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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Mercato delle pesche e nettarine, Pederzoli: "Ridare identità alle nostre produzioni"

Massimiliano Pederzoli interviene sulla campagna della frutta estiva in corso, soffermandosi in particolare sulle pesche e nettarine, croce e delizia della nostra agricoltura

Reduce dalla lunga giornata dedicata all’ortofrutta che ha colorato di ‘giallo Coldiretti’ l’Expo di Milano, il presidente provinciale dell’Organizzazione, Massimiliano Pederzoli, interviene sulla campagna della frutta estiva in corso, soffermandosi in particolare sulle pesche e nettarine, croce e delizia della nostra agricoltura. 

Presidente, come sta andando quest’anno?
“Bene per quanto riguarda albicocche e susine, per le pesche e nettarine, invece, le quotazioni sono fortemente insufficienti”. 

E dire che il clima…
“La situazione climatica è perfetta, propizia dal punto di vista colturale, grazie al caldo la qualità c’è e anche la conservabilità. Ma la nostra provincia ama vivere di paradossi. Quindi ci ritroviamo con pesche e nettarine ottime sotto il profilo qualitativo, con i magazzini vuoti, ma con prezzi irrisori riconosciuti alla produzione”. 

Siamo alle solite dunque? 
“Non si va da nessuna parte se le soluzioni restano sulla carta. Di quei documenti unitari firmati a suo tempo, mi domando, cosa è stato fatto? Dopo 10 anni ci ritroviamo con le stesse tematiche sul piatto: aggregazione, varietà adatte al mercato, promozione, internazionalizzazione”.

Ma cosa non funziona?
Anche quest’anno sento giustificare tale situazione con le motivazioni, o forse sarebbe meglio cominciare a chiamarle scuse, di sempre: troppa produzione al sud, prodotto straniero che diventa italiano, fatto questo reale per carità, peraltro da noi denunciato in momenti non sospetti ma sottovalutato soprattutto dal settore e, da ultimo, l’embargo russo.

E’ tempo di ripensare il comparto?
“Di certo è tempo di farsi delle domande. Noi, ad esempio, siamo capaci di influenzare il mercato con le nostre centrali cooperative? A mio avviso quello che sta accadendo ci dice il contrario e rende evidente che c’è un deficit strutturale. Siamo bravi nella tecnologia e nello stoccaggio, ma deboli sul mercato che riguarda un prodotto a cui, se non si ridà identità territoriale, finirà per essere considerato alla stregua di una commodity”. 

Che fare, dunque?
“Aberriamo qualsiasi discorso relativo ad una destrutturazione del comparto, si abbia piuttosto il coraggio di puntare sull’identificazione di un prodotto romagnolo che va ben promosso con le risorse che la Ue mette a disposizione e si aggreghino una volte per tutte le produzioni. E’ tempo di agire, questo il messaggio che abbiamo lanciato martedì ad Expo insieme a migliaia di agricoltori: va bene denunciare le speculazioni che inquinano la filiera, va benissimo promuovere la qualità delle nostre produzioni, ma occorre anche fare e fare bene, filosofia da cui muove il nostro nuovo progetto ‘Scendipianta’ che grazie alla partnership Fai-Conad accorcia la filiera premiando produttore e consumatore. Basta dunque con i piagnistei, basta con le scuse, diamoci una mossa e rilanciamo insieme l’intero comparto”. 
 

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