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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Il 2012 più difficile dall'inizio della crisi: persi 1000 posti di lavoro

Dai dati in possesso del Centro studi e ricerche della Camera del lavoro di Ravenna emerge che il 2012 è stato un anno difficile per le attività produttive e di servizio della provincia di Ravenna

Dai dati in possesso del Centro studi e ricerche della Camera del lavoro di Ravenna emerge che il 2012 è stato un anno difficile per le attività produttive e di servizio della provincia di Ravenna, forse il più difficile dall'inizio della crisi, ormai pienamente riconosciuta sia sul piano globale che quello locale. “Nel 2012 – commenta il segretario provinciale della Cgil, Costantino Ricci – il Pil provinciale ha subito una flessione del 2,7%".

"Il dato rispecchia una situazione di grande difficoltà del nostro territorio; la piccola boccata d’ossigeno registrata nel 2011, dove comunque erano rimaste tali tante situazioni fortemente negative, è dunque soltanto un ricordo - prosegue Ricci -. La crisi è tornata ai livelli degli anni peggiori e registriamo un utilizzo della cassa integrazione sempre più intenso. L’analisi non può ignorare l’emorragia occupazionale. I dati in possesso del nostro Osservatorio mostrano che nel solo 2012 i posti di lavoro persi sono stati circa un migliaio. Ma si tratta solo di una piccola parte di quanto sta avvenendo, poiché i nostri dati sono rappresentativi solo di una percentuale del fenomeno”.

In merito all’attuale congiuntura sul profilo occupazionale, Costantino Ricci fa riferimento ai dati provinciali dell’Inps che mostrano un pericoloso incremento delle domande di disoccupazione: “Nel 2010 erano state 10.212, nel 2011 sono arrivate a 10.565 mentre il 2012 ha fatto registrare 15.274 domande; ovvero il 44,6% in più dell’anno precedente. La Cgil continua a insistere sul fatto che si debba dare seguito alle priorità individuate nel Patto provinciale per lo sviluppo. I fattori su cui agire sono: porto e relativo approfondimento dei fondali,  realizzazione del nuovo terminal, i tecnopoli e la creazione di reti di imprese. Se i fattori su cui insistiamo sono sempre gli stessi, d’altro canto registriamo una consapevolezza diversa sul territorio su quanto è necessario fare".

"Si è finalmente affermata l’idea che bisogna agire e trovare le forze sul territorio per invertire la tendenza in atto - aggiunge Ricci -. La Cgil afferma già da diverso tempo che non è il caso di limitarsi ad attendere l’ipotetico cambio di fase del ciclo economico. Occorre trovare al proprio interno le forze per cambiare rotta . Aggiungo che se ci sarà un’inversione di fase della congiuntura economica in Italia, ciò non porterà fuori dalle secche tutti i territori indistintamente. Beneficeranno della situazione solo le realtà che avranno saputo attrezzarsi”.

I NUMERI DELL’OSSERVATORIO - Nel 2012 persi 1.000 posti di lavoro. L’analisi di questi numeri deve tenere in considerazione il fatto che, dall’inizio della crisi, il totale degli organici provinciali si è ridotto, a parità di rete sul totale delle imprese in fruizione di ammortizzatori, di circa 4.000 unità. A tanto ammontano i posti di lavoro persi. Sui 4.000 totali circa 1.000 sono andati in fumo nel corso del 2012. Una cifra molto preoccupante anche se la flessione maggiore si è registrata nel 2010 con circa 1.400 posti persi.
Le imprese che, dall’inizio della crisi alla fine del 2012, hanno fatto ricorso all’utilizzo degli ammortizzatori sono 1.453; erano 129 alla fine del 2008.

Sempre più imprese in cassa integrazione. Nel corso del 2012 sono entrate 400 nuove imprese che mai in precedenza avevano utilizzato gli ammortizzatori. Alle dipendenze di queste oltre 1.400 imprese abbiamo avuto circa 26.000 dipendenti (poi ridotti a circa 22.000 come evidenziato in precedenza), più del 25% del totale dei circa 96.000 dipendenti del settore privato dell’intera provincia. Una platea che si restringe se togliamo tutti coloro che, per legge non hanno diritto dell’uso di ammortizzatori, ovvero i parasubordinati (7.000 dato di stock al censimento 2001) e i lavoratori agricoli, circa 15.000 nel 2011 (fonte Fimav e Inps). Il dato riclassificato fa andare ad oltre il 33% il peso dei 26.000 dipendenti delle imprese che hanno fruito di ammortizzatori

L’uso della cassa integrazione è sempre più intenso. La cassa integrazione utilizzata, in tutte le forme, nel corso del 2012 ammonta a 5.814.422 ore, è stata pari a 5.258.137 ore nel 2011, mentre nel 2010 ha toccato il picco di 6.613.137 ore. Tenendo conto che il divario occupazionale tra il 2010 (anno in cui si registra il picco massimo) e il 2012, si posiziona intorno al –10% rispetto quest’ultimo, allora risulta chiaro che l’intensità dell’uso di cassa integrazione in qualsiasi forma essa si esprima è in incremento.

I dati dell’Osservatori mostrano che i lavoratori mediamente esposti all’utilizzo degli ammortizzatori sociali nel corso del 2012 sono stati 6.156,6. Erano stati  4.584,9 nel 2011,  6.526,7 nel 2010 e 6.500,9 nel 2009. Le diverse configurazioni territoriali e dei settori. La situazione di crisi che stiamo attraversando è stata caratterizzata sin dall’inizio da una forte flessione del settore manifatturiero, grande connotazione del nostro territorio e in particolare di quell’area della Romagna che in passato si caratterizzava in prossimità dell’asse della via Emilia. All’inizio il Faentino e il Lughese hanno sofferto particolarmente nei comparti della metalmeccanica e della gomma-plastica con alcuni particolari accenti nel comparto del tessile calzaturiero e abbigliamento.

Ravenna inizialmente ha mostrato numeri assolutamente inferiori rispetto le due aree. Oggi a fronte di una certa stabilizzazione del Faentino e del Lughese, il territorio di Ravenna ha ampiamente recuperato il divario coprendo la prima posizione, in termini di impatto negativo della crisi, sia per numero di imprese che per numero di lavoratori. A determinare questa nuova situazione hanno concorso più fattori.

Da un lato all’interno dei comparti stanno prepotentemente emergendo le sofferenze all’interno dei servizi alle imprese e del commercio al dettaglio, che sono maggiormente presenti nel Ravennate rispetto gli altri territori, e del comparto edilizio che in particolare nella micro impresa individuale, con uno o poco più addetti, è maggiormente diffuso a Ravenna. Dall’altro, sia il numero delle imprese che la popolazione attiva risultano di minori dimensioni sia nel Faentino che nel Lughese.

La proiezione sul primo semestre 2013. I lavoratori che, alla data odierna sono stati indicati in sospensione parziale o totale di retribuzione, conteggiati all’interno dei verbali pervenuti ed inseriti nel database, ammontano a poco oltre le 6.000 unità e che, stante la natura della tipologia degli ammortizzatori utilizzati, vi rimarranno con ogni attendibile probabilità sino al 30 giugno 2013 così come indicato nei verbali.

In un solo mese del 2013 le nuove imprese che per la prima volta ricorrono allo strumento di sostegno al reddito sono 36 e per somma a quelle degli anni precedenti raggiungono le 1.489 unità. Leggendo la tendenza di questi due dati e riscontrata l’attendibilità statistica stratificata nei quattro anni precedenti, congiuntamente alla valutazione volontaria che le imprese stesse dichiarano all’interno dei verbali, non si intravedono segnali di miglioramento.

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