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La disoccupazione supera quota 33mila nel ravennate

Denuncia Galeotti (Cgil): "I disoccupati sono aumentati arrivando a 33.022, se consideriamo che, nello stesso periodo, l’anno scorso risultavano 30.415 e l’anno prima a 27.281, si evidenzia che in due anni sono aumentati di 5.741 unità"

Idilio Galeotti, segretario del Nidil Cgil, denuncia una situazione sempre più grave sotto il profilo occupazionale in provincia di Ravenna: “Il disagio e la rabbia sono sempre più diffusi. I disoccupati sono aumentati arrivando a 33.022, se consideriamo che, nello stesso periodo, l’anno scorso risultavano 30.415 e l’anno prima a 27.281, si evidenzia che in due anni sono aumentati di 5.741 unità (negli ultimi due anni, quasi 6.000 persone hanno perso il lavoro o non riescono a trovarlo)”.

Galeotti sottolinea poi che le assunzioni complessive sono calate nell’ultimo anno di 3.968 unità e i lavoratori in somministrazione (avviamenti delle agenzie) sono passati da 14.449 a 8.314 con un calo del 42,46%: “Questo a significare che a fronte della crisi, le prime assunzioni che non si confermano, e/o che non si rinnovano, sono quelle dei contratti di lavoro precari. Quelli che attualmente, pur non gravando sull’azienda madre, garantivano il mantenimento di una certa produzione produttiva e lavorativa. Quotidianamente incontro tante persone che sono disperate. Faticano nel riuscire a tirare avanti e avere una vita dignitosa, dai giovani che pur di essere impegnati accettano condizioni di lavoro sottopagato a persone dai 40 anni in su che perdendo il lavoro, quando va bene, devono ripiegare sul lavoro nero. Tanti non trovano nulla e sono disperati. Vedo spesso persone che piangono e che non sanno cosa fare per dare quel minimo necessario per sostenere la famiglia, persone che mi dicono che a loro basterebbero 500 euro per pagare le bollette e quel minimo per mangiare. Ma pensiamo che debba essere questo il futuro per queste persone e dov’è la dignità del lavoro riportata nella nostra Costituzione come un pilastro per la democrazia del Paese?”.

Galeotti denuncia poi il fenomeno del lavoro sottopagato, con aree di grande sfruttamento: “Di questo se ne parla poco, ma vorrei portare un esempio significativo. In questi giorni sto affrontando la questione di lavoratori (circa 50) che lavorano in un call center a Ravenna con l’assunzione tramite contratti di collaborazione coordinata e continuativa. Questi lavoratori dopo essersi visti ridotto il contratto da 6 euro a 4,30 all’ora, si vedono trattenere in busta paga (tra l’atro non regolare) una cifra che va oltre il 60%. Il risultato finale risulta essere circa 70 ore di lavoro per un corrispettivo salariale di 120 euro mensili, poco più di 1,5 euro all’ora. Cioè un salario inferiore a quelli cinesi. Si tratta di un’azienda che avrebbe dovuto assumere questi lavoratori come dipendenti, in quanto sia per orari che devono rispettare, sia per i capi che hanno all’interno della struttura dove lavorano. Sono a tutti gli effetti lavoratori dipendenti e, invece, vengono trattati con arroganza e quando qualcuno si lamenta, c’è il licenziamento. Come Nidil Cgil stiamo affrontando la problematica cercando di fare valere i diritti dei lavoratori e il giusto riconoscimento contrattuale”.

Galeotti invita i politici a interrogarsi: “La politica si deve indignare e deve intervenire su queste che sono delle offese alle persone. Occorre parlarne e affrontare la situazione (se ne parla troppo poco), anche perché oramai i disoccupati e i precari risultano essere, anche per la nostra realtà, la prima categoria o raggruppamento di persone per dimensione e cittadini interessati. In questo contesto, se la politica non capisce che occorre un cambio radicale nei comportamenti e negli esempi che deve dare, ma soprattutto nel fare quotidiano e nel progettare un futuro condiviso e migliore, ho l’impressione che verrà spazzata via dalla rabbia dei tanti cittadini oggi in gravissima difficoltà. E lo dico in primis al centrosinistra nel quale mi riconosco come vicinanza politica. I recenti risultati elettorali hanno stravolto la politica tradizionale. Affrontare oggi  la situazione con un’analisi tradizionale, o non altrettanto nuova, porterà alla morte dei partiti che fino ad oggi hanno governato e o hanno fatto parte di un sistema che sta portando all’esasperazione i cittadini a livello nazionale, ma anche nella provincia di Ravenna. Ora è il momento di cambiare veramente, di aprirsi alla società. E’ il momento di ascoltare  le critiche, per poi mettersi insieme con entusiasmo e passione nel progettare un futuro che spazzi via il fare politica attraverso le burocrazie dei partiti e sappia ritrasmettere quella passione e entusiasmo che ci faccia sentire tutti coinvolti nel riprogettare un futuro migliore, partendo in primis dal recuperare chi oggi, per le tante ragioni che prima dicevo, è rimasto più indietro e soffre maggiormente questa situazione”.

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