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Economia

La pandemia accresce i divari tra le imprese: "Il digitale è la leva per ridurli"

Come mostra un recente Rapporto dell’Ufficio Studi della Camera di commercio di Ravenna, l’utilizzo delle nuove tecnologie limita le differenze tra piccole e medio-grandi aziende

La pandemia ha accresciuto i divari territoriali, di genere, di età e fra i settori produttivi, ma il digitale è la leva per ridurli. Come mostra un recente Rapporto dell’Ufficio Studi della Camera di commercio di Ravenna, l’utilizzo delle nuove tecnologie limita le differenze tra piccole e medio-grandi aziende, contribuisce a sostenere la governance delle imprese manifatturiere a conduzione familiare, agevola il recupero delle aziende dei servizi, più tartassate dal Covid. Ma c’è ancora molta strada da fare: solo poco più del 25% delle imprese ravennati è a conoscenza del Piano Impresa 4.0 e, tra queste, l’8%, pur conoscendolo, comunque non investe. Per il resto, gli strumenti messi in campo e le grandi opportunità offerte dalle tecnologie non sono (ancora) all’ordine del giorno.

“In Italia la digitalizzazione vale fino a 7 punti di Pil, ma abbiamo ancora un ritardo enorme da colmare - ha sottolineato il commissario straordinario della Camera di commercio di Ravenna, Giorgio Guberti - Il Piano nazionale di ripresa e di resilienza rappresenta una occasione unica, però occorre coinvolgere attivamente il sistema delle imprese, a cominciare da quelle piccole e medie. La conoscenza è essenziale per permettere alle imprese di agganciare la quarta rivoluzione industriale. Gli imprenditori che hanno avviato processi di qualificazione e riqualificazione del personale impiegato mostrano, infatti, un livello più elevato di maturità digitale. Per questo occorre iniziare una nuova fase che incoraggi la formazione per disporre di figure qualificate capaci di cogliere appieno i vantaggi di tale importante trasformazione”.

Secondo i dati della Camera di commercio, il 70% delle micro e piccole imprese che ha avviato la svolta digital ritiene di poter raggiungere i livelli di produttività pre-Covid già nel 2022 (contro il 56% di quelle che ancora non hanno messo in campo investimenti nelle nuove tecnologie), allineandosi così alla quota di medio-grandi imprese che hanno la medesima previsione. Le imprese familiari hanno risentito particolarmente dei riflessi negativi della crisi pandemica e solo in 6 casi su 10 confidano in un recupero entro il 2022. Tra quelle che hanno investito nel digitale, però, la quota sale al 70%. Analoghi effetti positivi si riscontrano tra le imprese dei servizi: il 61% di quelle digitalizzate, infatti, ritiene di poter azzerare gli effetti dell’emergenza sanitaria entro il 2022, a fronte del 53% di quelle non digitalizzate.

Risultati incoraggianti che premiano l’impegno corale compiuto dalla Camera di commercio di Ravenna insieme alle Organizzazioni imprenditoriali, ai Centri di ricerca e all’Università per permettere a un numero crescente di imprese di cavalcare la quarta rivoluzione industriale. Del resto – fa sapere l’Ente di Viale Farini - anche quest’anno si registra un forte disallineamento tra domanda e offerta di lavoro in campo digitale. Lo sviluppo tecnologico sta incidendo anche sulle competenze richieste ai lavoratori: in futuro, nella nostra provincia, a oltre 9 profili su 10 sarà associata la richiesta di competenze 4.0. Ultime rifiniture, infine, per il nuovo bando della Camera di commercio “Impresa ecologica e digitale” volto ad incentivare programmi di innovazione e di investimento, presentati anche in forma aggregata, per lo sviluppo di piattaforme per l’e-commerce, smart working e soluzioni tecnologiche digitali ed energetiche di filiera.

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