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E' allarme disoccupazione nel ravennate. E' nel faentino dove si trova più lavoro

La Cna provinciale di Ravenna presenta anche per il 2012 i risultati di TrendER, osservatorio congiunturale della micro e piccola impresa promosso dalla Cna dell’Emilia-Romagna e dalla Federazione Banche di Credito Cooperativo

I numeri che misurano l’andamento del sistema produttivo emiliano–romagnolo nel 2012 sono quasi tutti di segno negativo: calo reale del Prodotto interno lordo del 2,6% e domanda interna in sensibile diminuzione (-3,7%) a causa dei concomitanti cali dei consumi delle famiglie (-3,3%) e degli investimenti (-7,5%). Il comparto manifatturiero regionale è quello che ha sofferto maggiormente registrando un forte calo della produzione (-4,3%), del fatturato (-4,3%) e degli ordini(-4,8%).

La Cna provinciale di Ravenna presenta anche per il 2012 i risultati di TrendER, osservatorio congiunturale della micro e piccola impresa promosso dalla Cna dell’Emilia-Romagna e dalla Federazione Banche di Credito Cooperativo. TrendER è realizzato con la collaborazione metodologica della sede regionale ISTAT di Bologna. Il 2012 si chiude con una variazione di tendenza (+0,83% in linea tendenziale) rispetto al trend di diminuzione del fatturato avviatosi già dal 2007. Crollano gli investimenti, che avevano visto nel 2011 una decisa ripresa.

L’analisi del fatturato per settore evidenzia come le difficoltà di fine 2011 sono diffuse nei diversi settori di attività economica. In particolare, si segnala una contrazione del fatturato nel settore dei trasporti pari quasi al 7,00%. Le note più positive riguardano il commercio internazionale: nel 2012 sono state registrate vendite all’estero per 49,5 miliardi di euro con un incremento del 3,1% rispetto al 2011. Note negative invece per la disoccupazione che ha raggiunto il tasso record del 7,1% contro il 5,3% del 2011. Anche l’andamento delle imprese conferma le difficoltà attraversate dal sistema economico emiliano romagnolo: 29.056 iscrizioni contro 30.445 cancellazioni, con un saldo di -1.389 unità, -0,29%. Ancora peggio l’artigianato regionale: 10.351 iscrizioni contro 12.611 cessazioni, -2.260 che significa una flessione dell’1,58%.

Se il 2012 è stato un anno di arretramento le prospettive sono di segno negativo anche per il 2013 con ripercussioni pesanti su tenuta delle imprese, dell’occupazione, ricchezza delle famiglie e per il sistema del welfare. Solo per il 2014 si prevede una moderata ripresa (dati Unioncamere). Situazione difficile anche per la provincia di Ravenna che registra nel 2012 una flessione del PIL del 2,7%. Il comparto manifatturiero provinciale è in forte sofferenza e ha registrato una flessione della produzione (-4,4%), del fatturato (-3,6%) e degli ordini (-2,2%). Migliore il dato dell’export che evidenzia un incremento del 2,2% sull’anno precedente con un volume di vendite all’estero di 3,5 miliardi di euro. L’andamento delle imprese conferma le difficoltà attraversate dall’economia reale del territorio che evidenzia una flessione del numero complessivo delle imprese iscritte alla Camera di Commercio di 421 unità, l’1% in meno rispetto all’anno precedente.

Maggiore la sofferenza dell’artigianato che perde l’1,92% della sua consistenza per un totale di 226 unità in meno. Anche per il territorio ravennate le previsioni per il 2013 non sono rosee in quanto si ipotizzano ancora difficoltà per la tenuta del PIL, dell’occupazione e della consistenza del tessuto imprenditoriale (dati Unioncamere e CCIAA Ravenna). Infine, l’andamento relativo a credito e investimenti: nel corso del 2012 sono stati concessi in ambito provinciale, attraverso “Unifidi” filiale di Ravenna, 982 finanziamenti, contro i 1.065 concessi al 31/12/2011 (-7,79%). Per quanto riguarda gli importi dei finanziamenti concessi, si è registrato un decremento al 31/12/2012 del 27,75% rispetto a quanto concesso al 31/12/2011. In merito all’operatività dei finanziamenti concessi nel corso del 2012, circa il 72% dei finanziamenti si riferiscono a richieste per liquidità aziendale, consolidamento passività e acquisto scorte di magazzino, mentre solamente il 28% è stato invece impiegato per investimenti.

Relativamente alle Sezioni e alle Divisioni di attività si riscontrano, pur se tutte caratterizzate da un andamento negativo, anche per il 2012, differenze nei trend che caratterizzano i diversi settori. L’agricoltura e l’industria alimentare (dati aggregati), registrano un decremento dell’1,40%. Battuta d’arresto, dunque, anche per il settore che aveva visto un forte sviluppo negli ultimi anni, probabilmente anche grazie al consolidarsi di una certa riscoperta delle tradizioni e una maggiore e premiante attenzione manifestata dai consumatori nei confronti dei prodotti di qualità del territorio.

Il settore tessile-abbigliamento-calzaturiero non registra alcuna variazione rispetto al 2011, anche se il dato va contestualizzato nel ridimensionamento che ha caratterizzato il comparto nell’ultimo decennio. Indicativi, a tal proposito, i dati relativi al periodo 2002-2012, che riflettono un decremento superiore al 30%. La meccanica di produzione, uno dei settori maggiormente penalizzato dalla crisi economica, vede un decremento delle imprese del settore pari al 4,43%, proseguendo il trend negativo che aveva già caratterizzato lo scorso anno (-4,77%).

Per quanto concerne il settore del legno (industria e lavorazione del legno e fabbricazione di mobili), dopo i forti decrementi di fine 2010 (-5,56%) e fine 2011 (-2,45%), si registra un’ulteriore contrazione pari al 3,52%%. Ragionando per aggregati, il settore manifatturiero (agroalimentare, sistema moda, meccanica e legno/arredo) registra una diminuzione del 2,78%. L’edilizia, vero traino della crescita dell’Albo delle Imprese Artigiane fino al 2008, prosegue la contrazione (-2,54%), dopo tanti anni di continua crescita. Nell’ambito del comparto, tengono sia gli impiantisti elettrici ed elettronici (+0,39%), che quelli idraulici (+0,46%), che pure avevano registrato una brusca battuta d’arresto a fine 2011(-3,60%), soprattutto per la componente più legata all’edilizia.

Per quanto concerne il settore dei trasporti, il 2011 si chiude con un decremento delle imprese iscritte all’Albo dell’1,92%, da ascriversi principalmente al trasporto merci (90% delle imprese del settore). Oltre a tali dati, va evidenziata una ulteriore netta contrazione della redditività delle singole imprese, in primo luogo a causa di un aumento del costo del gasolio per autotrazione che rappresenta, fra l’altro, la maggiore componente dei costi aziendali e che la categoria non riesce a farsi riconoscere dalla committenza e, in qualche caso, aggravato da una riduzione delle tariffe di trasporto riconosciute dal mercato, con ripercussioni pesanti sulla sopravvivenza delle stesse.

Nella manutenzione e riparazione di auto e motoveicoli si registra una marcata diminuzione (-4,24%), che va a consolidare la contrazione in termini di imprese iscritte che caratterizza costantemente questo settore da ormai diversi anni, generato da un lato dalla crisi dei consumi privati che riducono gli interventi sul loro parco auto - non riparando i piccoli danni o evitando la manutenzione ordinaria del veicolo allo stretto necessario - e dall’altro dall’evoluzione tecnologica dei veicoli che impone una maggiore specializzazione con una conseguente concentrazione delle officine.

Nell’ambito delle attività professionali, si registra una decrescita anche per il settore informatico (-2,09%), da attribuirsi principalmente all’attività di computer e hardware. Per quanto riguarda i servizi alla persona, oltre a un ulteriore netto decremento delle tinto-lavanderie (-5,79%), si registra un decremento delle imprese di acconciatura ed estetica (-0,51%), che caratterizzano il comparto per quasi il 90% delle imprese registrate del settore.

A conferma della sempre maggiore tendenza  delle Imprese a strutturarsi in forme complesse di organizzazione, per quanto riguarda la forma giuridica, va segnalato l’importante e costante aumento delle Società di Capitale che si è registrato nell’ultimo anno, pari al 2,75%. I dati relativi all’occupazione rilevati nel corso del 2012 evidenziano una flessione della forza lavoro del 3,87%. Dal 2008, l’occupazione segna una contrazione del 4,17%. Questi dati si riferiscono a un campione rappresentativo di imprese artigiane e piccole imprese.

Relativamente ai principali settori dell’economia artigiana, l’edilizia, vero traino della crescita occupazionale fino al 2007, conferma la decrescita occupazionale dell’ultimo quinquennio, registrando al 31/12/2012 un decremento del 9,57%. Incremento occupazionale, invece, per il settore impianti (+4,52%). Sostanzialmente invariato l’andamento occupazionale per le attività inerenti all’auto e moto-riparazione (-0,32%), in linea con la quasi costante contrazione registrata nell’ultimo quinquennio.

Il tessile calzaturiero, invece, registra un ulteriore, brusco, decremento occupazionale (-6,09%), che riguarda esclusivamente il settore tessile-abbigliamento. Va sottolineato che il settore ha perso, negli ultimi 7 anni, oltre il 35% di occupati. La meccanica di produzione esprime valori negatiivi (-0,92%), rimarcando il momento di difficoltà per il comparto manifatturiero. Di segno decisamente negativo anche l’andamento occupazionale per il settore dei trasporti (-5,37%), che va ascritto esclusivamente al settore del trasporto merci (-7,27%).

Il settore dei servizi alla persona è tra quelli che, rispetto ad altri, denota una maggiore incidenza della contrazione dei consumi e della domanda interna. Il saldo è decisamente negativo (-7,61%), e a determinarlo concorrono sia i laboratori estetici (-1,25%) che,  soprattutto, le tinto-lavanderie (-16,67%) e il settore degli acconciatori (-7,26%). Per quanto riguarda i principali comuni e le principali aree territoriali della Provincia, si evidenzia un deciso decremento occupazionale per Ravenna (-4,92%), Cervia (-9,99%) e l’area lughese (-5,21%), mentre è di segno opposto l’andamento dell’area faentina (+9,88%).

Per il sesto anno consecutivo continua a contrarsi il numero di addetti extra nazionali occupati dalle piccole e medie imprese e dall’artigianato (-9,60%). Dal 2008 si registra una diminuzione di questa forza lavoro pari al 20%. Le nazionalità più rappresentative in termini di dipendenti extra nazionali sono, nell’ordine, quella rumena, albanese, marocchina, senegalese e moldava. Nonostante il marcato saldo negativo registrato a dicembre 2012, costruzioni, meccanica di produzione e trasporti si confermano come quelle attività che di più rispetto ad altre, assorbono manodopera extra nazionale.

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