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Mercato del vino, Coldiretti: "Anche nel Ravennate è boom di importazioni dall'estero poco trasparenti"

Coldiretti Ravenna denuncia ''la scarsa se non nulla trasparenza dei flussi di vino e mosti che arrivano dall’estero, in particolare dalla Spagna, generando uno scorretto ribasso dei prezzi alla produzione e ‘inquinando’ quindi il mercato locale del vino, ecco che dal Vinitaly giungono ulteriori conferme''.

''Poca trasparenza all’interno del settore vitivinicolo, un settore che negli ultimi anni, oltre a scontare una forte contrazione dei consumi, è stato ‘inquinato’ da pratiche scorrette che hanno provocato pesanti ricadute reddituali lungo tutta la filiera, in particolare ai danni dei produttori agricoli''. Dopo che da mesi, anche in piena campagna, Coldiretti Ravenna denuncia ''la scarsa se non nulla trasparenza dei flussi di vino e mosti che arrivano dall’estero, in particolare dalla Spagna, generando uno scorretto ribasso dei prezzi alla produzione e ‘inquinando’ quindi il mercato locale del vino, ecco che dal Vinitaly giungono ulteriori conferme''.

Dai dati Istat presentati da Coldiretti alla più importante fiera internazionale del settore, emerge infatti come nel 2014 l’Italia ha toccato il record storico di import di vino, 278 milioni di chili, in aumento del 46 per cento dall’inizio della crisi del 2008. Di questo vino importato – commenta preoccupata Coldiretti - ben 228 milioni di chili (82 per cento) arriva sfuso in cisterne delle quali non si conosce la reale destinazione. La provenienza invece - sottolinea Coldiretti - è soprattutto spagnola (154 milioni di chili) e americana (47 milioni di chili).

“Occorre fare chiarezza sulle destinazioni finali di queste produzioni a chilometro illimitato - sottolinea il Presidente Coldiretti Ravenna Massimiliano Pederzoli – sia per evitare il rischio di frodi e inganni che per tutelare il lavoro di tantissimi agricoltori che producono con qualità e che, a causa di queste importazioni sospette, rischiano di non coprire nemmeno i costi di produzione”. Proprio al Vinitaly l’Osservatorio sulla criminalità in agricoltura promosso dalla Coldiretti e guidato dall’ex procuratore Giancarlo Caselli, ha puntato il dito sul pericolo di inganni che si nasconde dietro la mancanza di trasparenza nell’importazione massiccia di materie prime agricole.

Il timore è che un quantitativo elevato venga probabilmente imbottigliato in Italia e senza una adeguata tracciabilità finisca - continua la Coldiretti - per fare concorrenza sleale ai nostri produttori ingannando i consumatori. “Per questo - sostiene Pederzoli - occorre rendere pubblici i nomi delle aziende che importano vino sfuso per consentire ai consumatori piena libertà di scelta. Si tratta di togliere il segreto di Stato sui flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero al fine di contrastare le aggressioni e salvare il Made in Italy. Finora, infatti, una complessa normativa doganale ha impedito l’accessibilità dei dati senza significative ragioni legate alla tutela della riservatezza, ma in un momento tanto difficile per l’economia – conclude Pederzoli – è tempo di portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza”.

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