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Stop al falso "Made in Italy", gli allevatori festeggiano: origine obbligatoria per il latte

Il decreto entrerà in vigore pienamente dopo novanta giorni dalla pubblicazione avvenuta il 19 gennaio anche se sarà possibile, per un periodo non superiore a 180 giorni, smaltire le scorte delle confezioni con il sistema di etichettatura precedente

Un brindisi con calici ricolmi di latte made in Ravenna. Così gli allevatori della nostra provincia hanno accolto lo storico via libera all’indicazione di origine obbligatoria per il latte e i prodotti lattiero-caseari, in vigore da ieri con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto firmato dai ministri delle Politiche Agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda. "Un provvedimento - afferma Giuseppe Liverani, allevatore e dirigente di Coldiretti Ravenna - fortemente sostenuto dalla nostra Organizzazione, da anni impegnata su questo fronte, basti ricordare le nottate da noi trascorse al gelo del Brennero per denunciare le importazioni selvagge di latte privo di origine che andava ad ‘inquinare’ il mercato nazionale con pesanti ricadute sul prezzo riconosciuto ai produttori italiani, da sempre garanzia di qualità”. Per Liverani il nuovo decreto rappresenta, dunque, “un importante segnale di cambiamento a livello nazionale e comunitario, ponendo finalmente fine all’inganno del falso Made in Italy con tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia che sono stranieri, cosi come la metà delle mozzarelle, fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall'estero, senza che questo sia stato fino ad ora riportato in etichetta”.

"Il via libera al decreto risponde, inoltre, alle esigenze di trasparenza dei consumatori che secondo la consultazione pubblica online del Ministero delle politiche agricole, in più di 9 casi su 10, considerano molto importante che l’etichetta riporti il Paese d’origine del latte fresco (95%) e dei prodotti lattiero-caseari quali yogurt e formaggi (90,84%), mentre per oltre il 76% lo è per il latte a lunga conservazione. Il provvedimento riguarda - sottolinea la Coldiretti - l'indicazione di origine del latte o del latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari e prevede l'utilizzo in etichetta delle seguenti diciture: “Paese di mungitura”: nome del Paese nel quale è stato munto il latte; “Paese di condizionamento o di trasformazione”: nome del Paese nel quale il latte è stato condizionato o trasformato".

Se le operazioni indicate avvengono nel territorio di più Paesi membri dell'Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate le seguenti diciture: “latte di Paesi UE” per l'operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi UE” per l'operazione di condizionamento o di trasformazione. Il provvedimento ha ottenuto una accelerata decisiva grazie alla ‘guerra del latte’ scatenata lo scorso danno dalla Coldiretti contro le speculazioni insostenibili sui prezzi alla stalla, battaglia che sta portando ad un sostanziale aumento dei compensi riconosciuti agli allevatori senza oneri per i consumatori. Il decreto entrerà in vigore pienamente dopo novanta giorni dalla pubblicazione avvenuta il 19 gennaio anche se sarà possibile, per un periodo non superiore a 180 giorni, smaltire le scorte delle confezioni con il sistema di etichettatura precedente. "Il prossimo passo - conclude la Coldiretti - è l’entrata in vigore dell’obbligo di indicare l’origine del grano impiegato nella pasta come previsto nello schema di decreto già condiviso dai Ministri Martina e Calenda e già inviato alla Commissione Europea". 

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