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Lavori stagionali, Cisl: "Preoccupazione per il massiccio ricorso ai voucher"

Le quote destinate ai lavoratori stranieri previste dal decreto flussi sono 490 per il 2014, 80 in meno di quelle previste nel 2013. Numeri che sono il frutto di un significativo cambiamento in questo settore

Un mercato in evoluzione, non sempre positiva per quel che riguarda le condizioni di lavoro. Sta cambiando il lavoro stagionale in provincia, tradizionale polmone occupazionale per chi è in cerca di una prima occupazione, di un lavoro estivo o è disoccupato. Sulla battigia quest’anno i turisti potrebbero trovare meno lavoratori stranieri. Infatti le quote destinate ai lavoratori stranieri previste dal decreto flussi sono 490 per il 2014, 80 in meno di quelle previste nel 2013. Numeri che sono il frutto di un significativo cambiamento in questo settore.

«L’anno scorso la graduatoria per i lavoratori stranieri non venne esaurita, caso unico negli ultimi anni, ed è per questo che in provincia sono stati assegnati meno permessi di soggiorno per lavoratori stagionali – spiega il segretario Cisl Romagna, responsabile dell’area di Ravenna Antonio Cinosi -. Questo può significare non solo che il lavoro sia di fatto diminuito, ma anche che gli italiani hanno ripreso a rivolgersi a questo settore alla ricerca di una fonte di reddito. E non è da escludere che tra essi ci siano anche dei cassaintegrati. Le condizioni di lavoro che dovranno accettare, tra l’altro, è probabile che non siano migliori di quelle alle quali venivano assunti gli stranieri negli ultimi anni, in un livellamento generale che sarà al ribasso». Rapporti di lavoro, in genere meno conflittuali e con una flessibilità oraria e una disponibilità pressoché totale: questo si troveranno sul piatto molti italiani che non hanno alternative per sostenere il reddito.

Due i cambiamenti che si stanno delineando per quel che riguarda le condizioni di lavoro proposte ai lavoratori: da un lato la probabile richiesta di meno ore complessive, distribuite però diversamente nell’arco della settimana, con una forte concentrazione nei week end e con una stagione sempre più breve rispetto a qualche anno fa, dall’altro il ricorso massiccio ai vaucher o al lavoro a chiamata, molto più svantaggioso sotto il profilo economico e previdenziale. «Se fino a qualche anno fa – esemplifica Cinosi –per chi veniva assunto, la stagione negli stabilimenti balneari poteva durare da maggio a settembre, ora, nei fatti, si riduce ai due mesi pieni di luglio e agosto, e anche in questi mesi non tutti impiegati per l’intera settimana. Sotto il profilo contrattuale, poi, i part-time sono sempre più rari e spesso nascondono una forma di lavoro grigio che in realtà tiene impegnati per l’intera giornata. Mentre negli stabilimenti e negli esercizi pubblici buona parte della forza lavoro è impiegata con voucher o contratti a chiamata, un fenomeno che si riduce sensibilmente nelle strutture ricettive». 

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