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"Patronati, più servizi e meno rimborsi": la denuncia della Cisl. Nel 2013 presentate 14.344 pratiche

Nel 2013, il patronato Inas-Cisl della provincia di Ravenna ha completato 14.344 pratiche, “nella maggior parte dei casi si tratta di richieste di indennità di maternità, assegni famigliari e Aspi e mini Aspi appunto", spiega il responsabile del servizio Claudio Cavina

Il copione è sempre lo stesso: si cambia la normativa ma senza  risorse aggiuntive per supportarla, Inps ed enti pubblici non riescono più ad erogare i servizi ai cittadini, li si affida allora a Caf e patronati e nel frattempo però si tagliano a questi organismi convenzioni e finanziamenti. È successo ancora una volta. Con la modifica della normative per la richiesta dell’indennità di disoccupazione, la domanda di Aspi e mini-Aspi va presentata (o meglio conviene presentarla) all’Inps immediatamente dopo la fine del rapporto di lavoro stagionale e non (la mini-Aspi, ad esempio, dà diritto ad un sussidio giornaliero per la metà del periodo lavorato a patto che, entro 68 giorni dalla fine del rapporto, si dimostri di avere una contribuzione di almeno 13 settimane nell’anno mobile precedente e questo meccanismo fa sì che se si trova un impiego, si perde di fatto il diritto ad una parte dell’indennità o addirittura a tutta).

“Nel settembre scorso, alla fine della stagione balneare, in tutti i territori della costa romagnola questo nuovo sistema ha comportato lunghe file ai centri per l’impiego di persone che volevano depositare la cosiddetta did (dichiarazione immediate di disponibilità all’impiego) per poi andare ai patronati per fare la domanda  di mini-Aspi o Aspi– chiarisce la segreteria della  Cisl Romagna –. A Cesenatico è stato addirittura necessario chiamare le forze dell’ordine”. Tra agosto e novembre 2013, nel solo centro per l'impiego di Ravenna, sono stati 11.265 i lavoratori ricevuti  per fare la did.

Da quest’anno, grazie ad un accordo tra patronati e Provincia la procedura cambierà: saranno i patronati ad accogliere la did, assieme alla domanda di Aspi e mini Aspi e saranno sempre loro a fissare per i centri per l’impiego della provincia gli appuntamenti per la sottoscrizione del patto di servizio necessario al perfezionamento della pratica. “Soluzione comprensibile – continua la segreteria - perché per la did i lavoratori sarebbero comunque passati dai patronati, ma ancora una volta a fronte di tagli a convenzioni e finanziamenti a livello nazionale (è di meno di due anni fa la riduzione del 25% dei rimborsi per i servizi Caf), a livello locale si chiedono sempre più servizi, gratuiti. Pare che uno Stato, sempre più incapace di garantire servizi, li scarichi a chi li può fornire a costi irrisori ai cittadini, se non addirittura gratuitamente. Ma il giochino non può funzionare così a lungo. Quando si tratta di tagliare per reperire risorse, si parte sempre da Caf e Patronato. Quando si tratta di chiedere aiuto ci si rivolge sempre agli stessi. Un modo molto singolare di concepire la razionalizzazione della spesa ”.

Nel 2013, il patronato Inas-Cisl della provincia di Ravenna ha completato 14.344 pratiche, “nella maggior parte dei casi si tratta di richieste di indennità di maternità, assegni famigliari e Aspi e mini Aspi appunto – spiega il responsabile del servizio  Claudio Cavina -. Tra il 2009 e il 2013 le richieste di disoccupazione in provincia sono praticamente raddoppiate (da 1375 alle attuali 2600) e quelle di mobilità quintuplicate (da 19 a 105)”. All’Inas, oltre alla disoccupazione, è possibile trovare assistenza per malattie professionali, infortunii,  pensioni, invalidità civili e assegni famigliari. E solo un terzo del costo dei servizi è coperto dal fondo patronati che i lavoratori corrispondono all’Inps. Di quel fondo, tra l’altro, una parte sempre più limitata finisce nelle casse dei patronati stessi e il disegno di spending review del Governo vuole ulteriormente ridurla. Le restanti risorse necessarie per garantire le prestazioni vengono finanziate dalla Cisl. Il rischio però è quello di non poter più assicurare gli stessi servizi ai cittadini, o certamente non  alle stesse condizioni".    
 

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