupazione per i giovani (15 – 24 anni) al 36,5%, emerge una situazione gravissima che smentisce purtroppo chi da varie parti parla spesso di una prossima e imminente ripresa. Anzi nel 2013, se non ci saranno interventi mirati e strutturali a sostegno dell’occupazione, assisteremo a un peggioramento rispetto al 2012 anche perché, oltre al perdurare della crisi, non si è fatto nulla per intervenire sui fattori di difficoltà”.

Galeotti sottolinea che anche nella provincia di Ravenna, se pur con aspetti leggermente diversi, la situazione è molto difficile e sono presenti tutte le complessità presenti a livello nazionale: “Nel 2010 si erano registrati in provincia 27.281 disoccupati, nel 2011 si era passati a 30.415 (con un aumento di 3.134 unità). Inoltre se prendiamo i dati del terzo trimestre 2012 e li confrontiamo col terzo trimestre  2011 costatiamo un aumento dei disoccupati di 1.987 unità;  questo fa purtroppo dedurre che ci troveremo a fine anno con un ulteriore aumento dei disoccupati nel rapporto 2012 con l’anno precedente”.

Un altro fenomeno da considerare allarmante in provincia deriva dalla diffusione della disoccupazione per fasce di età. Se la percentuale di disoccupazione fra i giovani dai 18 ai 29 anni risulta del 18,3%, quindi inferiore al dato nazionale, si registra invece un’impennata per le fasce dai 30 ai 40 anni (31,9 %) e dai 41 ai 54 anni (34,7%). Si può ben vedere come dai 30 e 54 anni ci sia un’altissima diffusione della disoccupazione. “Questo dato dimostra – dice Galeotti - che passata una certa età sia difficile trovare lavoro, anche se queste persone sono molto giovani per avere diritto alla pensione”. Nell’ampia fascia di disoccupazione dai 30 ai 54 anni ricade anche il figlio che è ancora in casa con i genitori, ma che per le ovvie ragioni di sostenibilità economica non riesce a farsi una vita propria e indipendente dalla famiglia.

“A questo proposito – commenta Galeotti - spesso arrivano nei nostri uffici, giovani che vorrebbero crearsi una famiglia, ma che, causa il non lavoro o un lavoro precario che non dà loro prospettiva, non riescono né a pagare l’affitto  né a comprarsi un appartamento. Così rimangono in casa con i genitori; altro che bamboccioni come qualche politico li ha voluti definire. E poi ci sono anche tanti padri o madri di famiglia che perdendo il lavoro, non riescono più a trovarlo, facendo emergere situazioni di disagio sociale.  Ciò risulta anche dai dati della Caritas sull’aumento della  richiesta di aiuto che arriva da famiglie che, fino a qualche anno fa, venivano definite il ceto medio e oggi spesso vivono con redditi da fame. Ci sono padri che mi dicono di andare a prendere il mangiare attraverso enti e associazioni caritatevoli e poi, vergognandosi di questa condizione, dicono ai figli che sono stati ad acquistare il cibo in rosticceria. Ciò deve far riflettere sul tipo di società che sta emergendo sempre più anche nella nostra realtà”.

La disoccupazione femminile, in provincia, rappresenta il 57,8% dei disoccupati totali. Si tratta di donne che a parità di qualifica faticano maggiormente a trovare lavoro rispetto agli uomini o, quando lo trovano, spesso vivono condizioni di sfruttamento e sottosalario. “Ho l’esempio – commenta ancora Galeotti - di donne anche laureate, che assunte come operaie con contratti capestro, a chiamata o altre tipologie (sono ancora 46 le possibilità di assunzione e per buona parte risultano essere motivo di ricatto e sfruttamento) comunque fanno 8 ore di lavoro,  pagate 6 e in regola per 2 ore al giorno.  Inoltre la situazione delle aziende e dai dati sugli ammortizzatori sociali denotano una situazione di crisi che perdura in quasi tutti i settori merceologici con il rischio di ulteriori perdite occupazionali. A queste valutazioni sul lavoro andrebbero aggiunte altre considerazioni sulla situazione della scuola come volano di crescita per il futuro e che oggi le dimostrazioni, manifestazioni e occupazioni in corso dimostrano come sia lontana una soluzione nel breve periodo".

"Come Nidil Cgil credo - conclude Galeotti - che occorra rilanciare un grande patto solidaristico e cambiare completamente sistema. Occorre ripartire da chi oggi ha meno, con leggi che riportino alla parola lavoro quella giusta dignità che deve risultare irrinunciabile a una società che vuole guardare al futuro. Nel frattempo il Nidil Cgil è disponibile a qualsiasi confronto e a diventare portavoce delle tante persone oggi disoccupate e precarie e che per le più diverse ragioni subiscono ingiustizie di ogni genere”.

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