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Stop del Governo alle trivelle, tanta preoccupazione: "Blocco letale, a rischio tanti posti di lavoro"

"Il blocco di ogni attività di estrazione di idrocarburi e delle 36 autorizzazioni relative che il Ministero dello Sviluppo intende oggi attuare con una moratoria di 3 anni colpisce in particolare l'industria ravennate"

"Il blocco di ogni attività di esplorazione ed estrazione di idrocarburi e delle 36 autorizzazioni relative che il Ministero dello Sviluppo intende oggi attuare con una moratoria di 3 anni colpisce in particolare l'industria ravennate, tra le più avanzate in tutto il mondo e che produce ricchezza per il territorio, posti di lavoro ed innovazione tecnologica". E' quanto afferma Giannantonio Mingozzi, presidente di Tcr, il terminal container del porto di Ravenna. "In molti a Ravenna fummo tra i più fermi avversari del referendum del 17 aprile del 2016 che sosteneva le istanze No Triv, e infatti quel referendum non ebbe effetto: oggi dobbiamo recuperare quell'impegno e quella solidarietà verso le imprese ravennati, perché rischiano ulteriori difficoltà dopo il rallentamento di commesse e autorizzazioni verificatosi negli ultimi mesi - sottolinea Mingozzi - Gli impegni assunti da Eni recentemente per le manutenzioni e i servizi collegati avevano dato un po' di respiro e di speranza a quel comparto, ma oggi si ripiomba, a quanto pare, nell'incertezza e nell'avversità politica e istituzionale, se si eccettua la difesa che Comune e Regione hanno sempre manifestato verso le imprese dell'energia e dell'off-shore del nostro territorio. Sarebbe veramente il colmo se, a poche settimane dall'appuntamento di Omc che fa di Ravenna una delle capitali mondiali del settore, un emendamento del Governo cancellasse i buoni propositi costruiti a fatica negli ultimi tempi grazie anche all'impegno di Ravenna e di gran parte dei ravennati".

Il Roca

"Assistiamo con un mix di preoccupazione e incredulità alle dichiarazioni di membri di governo ed esponenti politici, legati a un unico movimento politico, sull’emendamento presentato al decreto semplificazione con il quale si intenderebbe fermare per tre anni ogni attività di ricerca e produzione di gas - aggiunge Franco Nanni, presidente del Roca (Ravenna offshore contractor association - Appare per noi sorprendente la dichiarazione "le attività upstream non rivestono carattere strategico e di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità". Ciò significherebbe far pesare nuovamente sulle tasche delle famiglie l’approvvigionamento di gas per riscaldarsi, cucinare e quant’altro, così come peserebbe ancora di più sull’industria che utilizza il gas come fonte energetica. Se non viene estratto gas dall’Adriatico l’Italia deve importarlo, con tre conseguenze: dispersione di almeno il 25% di gas per la fase di pressurizzazione nell’immissione nei gasdotti; maggiori costi per il sistema produttivo e famiglie; minori entrate tributarie e fiscali per lo Stato. Non ultimo, ricordiamo, che il blocco di ogni attività legata al gas, che viene svolta con tecnologie modernissime e nel totale rispetto della sostenibilità ambientale, provocherebbe la perdita di migliaia di posti di lavoro. Il gas è l’unica fonte energetica di transizione verso le rinnovabili per le quali dobbiamo attendere ancora almeno 20 anni prima che siano a regime. Se ancora siamo in un Paese normale, le ‘attività upstream’ sono più che strategiche. A meno che non si ritenga normale che il gas adriatico venga estratto da Croazia, Albania, Montenegro e poi rivenduto all’Italia. Tutto questo sta succedendo quando a Ravenna si stanno chiudendo aziende del settore e si licenziano persone per mancanza di lavoro. Mancando nuovi investimenti non ci può essere crescita e non si creeranno posti di lavoro".

Confindustria Romagna

"In Romagna ha sede il più importante distretto nazionale di oil&gas, che da decenni contribuisce allo sviluppo sostenibile delle comunità locali in sintonia con gli altri settori produttivi, a partire da quello turistico - spiegano poi preoccupati da Confindustria Romagna - Ci sono voluti molti anni e una sentenza del Consiglio di Stato per riaffermare la legittimità delle esplorazioni in Adriatico e il loro impatto sull’economia e l’occupazione, ricordando come tutta l’attività avvenga nel totale e pieno rispetto delle norme e dell’ambiente in cui è integrata. La sospensione di un’attività economica affermata a livello internazionale, con eccellenze ad altissimo tasso di innovazione e tecnologicamente all’avanguardia, sarebbe letale per l’economia locale e nazionale, una scelleratezza che non ci si potrebbe permettere nemmeno in tempi floridi. Le imprese del settore e dell’indotto, le migliaia di lavoratori e le loro famiglie hanno già sofferto un blocco delle attività che ha aggravato una pesante crisi congiunturale: non ci stancheremo mai come Confindustria Romagna di ribadire i quanto i costi del non fare siano dannosi per tutta la collettività, soprattutto quando i blocchi arrivano da amministratori della cosa pubblica".

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