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Economia

Metalmeccanici, giovedì si fermano le tute blu della Fiom

Lo sciopero si articolerà per l'intera giornata di lavoro e prevede lo svolgimento della manifestazione regionale "Diritti al lavoro" che partirà alle 9 da piazza di Porta Sargozza

Giovedì si svolgerà uno sciopero generale indetto dai metalmeccanici della Fiom Cgil dell’Emilia Romagna. Lo sciopero si articolerà per l’intera giornata di lavoro e prevede lo svolgimento della manifestazione regionale “Diritti al lavoro” che partirà alle 9 da piazza di Porta Sargozza per poi giungere alle 12,30 in piazza Ravegnana, dove è previsto l’intervento di Bruno Papignani, segretario generale della Fiom Emilia Romagna.

La Fiom Cgil di Ravenna ha organizzato diversi pullman per raggiungere il capoluogo regionale; partenza previste da Ravenna (alle ore 7,30 dal Cinemacity), da Faenza (alle 7,30 dal piazzale Iemca) e da Lugo (alle 7,15 da piazza XIII Giugno). Le tute blu tornano in piazza per protestare "contro le politiche del Governo e in modo particolare per provare a fermare l'accordo separato sul rinnovo del contratto nazionale, che Federmeccanica si appresta a fare con sindacati di minoranza come Fim e Uilm e con altri che non raggiungono nemmeno il 5% di rappresentanza, come vorrebbe l'accordo del 28 giugno 2011. Il tutto escludendo a priori la Fiom-Cgil dalla partecipazione alla trattativa. Un attacco ai principi costituzionali che consegnano ai lavoratori la libertà di farsi rappresentare da chi vogliono e non da chi altri cercano di imporgli".

La Fiom, si legge in una nota del sindacato, "ha avanzato alla controparte specifiche proposte per provare a dare soluzioni alle drammatiche condizioni che stanno attraversando i lavoratori; ma sono rimaste inascoltate. C'è il rischio reale che nei prossimi giorni si sottoscriva un accordo che vede la riduzione dei diritti dei lavoratori in cambio di un incremento salariale, portando l'estensione del modello Fiat a tutti i lavoratori del settore. In pratica, anziché pretendere la possibilità di intervenire sui problemi di carattere organizzativo, si lascia mano libera all'azienda in cambio di denaro.
Dopo quello del 2009 un ulteriore contratto nazionale separato e soprattutto fatto con l'esclusione della Fiom dal tavolo delle trattative, chiamerà alle proprie responsabilità i firmatari ma pone anche il  problema della democrazia nei luoghi di lavoro ai partiti politici".

“In questi giorni - commenta Milco Cassani, segretario provinciale della Fiom Cgil - i media hanno concentrato la loro attenzione su un importante evento democratico e di coinvolgimento dei cittadini per scegliere il candidato a presidente del Consiglio del centrosinistra. Ho sentito più volte il segretario del Pd  Bersani descrivere questa iniziativa come una grande festa. Sono d'accordo con lui, d'altronde sarebbe difficile pensarla diversamente. Voglio sperare, però, che la pensi allo stesso modo anche quando i lavoratori vorrebbero il loro giorno di festa nel poter votare i propri contratti e non subirli perchè qualcun altro ha deciso per loro. Se non c'è democrazia nei luoghi di lavoro anche il paese è meno democratico. Credo sia sempre più necessario un intervento legislativo sulla rappresentanza nei luoghi di lavoro".

"Proprio l'assenza di regole – aggiunge Cassani - ha favorito l'accordo sulla produttività appena sottoscritto da Governo, imprese e sindacati a esclusione della Cgil. Un accordo che tende a superare le leggi e lo Statuto dei lavoratori, cancella il contratto nazionale collettivo, autorizza il demansionamento, l'utilizzo delle telecamere e  aumenta gli orari di lavoro. La Fiom ritiene grave il fatto che altre organizzazioni firmino accordi  senza alcun mandato da parte dei lavoratori. La chiamano produttività ma cancellano i diritti e riducono i salari. Cisl e Uil con Governo e Confindustria, hanno sottoscritto ulteriori regole sul sistema contrattuale che riducono il salario e mettono in discussione i diritti contrabbandandole come rilancio della competitività e produttività del sistema industriale italiano”.
 

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