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Economia

Più imprese 'nate' che chiuse per la prima volta in 9 anni: "Ma non siamo ancora ai valori pre-pandemia"

E' quanto emerge dall'analisi sulla natalità e mortalità delle imprese realizzata dall’Osservatorio dell’economia dell’Ente di Viale Farini, sui dati del Registro delle imprese

“Dopo nove anni di segno meno, il 2021 si chiude con un saldo positivo tra iscrizioni e cancellazioni delle imprese; segnale favorevole da leggere comunque con cautela perché condizionato dalla situazione sanitaria. Viviamo un tempo messo a dura prova dalla pandemia, che ha fatto crescere la povertà e ampliato le diseguaglianze. Quanto gli imprenditori fanno è prezioso anche su questo fronte: nell'essere un antidoto nei momenti di crisi”. Così Giorgio Guberti, commissario straordinario della Camera di commercio di Ravenna, a commento dell’analisi sulla natalità e mortalità delle imprese realizzata dall’Osservatorio dell’economia dell’Ente di Viale Farini, sui dati del Registro delle imprese.

Il 2021 – sottolinea la Camera di commercio - si è chiuso con un ritrovato slancio delle attività imprenditoriali che, tra gennaio e dicembre, hanno fatto registrare 1.857 nuove iscrizioni (quasi il 14% in più rispetto all’anno precedente). Dopo la frenata imposta nel 2020 dal lockdown e dalla fase acuta dell’emergenza Covid, il rimbalzo della natalità non ha però coinciso con un pieno recupero del dato pre-pandemia, mantenendo un gap di circa 78 aperture in meno rispetto al 2019 (- 4% in termini di variazione percentuale) e di 386 in meno rispetto alla media del decennio ante-Covid. Le 1.755 cessazioni volontarie di attività, rilevate tra gennaio e dicembre dello scorso anno, costituiscono il valore più basso degli ultimi dodici anni, persino più contenuto di quello già record registrato nel 2020, seppur condizionate da un effetto “surplace” (o di “temporeggiamento”) causato dalle sospensioni o restrizioni all’esercizio di diverse tipologie di attività. Il saldo netto annuale è quindi positivo e pari a +102 unità, anche se in parte influenzato dagli effetti della congiuntura sanitaria. A fine dicembre 2021, lo stock complessivo delle imprese registrate a Ravenna ammontava a 38.389 unità e si registra un tasso di crescita relativa, rispetto all’anno della piena pandemia, pari a +0,27% (+0,76% mediamente in Emilia-Romagna e +1,42% in Italia).

“Stiamo vivendo –- ha concluso Guberti - una importante fase di cambiamento, dopo un lungo e sofferto periodo di crisi, con gravissimi effetti in termini di perdita di capacità produttiva e di occupazione. La scarsità delle materie prime e il rincaro dell’energia hanno avuto e stanno avendo effetti molto pesanti sul tessuto delle nostre imprese. Dobbiamo sostenere la ripresa della produzione del gas nazionale e puntare ad essere un esempio virtuoso della transizione ecologica, sostenendo le nuove esigenze che si sono attivate, di sostegno alla competitività, di rappresentanza degli interessi, di redistribuzione delle risorse e di più equa gestione dei beni comuni".

Per le forme giuridiche, il maggior contributo all’andamento viene ancora una volta dalle società di capitali, con un tasso positivo pari a +3% (rispetto al 2020, con saldo netto fra iscrizioni e cancellazioni pari a +248), migliore anche del risultato dell’anno pre-covid, quando la crescita fu pari a +2,2%. Piccola crescita anche per le altre forme (+0,2), mentre diminuiscono le società di persona (-1,8%); praticamente stabili le imprese individuali. Dal punto di vista delle dinamiche settoriali, crescono l’edilizia (+144 il saldo totale dello stock rispetto al 2020), il cui trend risente positivamente della performance dell’artigianato (+107 unità) ed è il comparto che cresce di più. In aumento anche il complesso dei servizi orientati alle imprese (+143), di cui +64 unità per le attività immobiliari, +34 per quelli professionali e scientifiche, +35 per il noleggio, agenzie-viaggio e servizi di supporto e +10 aziende nel campo dell’ICT.

Segno più anche per il credito (+3 unità). Grazie in particolare alla stagione estiva, che ha rallentato parzialmente la crisi epidemiologica, e grazie anche alla correlata ripresa del turismo, mostrano segnali di dinamismo anche le attività di alloggio e ristorazione (+31). I servizi alle persone crescono complessivamente di 4 unità: in positivo sanità (+2), le altre attività di servizio (+1) e istruzione (+2). In termini assoluti, saldi negativi si registrano in agricoltura (-147 aziende) e si tratta di una tendenza di fondo in atto da anni e che solo saltuariamente rallenta, e, a seguire, nel trasporto e magazzinaggio (-49), settore particolarmente colpito dalle conseguenze negative legate al covid; infine nel commercio (-35 unità commerciali, contro il -144 del 2020), coinvolgendo sia l’ingrosso (-19) che il dettaglio (-16), e nelle attività artistiche e di intrattenimento (-1). Stabile l’industria in senso stretto, di cui anche la manifattura.

Le imprese giovanili rappresentano il 25,7% del totale delle iscrizioni e solo il 9,6% delle chiusure complessive ed aumentano la loro consistenza passando dalle 2.431 unità del 2020 alle attuali 2.446 (15 aziende giovanili in più, a fronte della pesante riduzione registrata nell’anno precedente pari a -140). Il saldo netto annuale della movimentazione è largamente positivo (+309); in crescita il tasso di variazione relativo (+12,7% ed era il +7,5% nel 2020 e +9,5% nel 2019). Anche per le imprese femminili nel 2021 il saldo della movimentazione tra aperture e chiusure risulta positivo (+33) ed in miglioramento rispetto al dato negativo del 2020 e del 2019 (quando era rispettivamente -67 e -11); la loro quota sul totale delle imprese si assesta sul 21%, posizionandosi tra quanto rilevato in Emilia-Romagna (20,9%) ed in Italia (22,1%).  Per le imprese straniere la differenza tra aperture e chiusure, sempre positiva (+202 unità), risulta più alta rispetto al dato del precedente anno (+99) ed anche rispetto al 2019 (era +115), con aumenti più significativi tra le nuove iscrizioni (+22,9%) ed un calo delle chiusure volontarie pari a -10,4% rispetto al 2020. Progredisce il tasso di crescita annuale (+4,3% contro il +2,2 ed il +2,5% del 2020 e del 2019). Nel tempo inoltre è aumentata la loro incidenza ed in provincia di Ravenna, sul totale delle imprese registrate, il 12,7% è gestito da stranieri.

Anche il settore artigiano mostra segnali di contenimento della crisi e registra un tasso di crescita annuale positivo (pari a +0,67%, rispetto al 2020, e migliore dell’andamento complessivo delle imprese) ed ha chiuso l’anno 2021 con un saldo attivo di 68 imprese (675 le iscrizioni di nuove imprese artigiane contro 607 cessazioni volontarie, da gennaio a dicembre), mentre l’anno precedente c’era stata una riduzione pari a -128 unità. A sostenere il comparto artigiano è l’edilizia (+107 il saldo totale dello stock rispetto al 2020); seguono le attività dei servizi (+2), ma grazie solo a quelle dedicate alle aziende (+11) in particolare noleggio, agenzie di viaggio, servizi vari di supporto alle imprese (+9 unità), e le attività artigiane agricole (+2). In positivo ma con saldi più contenuti anche le imprese artigiane dei servizi immobiliari, delle attività professionali/tecniche e quelle artistiche, sportive e di intrattenimento. In rosso rimangono la logistica (-30), le altre attività di servizi (-10), la attività artigianali manifatturiere (-6), il commercio (-7) e le attività connesse al turismo (-3). Aumentano anche le unità locali diverse dalle sedi (nel 2021, +208 unità-locali), raggiungendo il valore di 9.674, di cui più della metà ha sede in provincia. Le unità locali con sede in provincia in termini relativi, rispetto al 2020, aumentano del +2%; quelle con sede fuori provincia +2,4%.

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