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L'Aife a Bruxelles per discutere di Carbon Farming: "Una tecnica per migliorare la fertilità del suolo"

"La rotazione colturale e la coltivazione delle leguminose in particolare come l’erba medica rappresentano la traduzione più corretta del concetto di Carbon Farming", spiega il presidente dell'Aife, associazione con sede a Ravenna

In attesa del 1 gennaio 2023, data in cui entrerà in vigore la nuova Pac (Politica agricola comune), a Bruxelles si sta già lavorando in vista di quella successiva legata al settennato 2028-2035. Tra i numerosi gruppi di lavoro avviati in cui si discute e ci si confronta per definire i futuri dossier applicativi, va annoverato quello sul Carbon Farming che vede la presenza di AIFE/Filiera Italiana Foraggi, associazione con sede a Ravenna che è presente in Belgio con il suo presidente, Gian Luca Bagnara.

Il Gruppo di lavoro della Rete rurale Europea sul Carbon Farming è partito da poche settimane e nel corso del suo primo incontro ha delineato le diverse realtà territoriali degli Stati membri. “In realtà la pratica agronomica del Carbon Farming è conosciuta da moltissimi anni – spiega Bagnara – e non può certo definirsi un’innovazione. Lo è invece la necessità di prendere coscienza delle nostre tradizioni agronomiche che sono esattamente quelle che, applicate correttamente, ci potranno permettere di migliorare la fertilità del suolo, condizione indispensabile per aumentare la produttività e la sicurezza alimentare”.

In questo contesto la rotazione colturale assume un ruolo determinante, ed è per questo che la presenza di AIFE/Filiera Italiana Foraggi al Tavolo di lavoro europeo sul Carbon Farming è importante. “Infatti la rotazione colturale e la coltivazione delle leguminose in particolare come l’erba medica  – spiega ancora Bagnara – rappresentano la traduzione più corretta del concetto di Carbon Farming. Se vogliamo parlare di sequestro di carbonio nel terreno, miglioramento della fertilità dei terreni, ridotto utilizzo di fertilizzanti chimici e minori fitopatie delle piante questa è la strada da seguire. Nella Pac in discussione per il settennato 2028-2035 il Carbon Farming verrà inserito come una vera e propria pratica agronomica a cui farà riferimento una normativa sulla tutela del suolo che al momento non esiste,  oltre a un sistema di certificazione europeo dei crediti di carbonio. Si tratta di un approccio nuovo, che deve affrancarci dal modo in cui la Pac è sempre stata utilizzata: uno strumento che compensava la mancata redditività da monocoltura. Basta chiedersi quali vantaggi tutto questo ha generato per capire quanto sia importante il cambio di passo che oggi dobbiamo e possiamo fare. Si tratta di una grande opportunità che una filiera come quella rappresentata da AIFE/Filiera Italiana Foraggi non intende vanificare”.

Il 9 giugno il gruppo di lavoro europeo sul Carbon Farming tornerà a riunirsi, questa volta in presenza, per portare avanti le fasi di un processo sicuramente complesso ma su cui si gioca molto del futuro agroalimentare del Vecchio Continente. L'Aife potrà portare “l’esperienza del progetto MediCarbonio – spiega ancora Gian Luca Bagnara – che è nel vivo del suo svolgimento. L’acronimo traduce alla perfezione il concetto di Carbon Farming: contabilizzazione delle emissioni e sequestri del carbonio nel processo produttivo del foraggio da prato di erba medica per valutarne il contributo alla mitigazione dei cambiamenti climatici. Il progetto, biennale, ha superato la metà della sua durata e al termine, grazie all’adesione di una quarantina di aziende nostre associate, fornirà i dati necessari per valutare correttamente l’impronta carbonica della coltivazione di erba medica e la relativa capacità di assorbimento nel terreno”.

Anche per il Carbon Farming si parla di Europa, ma come spesso accade al Tavolo di lavoro ogni Stato membro cercherà di portare avanti le sue istanze per trarne i maggiori vantaggi. Quali chance ha il nostro Paese di vedere riconosciute le sue? “Molte. Ma solo se si agisce come filiera – sottolinea ancora il presidente di Aife – Al momento sul tema del Carbon Farming spingono molto i Paesi del Nord Europa più in un’ottica di tutela ambientale che di miglioramento agricolo. Una visione legittima, ma che rischia di prevedere dei vincoli se non saremo in grado di agire come un sistema integrato, con un approccio che favorisca il confronto tra tutti i componenti della filiera. Non dimentichiamo che i dossier di oggi, destinati a diventare norme applicative domani, si costruiscono facendo lobby, contando ai Tavoli operativi. Se dovessimo lasciare la programmazione di questi documenti ad altri, rischieremmo ancora una volta di perdere una grande opportunità per il sistema agroalimentare italiano”.

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