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Acmar e piano di risanamento, i sindacati: "Mancano risposte a tante domande"

Le organizzazione sindacali ricordano che "è dal 25 febbraio scorso che chiediamo di conoscere in concreto in cosa consista il progetto di rilancio della cooperativa, ma, anche dopo il deposito del piano concordatario in tribunale, non abbiamo ricevuto risposte dettagliate".

"Mancano risposte a tante domande". Filca Cisl, Feneal Uil e Fillea Cgil tornano a dibattere sulla questione della cooperativa Acmar dopo la scadenza, avvenuta il 25 settembre scorso, dei termini previsti dalla normativa per la presentazione del piano di risanamento. Le organizzazione sindacali ricordano che "è dal 25 febbraio scorso che chiediamo di conoscere in concreto in cosa consista il progetto di rilancio della cooperativa, ma, anche dopo il deposito del piano concordatario in tribunale, non abbiamo ricevuto risposte dettagliate".

Proseguono Cgil, Cisl e Uil: "Subito dopo la richiesta di concordato in bianco le dichiarazioni della dirigenza prospettavano la chiusura in tempi celeri attraverso “l'accordo con le banche” e la ristrutturazione del debito mentre solo dopo 7 mesi si è arrivati al deposito di un piano concordatario in continuità. Questa situazione non fa che aumentare la nostra preoccupazione per gli attuali 290 lavoratori che occupa la cooperativa e per l'eventuale perdita di una realtà storica per la città. Tutto questo nel contesto della crisi del settore edile i cui effetti nella nostra provincia sono stati drammatici senza che ad oggi si veda alcun accenno di ripresa. Mancano risposte a tante domande".

"Su questa vicenda e sui disoccupati del settore edile sembra calato un silenzio assordante - osservano i sindacati -. Alle varie forze politiche e a tutti quelli che si candidano a governare la città chiediamo un interessamento attivo e fatti per il futuro industriale di Acmar e più in generale per politiche di rilancio di tutto il settore. Appaiono estemporanee e non rispondenti alla realtà le dichiarazioni ai giornali da parte di Acmar che descrivono una situazione di normalità con rosee aspettative sulle attività. Nella realtà molti lavoratori continuano, ormai da più di tre anni, un percorso di ammortizzatori sociali con cassa integrazione e contratti di solidarietà; un percorso che sembra fatalmente orientato verso la riduzione del personale, anche di soci lavoratori".

"Il settore edile e il nostro territorio non possono permettersi la perdita di questa storica realtà industriale e la perdita di altri posti di lavoro, come organizzazioni sindacali per il ruolo sociale che vogliamo avere non ci rassegniamo a questa ipotesi e speriamo che anche gli altri soggetti sociali e le istituzioni si muovano in questo senso", concludono.

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