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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Mareterra 2013: per Legacoop serve un nuovo piano che unisca gli operatori

L'occasione per parlare del porto di Ravenna e delle scelte perché resti competitivo è venuta da Mareterra 2013 che è stato ospitato alla sala Cavalcoli della Camera di commercio

«Stringere rapporti stretti con il sistema produttivo di riferimento, cioè il retroporto costituito dal sistema produttivo emiliano e romagnolo, attrarre i grandi operatori internazionali grazie a una maggiore capacità promozionale e costruire una nuova alleanza tra gli scali dell’Alto Adriatico. Queste sono le priorità che il porto di Ravenna deve darsi a breve per rilanciare la propria competitività a livello internazionale. Per fare questo serve un nuovo piano che unisca tutti gli operatori in una strategia comune». Così Rudy Gatta, responsabile del settore trasporti di Legacoop Ravenna, ha sintetizzato le proposte dell’associazione di via Faentina per il rilancio della principale infrastruttura logistica del territorio.

Mareterra 2013, le foto del convegno (Rafotocronaca)

L’occasione per parlare del porto di Ravenna e delle scelte perché resti competitivo è venuta da Mareterra 2013 che è stato ospitato lunedì alla sala Cavalcoli della Camera di commercio: il presidente di Legacoop Ravenna Elio Gasperoni, nel suo intervento introduttivo ha insistito sul fatto che «se pensiamo a cosa serve al porto di Ravenna, al primo posto dobbiamo partire da una domanda: come possiamo riprenderci quote di mercato e ripristinare competitività per il Paese e Ravenna. Il porto è una delle condizioni indispensabili per lo sviluppo: serve quindi un disegno strategico che abbia come primo obiettivo stringere rapporti con il sistema produttivo dell’entroterra».

Salvatore Melluso di Scs ha illustrato lo studio con cui Legacoop ha analizzato in profondità lo scenario dei traffici internazionali, mettendolo in relazione con i punti di forza e debolezza del porto ravennate. «I 60 milioni di finanziamenti per i fondali sono un punto di partenza per concordare un piano industriale di sistema – così Melluso ha concluso la sua relazione – e per trovare un accordo a livello territoriale che permetta di ragionare con il nuovo Governo partendo da posizioni condivise. Ed è importante creare le condizioni imprenditoriali per favorire relazioni con i grandi operatori dei trasporti multimodali».

I temi messi in evidenza dai tre interventi che hanno illustrato le proposte di Legacoop Ravenna sono stati approfonditi in una tavola rotonda a cui hanno partecipato il sindaco di Fabrizio Matteucci, il presidente della Provincia Claudio Casadio, Gianfranco Bessi (Presidente CCIAA Ravenna), Galliano Di Marco (Presidente Autorità Portuale di Ravenna), Dario Foschini (Amministratore Delegato CMC), Alfredo Peri (Assessore Regione Emilia Romagna), Paolo Cattabiani (Presidente Legacoop Emilia Romagna) e Debora Serracchiani (Europarlamentare e membro della commissione trasporti dell’Ue).

L’europarlamentare Debora Serracchiani ha esordito spiegando che quello che sta succedendo in Europa modificherà gli input alle politiche del trasporto per tutti i Paesi membri. «L’obiettivo comune è fare ordine nel settore trasporti e logistica: questo significa decidere le nostre priorità, che debbono coincidere con quelle europee. Per fare un esempio, a mio parere 11 autorità portuali sono troppe e ne basterebbero 4 con compiti di area vasta. Insomma, per i prossimi 10 anni servirebbe una politica ‘kamikaze’, perché sappiamo che non possiamo tenere in piedi tutto. Personalmente ho grande fiducia nelle nostre prospettive, ma serve un paese diverso e per averlo dobbiamo cambiare le logiche di interesse localistico. I tempi dei particolarismi, dei localismi sono finiti».

Il presidente dell’Autorità portuale di Ravenna Galliano Di Marco, dal canto suo ha spiegato la situazione dell’iter per i 60 milioni di finanziamenti che servono all’approfondimento dei fondali. «La delibera Cipe non è stata ancora presentata: questo ci fa capire come il problema in Italia non sia la classe politica ma quella burocratica. Per questo uno dei progetti di cui andiamo più fieri è quello dello sportello unico, che permetterà di snellire le procedure burocratiche. Queste adesso prevedono per alcune tipologie di merci anche oltre 80 autorizzazioni. Tornando alle infrastrutture, per risolvere l’annoso problema della Romea, riproporremo a breve l’idea di realizzare la Cesena, Ravenna, Porto Garibaldi, che permetterà di bypassare la Romea: è un progetto fattibile, a differenza di quello dell’autostrada Ravenna Venezia».

L’assessore regionale Alfredo Peri ha posto l’attenzione sull’esigenza che «si realizzino associazioni di impresa fra operatori per gestire le piattaforme logistiche costruite dagli enti locali. Dobbiamo pensare a come mettere in relazione il sistema di retroporti delle regioni del centro nord rispetto ai sistemi infrastrutturali. Ed è ora di compiere scelte anche difficili ma necessarie, perché non è possibile realizzare tutto: Regione Province e Comuni debbono mettersi d’accordo per decidere le priorità ed insistere su queste».

L’amministratore delegato di Cmc, Dario Foschini ha focalizzato l’intervento sulle infrastrutture. «In questo momento dobbiamo puntare su obiettivi realizzabili in tempi ragionevoli. Stessa cosa a mio parere deve fare il porto: sforzarsi di sostenere le attività competitive, superando le posizioni di rendita costituite dalla gestione delle banchine, ampliando l’offerta del retroporto e mettendo a disposizione di chi porta sviluppo a Ravenna le aree disponibili». Anche il Sindaco, il presidente della Provincia e il presidente della Camera di commercio hanno inquadrato gli interventi sull’esigenza di fare sistema e di rendere più facile l’operatività delle imprese.

«Dobbiamo operare in modo più convincente, per mettere insieme, come sistema ravennate, un ciclo delle merci competitivo, proponendoci in modo più efficace per acquisire nuovi mercati», ha spiegato Fabrizio Matteucci, mentre per Claudio Casadio «esiste un tema che va affrontato alla radice, cioè il ruolo delle istituzioni di questo paese. La sburocratizzazione è ormai un problema ineludibile perché è inaccettabile che vi siano così tante norme che regolano i singoli settori». Anche Gianfranco Bessi ha confermato quanto grande sia il problema della lentezza della burocrazia, al punto che «oggi sarebbe impossibile fare quello che fece Luciano Cavalcoli 50 anni fa, cioè costruire il porto di Ravenna. Anche perché oggi nascono comitati del ‘no’ a ogni progetto che viene presentato».

Le conclusioni sono state affidate al presidente di Legacoop Emilia-Romagna Paolo Cattabiani, che si è soffermato sul tema più generale della crisi, confermando che «in Emilia Romagna non esiste un settore che possa dirsi in crescita. Siamo vicini all’esplosione della crisi sul lato sociale: ecco perché c’è una relazione fra la possibilità di fare partire grandi investimenti pubblici come spinta per uscire dalla crisi. Poi ci sono cose che dobbiamo fare noi imprese, sapendo che anche noi dobbiamo avere un acuto senso di come utilizzare le risorse. Perché non si può fare tutto. In sostanza, rendere migliore il Paese non spetta solo alla politica ma a tutti quanti hanno una responsabilità: quando c’è caos è più facile dire no invece che mettersi sulle spalle le responsabilità. Invece, e su questo il nostro movimento è impegnato come sempre, dobbiamo essere capaci di uscire dalla crisi con un Paese rinnovato».

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