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Eni chiude il cracking di Porto Marghera, i sindacati: "A rischio il futuro del petrolchimico ravennate"

"Il cracking di Marghera oggi produce infatti tutte le materie prime necessarie alle più importanti produzioni di polimeri ed intermedi"

Nei giorni scorsi la Regione ha incontrato i sindacati confederali e di categoria per discutere sui riflessi anche in Emilia-Romagna della chiusura dell'impianto Eni-Versalis di Porto Marghera. "Alla decisione unilaterale di Eni di chiudere la produzione del cracking, con le sue lavorazioni alla base della produzione di tutti i principali prodotti chimici, crediamo debba corrispondere una presa di posizione da parte del Governo per le ricadute nefaste che coinvolgeranno l’intero tessuto manifatturiero del nostro Paese - commentano le segreterie regionali Filctem-Cgil e Uiltec-Uil - Il cracking di Marghera oggi produce infatti tutte le materie prime necessarie alle più importanti produzioni di polimeri ed intermedi. Se si bloccano le sue attività si mettono a rischio il futuro dei petrolchimici a Ferrara, Ravenna, Mantova e della stessa Marghera. Il cracking oggi infatti invia le materie prime che produce a Ferrara e Mantova attraverso una pipe line che è una infrastruttura di trasporto estremamente sostenibile".

"Secondo Eni, le future forniture avverranno attraverso navi gasiere e treni merci. Un modo sicuramente meno efficiente, vincolato dalle norme giustamente decise dopo la tragedia di Viareggio e dalle difficoltà di approdo in laguna - continuano i sindacati - Un enorme passo indietro rispetto a qualunque politica di sicurezza, ambientale ed economica. Un passo indietro anche rispetto alle quantità e alla qualità delle materie prime così inviate con evidenti problemi e conseguenze per la continuità impiantistica degli impianti padani. Ma non solo: si metteranno in difficoltà tutte le lavorazioni dei trasformatori a valle. Intere filiere come quelle del distretto biomedicale, dell’automotive, della farmaceutica, del tessile, del packaging saranno in discussione. A catena, senza le produzioni primarie, si ridimensioneranno anche la ricerca verso materiali meno impattanti, perché è la storia di questa industria che i prodotti di nuova generazione vanno studiati e testati all’interno di un petrolchimico. Stiamo generando così le condizioni per consegnare di fatto ad altri un patrimonio, che si chiama chimica di base italiana".

"Sono anni che Eni minaccia la chiusura del cracking, ma sino ad ora alle richieste di un piano industriale finalmente credibile e serio, sono seguite solo promesse e un sostanziale nulla di fatto - proseguono i sindacalisti - Vogliamo una discussione per una volta costruttiva, con garanzie occupazionali ed industriali, che avvenga prima di qualunque atto unilaterale, perché dopo si tratterebbe solo di raccogliere i cocci e mettere delle toppe. Il Pnrr non include mai la parola “chimica”. È un peccato perché le competenze, le professionalità e la qualità della ricerca che si trovano nei nostri siti sono indispensabili se vogliamo ragionare realmente di innovazione e futuro industriale! Come abbiamo sottoscritto nel Patto per il lavoro e per il Clima, siamo per una giusta transizione, ma senza risorse, progetti ed investimenti non si va da nessuna parte. Questa lotta non può essere solo una lotta dei chimici ma deve includere tutti i settori industriali, perché quello che stiamo difendendo nei nostri stabilimenti, è tutto il futuro produttivo del paese. Sono migliaia di posti di lavoro, è la vocazione industriale della nostra Regione, è il futuro della ricerca e dello sviluppo!".

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