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Cisa, primo giorno di sciopero contro i 28 esuberi, "stabilimenti svuotati"

Primo giorno di sciopero giovedì a Faenza per i dipendenti della Cisa, l'azienda metallurgica con vertenza aperta al ministero dello Sviluppo economico contro il piano aziendale della proprieta' e i tanti esuberi previsti. I cartelli di protesta ci sono cosi' come i messaggi per la cittadinanza

Primo giorno di sciopero giovedì a Faenza per i dipendenti della Cisa, l'azienda metallurgica con vertenza aperta al ministero dello Sviluppo economico contro il piano aziendale della proprieta' e i tanti esuberi previsti. I cartelli di protesta ci sono cosi' come i messaggi per la cittadinanza. Soprattutto, gli stabilimenti sono vuoti, spiega Davide Tagliaferri, segretario della Fim-Cisl Romagna.

Per gli stabilimenti di Cisa 1 e Cisa 2 sono previste quattro ore di sciopero a fine turno che svuotano le palazzine, a dimostrazione che i lavoratori "sono compatti". Fuori da Cisa 2 si riuniscono in mattinata almeno un centinaio di dipendenti e poco meno fuori da Cisa 1 nel pomeriggio. E venerdì per la protesta di Cisa logistica, annuncia Tagliaferri, "il magazzino sara' chiuso completamente". Si tratta, rimarca, di "uno sciopero indispensabile per dimostrare che siamo capaci di svuotare l'azienda". La testa corre pero' al prossimo incontro al Mise a Roma, martedì 22 settembre, che potrebbe anche essere l'ultimo della serie. I lavoratori della Cisa saranno in sciopero per tutto il turno e tre pullman con a bordo almeno 150 di loro hanno gia' prenotato il viaggio verso Roma. Certo, non nasconde Tagliaferri, i margini della trattativa sono ormai minimi.

I sindacati scenderanno a patti solo di fronte a un "forte cambiamento nel piano aziendale". Non si accontenteranno insomma di altri 30 posti di lavoro salvati sui 238 esuberi totali. Anche perche' in azienda ci sono situazioni particolari, ragazze madri che hanno solo quel reddito, e marito e moglie che lavorano entrambi in azienda. Potrebbe essere fuori tempo massimo anche l'incontro che si dovrebbe tenere domani tra Regione e proprieta' con al centro i fondi regionali per la formazione e la riqualificazione dei lavoratori.

Insomma la matassa da dipanare e' parecchio intrigata. "Il percorso e' tutto in salita", conferma Tagliaferri, e c'e' anche il timore che nella borsa la proprieta' abbia gia' la lettera di apertura della procedura di mobilita'. Una vera e propria "spada di Damocle" perche' scatterebbe il conto alla rovescia. La vertenza passerebbe al ministero del Lavoro che ha pochi strumenti, al di la' di un anno di cassa straordinaria, rispetto al Mise. Infatti oltre ad ammortizzatori piu' allungati nel tempo, da Via Molise c'e' la disponibilita' per dei fondi qualora ci sia un progetto aziendale di sviluppo che crei occupazione. Non come quello presentato da Allegion, conclude Tagliaferri, che mette in campo interventi strutturali, su muri e immobili, e un nuovo sistema informatico, ma non crea posti di lavoro. Domani altro giorno di sciopero in attesa di ritrovarsi a Roma (Dire)

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