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Gas, il ministro: "Rivedere il piano sulle trivelle". De Pascale: "Giusto aumentare la quota di estrazione nazionale"

"Dobbiamo perseguire da un lato la riduzione dell'uso totale del gas, e dall'altro, per quello che ci servirà ancora, usare sempre più gas da giacimenti nazionali. Mi impegno a fare questo". Lo ha detto al question time al Senato il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani

"Credo che sia necessario rivedere il Pitesai (la mappa delle zone idonee all'estrazione di idrocarburi, ndr) alla luce di quello che sta succedendo. Dobbiamo perseguire da un lato la riduzione dell'uso totale del gas, e dall'altro, per quello che ci servirà ancora, usare sempre più gas da giacimenti nazionali. Mi impegno a fare questo". Lo ha detto al question time al Senato il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. "Il paese deve essere indipendente dal punto di vista energetico - ha detto ancora il ministro - E' stato sbagliato passare da un 20% di gas nazionale nel 2000 a un 3-4% nel 2020, senza ridurre i consumi, ma solo importando di più".

"Accogliamo con grande fiducia le recenti dichiarazioni in Senato del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani rispetto alla necessità di usare sempre più gas da giacimenti nazionali, rivedendo il Pitesai, con il duplice obiettivo di rendere il nostro paese il più possibile indipendente da un punto di vista energetico, in particolare in questa situazione di emergenza, e di affrontare in maniera ragionevole e graduale la fase di transizione energetica verso l’auspicata totale decarbonizzazione - commenta il sindaco Michele de Pascale - I due concetti semplici che portiamo avanti da anni, consumare complessivamente meno gas e aumentare la quota di estrazione nazionale, porterebbero a ridurre considerevolmente le emissioni climalteranti, ridurrebbero il prezzo e ci renderebbero più liberi e sicuri".

"Ho avuto di recente l’occasione di incontrare insieme al presidente Bonaccini il ministro Cingolani al quale ho potuto illustrare la nostra proposta di strategia energetica complessiva che prevede l’attuazione di quattro punti: il rilancio della produzione nazionale in Adriatico, la collocazione di un’unità galleggiante per la rigassificazione da 5 miliardi, la concretizzazione in tempi brevi del Parco eolico/solare da 700 MW Agnes, la realizzazione di un sistema di Ccus - continua il primo cittadino ravennate - In quella sede dopo molti anni ho avuto la percezione che il Governo cominciasse a rendersi conto dell’importanza e dell’urgenza di mettere in atto una seria strategia energetica nazionale, scevra da ideologie, e anche dell’enorme potenziale e know-how presente a Ravenna in termini di sicurezza e transizione energetica. La posizione espressa dal ministro oggi me lo conferma e lascia sperare che per la prima volta dopo molto tempo si passerà dalle parole ai fatti in tema di energia".

Anche il Pri esprime soddisfazione per le dichiarazioni del Ministro Cingolani. "La grave crisi energetica che si è aperta a causa della guerra ha portato il Governo italiano a guardare all’hub energetico di Ravenna con rinnovato interesse e le dichiarazioni del ministro della Transizione Energetica, Roberto Cingolani, vanno nella direzione giusta, confermando le posizioni del Pri sul tema energia e salvaguardando la forte vocazione industriale che fa di Ravenna unna delle capitali mondiali del settore oli & gas, energia e cantieristica offshore - spiega il segretario provinciale Eugenio Fusignani - E allora va rivisto il Pitesai e vanno riprese le estrazioni di gas nazionali a partire da quello presente nell’alto Adriatico, è una battaglia in difesa degli interessi nazionali. Come repubblicani sono anni che denunciamo la completa assenza di una strategia nazionale sull'energia che affronti con rigore non solo i temi della sostenibilità ambientale ma, soprattutto, quelli della sostenibilità economica e della sicurezza negli approvvigionamenti energetici per garantire sviluppo e competitività. Molte le nostre prese di posizione in difesa delle estrazioni non come battaglia di retroguardia ma come garanzia di una corretta transizione che non penalizzi impresa, lavoro e sviluppo del Paese. Oggi a Ravenna ci sono tutte le condizioni ottimali: imprese, know-how, università e centri di ricerca capaci di affrontare con un approccio corretto i delicati temi dell’indipendenza energetica del Paese. Allora va bene pensare al modo di sganciarci dalle dipendenze russe, senza dimenticare le responsabilità di chi ha voluto legare i destini energetici del Paese alle forniture di Gazprom, chiudendo la produzione passando dal 20% del 2000 ma non è cambiando padrone che si risolvono i problemi. Per questo va bene pensare ai rigassificatori offshore (FSRU) ma occorre soprattutto rilanciare la produzione nazionale di gas naturale in alto adriatico ripartendo da quel 20% di gas nazionale che producevamo nel 2000 a fronte dell’attuale circa 4%. Il paese ha bisogno di avere garantito un adeguato approvvigionamento ma non è con i rigassificatori galleggianti a mare che si può pensare di realizzarlo. Per questo Ravenna non è semplicemente un luogo dove collocare un rigassificatore per fare comprensibilmente fronte a un'emergenza fortissima, ma deve essere Capitale dell’Energia e, dunque, il luogo strategico in cui pianificare e concretizzare una nuova strategia energetica nazionale".

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