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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia Faenza

Numeri in crescita per il Gruppo Cevico: export +21%

Crescono il patrimonio netto salito a 69 milioni di euro (+500.000 nell’esercizio), l’utile che è di 906.000 euro, e soprattutto l’export che ha raggiunto la cifra di 31 milioni di euro (+21%)

I DATI - I dati evidenziano il successo di un modello, quello cooperativo, che nel caso di Cevico associa oltre 5.000 viticoltori a conduzione diretta dei vigneti e che pone l’azienda lughese tra i primi player del vino a livello nazionale. Il tutto per un grande vigneto di 7000 ettari, con 1,4 milioni di quintali di uva lavorata. Il Gruppo Cevico opera su due stabilimenti di confezionamento (Lugo e Forli) a conduzione diretta, con un terzo a Reggio Emilia gestito dalla società Medici Ermete & Figli. La capacità diretta di stoccaggio è di oltre 750.000 ettolitri, mentre le associate “Le Romagnole” e “Cantina dei Colli Romagnole” operano su 18 cantine di vinificazione presenti in tutto l’asse Romagnolo. Ben 24 i marchi gestiti, di cui uno dedicato alle produzioni biologiche, con un imbottigliamento annuo che supera i 650 mila ettolitri di vino.

Nella seconda parte della giornata, sempre al Teatro Socjale di Piangipane, hanno partecipato Raffaele Borriello Direttore Generale Ismea, Riccardo Cotarella Presidente Assoenologi,  Paolo De Castro, coordinatore S&D Commissione Agri e arlamento europeo, Giovanni Luppi, presidente di Legacoop Agroalimentare, dialogando assieme a Ruenza Santandrea sul tema “Il vino tra marketing digitale e internazionale alla luce di brexit ed elezioni Usa”. Borriello ha evidenziato la necessità di fare sistema. “Di fronte al continuo calo dei consumi interni è sempre più necessario volgere lo sguardo all’export. Un ruolo fondamentale lo gioca la cooperazione che rappresenta il 68% della produzione vitivinicola nazionale”.

Concorda Cotarella che evidenzia i cinque fattori cardine per il prodotto vino: “Il successo del vino si basa su cinque parole chiave: fascino, territorio, qualità, marchio e persona. Tutte devono stare in rete”. Secondo De Castro “il vino costituisce l’eccellenza del Made in Italy agroalimentare che meglio incarna la sintesi tra tradizione e globalizzazione. Il vino è prima di tutto un prodotto frutto della tradizione, perché nella tradizione affonda le sue radici e le sue peculiarità”. Luppi ha sottolineato che “Cevico è un esempio virtuoso sia per i positivi dati di bilancio sia perché ha una visione del futuro e guarda al mercato con progetti nuovi. Tutto questo mettendo al centro il fattore umano che è il vero valore aggiunto della cooperazione. Ruenza Santandrea ha evidenziato come “l’impegno al sostegno dei prezzi nell’imbottigliato ha permesso una liquidazione ai soci che, pur in presenza di bassi prezzi dei vini sfusi, ha consentito un 15/20% più del mercato”.

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