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Economia

"Lasciate lavorare le imprese", il flash mob di Confcommercio e Confesercenti in centro

"Molte attività stanno soffrendo questa situazione. Riceviamo quotidianamente segnali di preoccupazione ed esasperazione", denunciano le associazioni

Con un flash mob congiiunto di Confcommercio e Confesercenti provincia di Ravenna venerdì 29 gennaio è stato esposto lo striscione con la scritta “Ora Basta, lasciate lavorare le nostre imprese!”, un segnale per dare voce a tutta l’amarezza degli imprenditori del territorio. Lo striscione è stato posizionato sopra il portone di ingresso della sede di Confcommercio provincia di Ravenna in Via di Roma. 

Ovviamente per il rispetto delle misure di sicurezza solo 10 imprenditori hanno potuto prendere parte al flash mob, tra questi Mauro Mambelli e Monica Ciarapica rispettivamente Presidenti Confcommercio e Confesercenti della provincia di Ravenna. Un analogo striscione sarà esposto anche davanti alla sede di Confesercenti in Piazza Bernini. Lo slogan è lo stesso della petizione promossa precedentemente da Confcommercio e Confesercenti con la quale si chiede, nel rispetto delle misure di sicurezza in vigore, che tutti i settori del commercio, dei pubblici esercizi e dei servizi alla persona possano rimanere aperti.

Nella petizione che ha già raccolto 800 firme, le Associazioni di rappresentanza delle piccole e medie imprese lanciano un appello alle istituzioni perché "mai ci siamo mai sottratti alle nostre responsabilità ed abbiamo svolto un difficile ruolo di salvaguardia del tessuto economico e di capillare informazione verso le imprese del territorio, che in diverse occasioni hanno stentato a comprendere il senso delle decisioni messe in atto dal Governo. Particolare disappunto e disagio sono avvertiti a causa dei tempi di adozione dei provvedimenti, che non lasciano mai la possibilità di organizzare e programmare il lavoro di importanti settori dell’economia.

Molte attività stanno soffrendo questa situazione - affermano le associazioni -: pubblici esercizi (bar, ristoranti), tutto il mondo del turismo, dell'intrattenimento, della cultura, così come il commercio soprattutto nei settori non alimentare. Dettaglianti, sia in sede fissa che ambulanti, e grossisti che pur subendo danni economici enormi, per il solo fatto di poter continuare ad essere aperti, non beneficiano di alcun sostegno se non di sporadiche attenzioni.

Inoltre i negozi di vicinato, i piccoli esercizi commerciali dei centri storici delle nostre città, sono stati desertificati dai vincoli della mobilità delle persone e dall’ utilizzo spinto dello smart-working. Tutto il settore dei fieristi e dello spettacolo viaggiante è fermo da mesi, il settore delle estetiste non lavora così come le palestre. Per non parlare delle gallerie e dei centri commerciali, i cui negozi sono costretti alla chiusura nei giorni potenzialmente più redditizi.

Riceviamo quotidianamente segnali di preoccupazione ed esasperazione ed è sempre più diffusa la sensazione di essere di fronte ad un accanimento verso tutto il settore del terziario e dei servizi. Considerato l’andamento dei contagi, appare peraltro evidente che non vi sia una diretta correlazione tra la diffusione del virus e la frequentazione di queste attività.

Le considerazioni esposte - concludono le due associazioni - e la necessità di salvare un pezzo del patrimonio imprenditoriale di questo Paese devono convincere le Istituzioni a cambiare registro - sostengono Confcommercio e Confesercenti: nel rispetto delle misure di sicurezza varate, tutti i settori del commercio, dei pubblici esercizi e dei servizi alla persona devono poter rimanere aperti".

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