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Esportazioni, Ravenna seconda in regione per crescita: ma il Covid fa paura

La Camera di Commercio di Ravenna ha diffuso dati e analisi sulle esportazioni della provincia nel periodo gennaio-marzo 2020

La Camera di Commercio di Ravenna ha diffuso dati e analisi sulle esportazioni della provincia nel periodo gennaio-marzo 2020. Il primo trimestre del 2020, nel confronto con il corrispondente trimestre dell’anno passato, si chiude con un +1,5%; le esportazioni della provincia di Ravenna infatti, tra gennaio e marzo, sono salite a 1.121,6 milioni di euro, ma la performance positiva risulta in rallentamento, se confrontata con gli andamenti medi del 2017 (+11,9%), del 2018 (+9,9%) e del 2019 (+4,5%). La crescita contenuta riflette l'inizio del periodo di difficoltà dovuto all'emergenza sanitaria nazionale e mondiale legata al Coronavirus, al conseguente lockdown ed ai provvedimenti emanati per il distanziamento sociale, ma è anche il riflesso di un periodo che ha visto passare l’export ravennate dallo slancio del +11,1% di fine marzo 2019, alla flessione pari a -2,3% del quarto trimestre dello stesso anno.

Nel periodo in esame, con quasi l’1,01% dell’export italiano, Ravenna occupa il 33esimo posto nella graduatoria nazionale delle province esportatrici, avanzando di una posizione rispetto all’anno 2019. La dinamica dell’export ravennate ha fatto inoltre collocare ancora la nostra provincia nel gruppo di quelle che hanno fatto registrare le performance migliori. Nella graduatoria regionale, Ravenna si posiziona al sesto posto e 7,2% è la sua quota sull’esportazione complessiva regionale, in lieve aumento rispetto all’anno precedente. In Emilia-Romagna, solo Parma riesce a fare meglio, con un incremento pari a +9,2%; andamento positivo si rileva anche per la provincia di Bologna (+1,1%), mentre le altre province emiliano-romagnole registrano tutte performance negative. I dati Istat sulle esportazioni evidenziano inoltre una brusca inversione della forte tendenza espansiva delle vendite all’estero della regione Emilia-Romagna, trend positivo avviato da tempo e che aveva però già subito un rallentamento a fine 2019. L’andamento regionale ha fatto registrare una flessione pari a -2,4% ed è leggermente peggiore rispetto a quella riferita al complesso dell’export del nostro Paese, che ha subito un calo più contenuto (-1,9%), rispetto allo stesso trimestre del 2019.

Anche per questo primo scorcio dell’anno, l’Europa è stato il mercato fondamentale per le esportazioni della provincia di Ravenna, che rimangono fortemente concentrate verso l’Unione Europea (a 27 Paesi post-Brexit), destinazione che ha rappresentato il 57,8% del totale; ma la nuova realtà post-Brexit ha fatto registrare un calo del -1,8% delle esportazioni in ambito UE, semplice conseguenza dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione. Nell’analisi dei mercati di sbocco, seguono, a grande distanza, l’Europa non UE (14,1%), il Medio Oriente (8,8%), l’America settentrionale (6,6%) e l’Asia orientale (4,4%). Nell’area dell’Euro, tra i paesi più rilevanti si segnala la Germania, primo partner commerciale, che rimane il paese più importante per le imprese ravennati, assorbendo da solo il 12,6% delle esportazioni provinciali. Seguono Francia con il 9,1% e Spagna con il 5,9%. Sono proprio le vendite verso alcuni dei paesi dell’UE più rappresentativi per l'export ravennate a destare qualche preoccupazione per le loro dinamiche frequentemente caratterizzate dal segno negativo. Per i primi due mercati di sbocco in ambito dell’Unione, Germania e Francia, si registra rispettivamente un calo del -8% e del -4,2%; segno positivo invece per i traffici verso la Spagna (+1,1%).

Al di fuori dell’UE (post-Brexit), si segnala che è proseguita la rilevante crescita delle vendite verso il Regno Unito (+35,5%): tale paese rappresenta il terzo partner commerciale per le imprese esportatrici ravennati, verso il quale si è indirizzato il 7% dell’export complessivo provinciale. Di conseguenza, sono cresciute le esportazioni provinciali dirette verso i paesi europei non UE (post-Brexit), mettendo a segno un incremento a due cifre pari a +18,2%; in crescita anche quelle verso i mercati dell’America del nord con un ottimo incremento del +21,9%, verso l’Asia orientale (+7,7%), Oceania ed Africa settentrionale (rispettivamente con +78,6% e +14%), ma la frenata globale, condizionata dagli effetti economici che l'emergenza Covid-19 ha avuto sull'export mondiale e italiano nel mese di marzo, si è fatta sentire in quanto, al contrario, sono diminuite le esportazioni dirette verso le altre principali aree del resto del mondo. Tra le prime dieci destinazioni, i mercati che hanno offerto maggiori opportunità commerciali per la nostra provincia e che quindi hanno evidenziato gli incrementi più rilevanti, in termini relativi, sono stati, oltre la Gran Bretagna e Spagna, anche Stati Uniti (+8,6%), i Paesi Bassi (+28,6%) e Belgio (+21,4). Allargando l’analisi oltre i dieci principali paesi di destinazione, si segnala l’incremento dei traffici verso la Repubblica Ceca (+4,7), Croazia (+16,9%), Grecia (+1,7%), Russia (+9,3%) e l’impennata dei traffici diretti in Turchia (+51,4%).

Per la provincia di Ravenna, nel primo trimestre del 2020, il segno rosso non ha prevalso in tutti i settori analizzati ed alcuni hanno ottenuto incrementi di rilievo; il contributo alla crescita dell’export ravennate è dovuto, in termini di variazione percentuale, principalmente alle esportazioni dei prodotti in metallo (+40,9%), dei prodotti alimentari (+16,3%), dei macchinari e delle apparecchiature meccaniche (+13%) e del settore dei computer e prodotti di elettronica (+12,2%). Seguono, più distanziate, le esportazioni di bevande (+6,8%) e dei prodotti agricoli (+2,7%). Tra i settori di maggior specializzazione, si sono verificati gli aumenti più consistenti, con incrementi a due cifre, nell’export per i prodotti alimentari e per la vendita all’estero di macchinari e apparecchiature generici. In calo invece le apparecchiature elettriche (-8,6%), i prodotti della metallurgia (-7%) e le vendite all’estero di prodotti chimici (-0,2%); questi ultimi due settori, continuano a conservare comunque le due quote più importanti sul totale dell’export provinciale.

Ma le valutazioni sul breve periodo risultano difficili; i dati a livello provinciale escono solo con cadenza trimestrale, in quanto l’Istat non mette a disposizione un dato mensile se non a livello nazionale e proprio i dati a livello nazionale hanno fatto registrare un crollo delle esportazioni: solo nel mese di marzo, il calo dell’export italiano è stato pari al -13,5%, rispetto a marzo 2019. Gli equilibri già precari, ora sono stati stravolti dagli effetti dell’emergenza Covid-19 e dal conseguente blocco di tante attività produttive. Certamente l’emergenza ha influito sui dati locali, ma il timore è duplice: in prima battuta che il calo delle esportazioni nazionali possa riflettere anche un fattore di perdita di competitività rispetto al recente passato, legata soprattutto ad una situazione difficile per l’economia a livello globale; il secondo punto è che i dati che descriveranno il vero impatto dell’emergenza saranno quelli del prossimo breve/medio periodo. Il nostro “made in Italy” deve essere urgentemente sostenuto con politiche nazionali e locali a favore dell'internazionalizzazione.

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