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Economia

Imprese ravennati ancora in difficoltà: nel 2017 chiusa una ogni 3 giorni, i disoccupati sono 13mila

Da fine 2008 a fine 2017, il Registro Imprese registra un calo di 3.264 imprese, delle quali quasi il 50% sono imprese artigiane: si registrano risultati negativi per Ravenna (-0,77%), Faenza (-0,21%), Lugo (-2,03%) e Cervia (-2,67%)

Ravenna

A Ravenna, al 31 dicembre 2017, nel confronto con l’anno precedente, le imprese artigiane si sono ridotte di 111 unità (quasi una ogni tre giorni), pari all’1,04%, a indicare che sono le imprese di minore dimensione e di alcuni settori a tipica vocazione artigiana a subire le conseguenze peggiori del perpetuarsi della crisi. Rispetto all’intero tessuto produttivo provinciale, l’incidenza delle imprese artigiane passa dal 26,88% del 31 dicembre 2016 al 26,83% del 31 dicembre 2017. Ciò a fronte del fatto che - rispetto al decremento del Registro Imprese di 328 unità - le imprese artigiane sono diminuite di 111 unità, assestando per questo l’incidenza percentuale rispetto al Registro Imprese ai livelli registrati nell’ultima parte del 2002. Da fine 2008 a fine 2017, il Registro Imprese registra un calo di 3.264 imprese, delle quali quasi il 50% sono imprese artigiane. Da notare che il dato delle imprese artigiane registrate in Emilia-Romagna a fine 2017 è decisamente in linea con quello riscontrato su Ravenna (-1,07%). Rispetto al decremento dell’Albo, i comuni della provincia presentano dinamiche e performance decisamente simili. Tra i comuni principali, si registrano risultati negativi per Ravenna (-0,77%), Faenza (-0,21%), Lugo (-2,03%) e Cervia (-2,67%). Per quanto riguarda le aree territoriali, la Romagna Faentina segna un -0,31% e la Bassa Romagna un -1,38%.

Andamento Albo per settori

Relativamente alle Sezioni e alle Divisioni di attività si riscontrano, pur se quasi tutte caratterizzate da un andamento negativo, anche per il 2016, differenze nei trend che caratterizzano i diversi settori. L’agricoltura e l’industria alimentare (dati aggregati), rimangono sostanzialmente stabili (- 0,29%) rispetto al 2016, che aveva visto una crescita del comparto dopo la contrazione registrata nel 2015. L’elevata crescita occupazionale registrata nel settore ne conferma il buon stato di salute, probabilmente anche grazie al consolidarsi di una certa riscoperta delle tradizioni e una maggiore e premiante attenzione manifestata dai consumatori nei confronti dei prodotti di qualità del territorio. Il settore tessile-abbigliamento-calzaturiero registra una ulteriore contrazione e chiude a -1,99% rispetto al dato del 2016. Tale dato va contestualizzato nel ridimensionamento che ha caratterizzato il comparto nell’ultimo decennio. Indicativi, a tal proposito, i dati relativi al periodo 2008-2017, che riflettono un decremento di oltre il 25%. La meccanica di produzione vede un decremento delle imprese del settore pari al 3,27%, confermando i trend negativi che hanno caratterizzato i 4 anni precedenti (-3,00% al 31/12/2016; - 0,83% al 31/12/2015; -4,13% al 31/12/2014; -5,69% al 31/12/2013 e -4,43% al 31/12/2012). Tuttavia, la ripresa del fatturato nell’ultimo biennio e, soprattutto, i trend occupazionali positivi, suggeriscono una lettura diversa dei dati legati al Registro Imprese, ovvero una tendenza delle stesse a strutturarsi maggiormente per far fronte ai nuovi paradigmi della competitività, Per quanto concerne il settore del legno (industria e lavorazione del legno e fabbricazione di mobili), dopo i decrementi dell’ultimo quadriennio, si registra un’ulteriore contrazione pari al 3,53%. Questo settore è uno dei pochi che, nel corso del 2017, non ha visto incrementi sul piano del fatturato (-7,3%).

Ragionando per aggregati, il settore manifatturiero (agroalimentare, sistema moda, meccanica e legno/arredo) registra una diminuzione dell’1,92%. L’edilizia, vero traino della crescita dell’Albo delle Imprese Artigiane fino al 2008, prosegue la contrazione (-2,03%), confermando le forti difficoltà del settore. Dal 2008, il comparto ha “perso” oltre il 16% delle imprese registrate. Nell’ambito del comparto, segno meno per gli impiantisti elettrici ed elettronici (-4,02%), dove diminuisce soprattutto il numero delle imprese legate maggiormente all’edilizia, mentre per quelli idraulici il decremento è meno marcato (-0,70%), e la sostanziale “tenuta” è ascrivibile unicamente alla manutenzione di impianti di riscaldamento. Nel periodo 2008-2015, i due settori hanno registrato decrementi rispettivamente del 12,52% e del 4,71%. Per quanto concerne il settore dei trasporti, il 2017 si chiude con un decremento delle imprese iscritte all’Albo del 5,26%, da ascriversi esclusivamente al trasporto merci (90% delle imprese del settore). Oltre a tali dati inequivocabili, va evidenziata una ulteriore netta contrazione della redditività delle singole imprese dovuta principalmente dalla riduzione delle tariffe di trasporto riconosciute dal mercato, con ripercussioni pesanti sulla sopravvivenza delle stesse. Nella manutenzione e riparazione di auto e motoveicoli si registra una diminuzione dell’1,94%, che va a consolidare ulteriormente la contrazione in termini di imprese iscritte che caratterizza costantemente questo settore ormai da diversi anni, generato da un lato dalla crisi dei consumi privati che riducono gli interventi sul loro parco auto, non riparando i piccoli danni o evitando la manutenzione ordinaria del veicolo allo stretto necessario, e dall’altro dall’evoluzione tecnologica dei veicoli che impone una maggiore specializzazione con una conseguente concentrazione delle officine. Nell’ambito delle attività professionali, si registra un +2,01%, in controtendenza con quanto registrato nell’ultimo biennio. Per quanto riguarda i servizi alla persona, oltre a un ulteriore decremento delle tinto-lavanderie (- 2,11%), si registra un lievissimo decremento delle imprese di acconciatura (-0,28%), mentre le imprese di estetica continuano ad aumentare considerevolmente (+3,61%). Va ricordato che questi due settori caratterizzano il comparto per quasi l’85% delle imprese registrate nell’ambito dei servizi alla persona. A conferma della sempre maggiore tendenza delle imprese a strutturarsi in forme complesse di organizzazione, per quanto riguarda la forma giuridica, va segnalato il confermarsi del costante aumento delle Società di Capitale, aumentate nell’ultimo anno di una percentuale di poco inferiore al 6%, mentre le Società di Persone incidono sul totale imprese artigiane per quasi il 20%.

Occupazione

I dati relativi all’occupazione rilevati nel corso del 2017 evidenziano un incremento della forza lavoro del 4,66%. Da fine 2008, l’occupazione segna per la prima volta un risultato superiore rispetto a quello registrato pre-crisi (+2,90%). Questi dati si riferiscono a un campione rappresentativo di imprese artigiane e piccole imprese. Relativamente ai principali settori dell’economia artigiana, l’edilizia, vero traino della crescita occupazionale fino al 2007, conferma la crescita iniziata nel 2016, dopo la decrescita occupazionale registrata nell’ultimo quinquennio, evidenziando al 31 dicembre 2017 un incremento del 3,16%. Incremento occupazionale importante anche per il settore impianti (+2,94%). Tiene l’andamento occupazionale per le attività inerenti all’auto e moto-riparazione (+0,00%), dopo la sorprendente crescita di fine 2016, che era stata preceduta da una costante contrazione nel quinquennio precedente. Il tessile calzaturiero registra un incremento occupazionale (+12,75%). Va sottolineato che il settore ha perso, negli ultimi 10 anni, oltre il 40% di occupati. La meccanica di produzione esprime valori molto positivi (+4,70%). Questo incremento occupazionale, unito al decremento delle imprese registrate, può essere letto come una tendenza delle imprese più strutturate a continuare ad assumere addetti. L’agricoltura e l’industria alimentare (dati aggregati), registrano un forte incremento, pari al 23,73%, confermando il trend avviatosi nel 2016. Di segno decisamente positivo l’andamento occupazionale per il settore dei trasporti (+5,34%), che va ascritto sia al settore del trasporto merci, sia al trasporto persone. Va qui ricordato che il settore ha perso dal 2008 oltre il 10% della forza lavoro. Il settore dei servizi alla persona esprime un incremento sia per ciò che riguarda gli acconciatori (+11,95%), sia per gli estetisti (+10,91%).

Per quanto riguarda i principali comuni e le principali aree territoriali della provincia, si evidenzia un incremento occupazionale per Ravenna, per la Bassa Romagna e per la Romagna Faentina, mentre Cervia, rispetto al 31 dicembre 2016, registra un marcato decremento occupazionale. Dopo una contrazione consecutiva per sette anni, per il secondo terzo consecutivo cresce il numero di addetti extra nazionali occupati dalle piccole e medie imprese e dall’artigianato (+0,44%). Dal 2008 si registra una diminuzione di questa forza lavoro pari circa al 20%. Le nazionalità più rappresentative in termini di dipendenti extra nazionali sono nell’ordine quella rumena, albanese, marocchina, senegalese e moldava. Meccanica di produzione, trasporti e impiantistica, si confermano come quelle attività che di più, rispetto ad altre, assorbono manodopera extra nazionale, anche se è stata la prima a contribuire maggiormente all’incremento di dipendenti extra nazionali, soprattutto nell’ultimo biennio.

Credito e Investimenti

Altri importanti elementi di analisi per cogliere i segnali circa l’andamento dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa nella nostra provincia, si colgono dai dati resi disponibili dalla Banca d’Italia in merito al credito e agli investimenti. Nel corso del 2017 sono stati concessi in ambito provinciale finanziamenti alle imprese per un valore inferiore del 4,53% a quelli registrati al 31 dicembre 2016. Negli ultimi 5 anni si riscontra una diminuzione dei finanziamenti erogati di oltre il 18%. Le dinamiche del credito continuano ancora a risentire della debolezza della domanda di finanziamenti del settore produttivo. Elemento positivo è la crescita dei prestiti nel settore industriale, +3,9%, andamento a cui hanno probabilmente contribuito le misure di agevolazione fiscale sugli investimenti tecnologici contenute nel Piano Impresa 4.0. All’opposto si osserva una ulteriore caduta degli impieghi bancari destinati al settore dei servizi (-7,2%) e, soprattutto, a quello delle costruzioni (-19,3%), nonostante i timidi segnali di ripresa dell’edilizia e del mercato immobiliare. Possiamo, inoltre, affermare che, in merito all’operatività dei finanziamenti concessi, mentre nel 2008 i due terzi dei finanziamenti riguardavano investimenti produttivi (beni mobili/immobili strumentali) e un terzo concerneva la liquidità (linee correnti e consolidamento), nel corso degli anni la situazione si è ribaltata e nel 2017 assistiamo ai due terzi di richieste per liquidità aziendale e un terzo per investimenti, a conferma dello stato di difficoltà in cui versa ancora il Paese.

Fatturato

La Cna territoriale di Ravenna presenta anche per il 2017 i risultati di TrendER, osservatorio congiunturale della micro e piccola impresa promosso dalla Cna dell’Emilia-Romagna. TrendER è realizzato con la collaborazione metodologica della sede regionale Istat di Bologna. Il 2017 si chiude con una variazione positiva del 4,21%, riprendendo il trend che aveva caratterizzato il fatturato a fine 2015. Se si confrontano i dati di fine 2017 con quelli disponibili al 31/12/2008 si riscontra, comunque, un calo del fatturato superiore al 13%. Tutti i settori analizzati – seppure con dinamiche e proporzioni diverse – registrano un aumento del fatturato a fine 2017, anche se - meccanica e servizi alla persona a parte - tutti i settori sono lontani dal fatturato che avevano registrato nel 2008.

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