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Economia Riolo Terme

La giovane allevatrice scende in piazza per dire stop alla guerra e all'aumento dei prezzi

Fabiana, indossando i propri indumenti e strumenti da lavoro, dalla tuta agli stivali, si è unita al coro dei giovani agricoltori che ha ribadito a gran voce la necessità di bloccare il conflitto per “fermare la pazza guerra dei prezzi”

Contro la guerra che fa perdere vite umane e mette in pericolo il futuro di una intera generazione nata dopo la caduta del muro di Berlino, i giovani agricoltori della Coldiretti hanno lasciato le campagne per far sentire la propria voce a sostegno dei colloqui di pace. Con trattori, mucche e campanacci, i giovani imprenditori agricoli hanno lanciato un forte messaggio di pace in occasione dell’apertura della Fieragricola di Verona segnata dallo sconvolgimento del mercato mondiale del cibo con il rischio della perdita del lavoro, della stabilità economica ma anche delle forniture alimentari e dell’inflazione che aumenta povertà e fame in Italia e nel mondo.

Tra la delegazione di giovani emiliano-romagnoli anche la giovane allevatrice ravennate Fabiana Monti che insieme alla madre Laura e alla sorella Angelica gestisce, sulle colline di Riolo Terme, il più grande allevamento di bovini di razza romagnola della provincia e l’unico di questa storica razza autoctona salvata dall’estinzione presente in Fiera a Verona. L’allevamento di Fabiana, come tante aziende zootecniche da nord a sud dello Stivale, è alle prese con rincari energetici che, spinti dal conflitto, stanno portando i costi di produzione nelle campagne ben oltre il livello della sostenibilità economica.

Insieme ai tantissimi colleghi giunti da tutta Italia, Fabiana, indossando i propri indumenti e strumenti da lavoro, dalla tuta agli stivali, si è unita al coro dei giovani agricoltori che ha ribadito a gran voce la necessità di bloccare il conflitto per “fermare la pazza guerra dei prezzi” lanciando poi l’accorato appello a “svuotare gli arsenali e riempiere i granai”, con le armi che sono tornate a sparare e i granai che sono svuotati con il rischio reale di scaffali deserti ma anche di speculazioni e carestie che nel passato hanno provocato tensioni sociali e politiche e flussi migratori.  In piazza con i giovani agricoltori anche il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, assieme alla delegata nazionale di Giovani Impresa Veronica Barbati.

La crisi ucraina non risparmia dunque neppure la parte più avanzata del settore agricolo, diventato di fatto il punto di riferimento importante per le nuove generazioni, tanto che nell’ultimo anno sono nate in media 17 nuove imprese giovani al giorno, secondo l’analisi Coldiretti-Divulga. Un cambiamento epocale che non accadeva dalla rivoluzione industriale con il mestiere della terra che è diventato – precisa la Coldiretti – la nuova strada del futuro per tanti ragazzi italiani, con le 55mila aziende guidate dagli under 35 che hanno una superficie superiore di oltre il 54% alla media, un fatturato più elevato del 75% della media e il 50% di occupati per azienda in più.

Un fenomeno che rischia ora di essere messo all’angolo dall’esplosione dei costi alimentata dalla guerra, con i giovani agricoltori costretti ad affrontare rincari dei prezzi fino al 50% per il gasolio necessario per le attività che comprendono l’estirpatura, la rullatura, la semina e la concimazione. Inoltre – continua Coldiretti – l’impennata del costo del gas e la scelta di Putin di imporre il divieto all’esportazione di nitrato di ammonio, prodotto fondamentale per la concimazione del grano, ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi di mangimi e fertilizzanti, con rincari fino al 170%. 

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