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Economia

La petizione online di Confesercenti e Confcommercio: "Lasciate lavorare le nostre imprese"

I rappresentanti delle associazioni: "Riceviamo quotidianamente segnali di preoccupazione. Ed è sempre più diffusa la sensazione di essere di fronte a un accanimento verso tutto il settore del terziario"

La rabbia e la disperazione di molte imprese del territorio continuano a farsi sentire, così Confesercenti e Confcommercio della provincia di Ravenna lanciano una petizione online per convincere le Istituzioni a cambiare registro riguardo le aperture di negozi e locali. Ciò che chiedono le associazioni, nel rispetto delle misure di sicurezza in vigore, è che tutti i settori del commercio, dei pubblici esercizi e dei servizi alla persona possano rimanere aperti.

“Nel corso di questi mesi - commenta Monica Ciarapica, Presidente provinciale Confesercenti di Ravenna -, come Associazioni di rappresentanza delle piccole e medie imprese, non ci siamo mai sottratti alle nostre responsabilità ed abbiamo svolto un difficile ruolo di salvaguardia del tessuto economico e di capillare informazione verso le imprese del territorio, che in diverse occasioni hanno stentato a comprendere il senso delle decisioni messe in atto dal Governo. Particolare disappunto e disagio sono avvertiti a causa dei tempi di adozione dei provvedimenti, che non lasciano mai la possibilità di organizzare e programmare il lavoro di importanti settori dell’economia”.

“Molte attività stanno soffrendo questa situazione - prosegue Mauro Mambelli, Presidente Confcommercio provincia di Ravenna -: bar, ristoranti, tutto il mondo del turismo, dell'intrattenimento, della cultura, così come il commercio soprattutto nei settori non alimentare. Commercianti, sia in sede fissa che ambulanti, e grossisti che pur subendo danni economici enormi, per il solo fatto di poter continuare ad essere aperti, non beneficiano di alcun sostegno se non di sporadiche attenzioni. Inoltre i negozi di vicinato, i piccoli esercizi commerciali dei centri storici delle nostre città, sono stati desertificati dai vincoli della mobilità delle persone e dall’ utilizzo spinto dello smart-working. Tutto il settore dei fieristi e dello spettacolo viaggiante è fermo da mesi, il settore delle estetiste non lavora così come le palestre. Per non parlare delle gallerie e dei centri commerciali, i cui negozi sono costretti alla chiusura nei giorni potenzialmente più redditizi”.

"Come Associazioni al servizio delle imprese - concludono i rappresentanti di Confesercenti e Confcommercio -, riceviamo quotidianamente segnali di preoccupazione, esasperazione ed è sempre più diffusa la sensazione di essere di fronte ad un accanimento verso tutto il settore del terziario e dei servizi. Considerato l’andamento dei contagi, appare peraltro evidente che non vi sia una diretta correlazione tra la diffusione del virus e la frequentazione di queste attività. Ora basta, lasciate lavorare le nostre imprese!".

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