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Trivelle, la Regione: "Non consentire nuove attività nelle aree del Delta del Po"

È la richiesta che la Regione Emilia-Romagna ha avanzato nell'ambito dello sfruttamento del giacimento Teodorico, aggiungendo anche di "porre forti limitazioni anche alle attività in essere"

Non consentire nuove attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi nelle aree vicine al Delta del Po. È la richiesta che la Regione Emilia-Romagna ha avanzato nell'ambito dello sfruttamento del giacimento Teodorico, aggiungendo anche di "porre forti limitazioni anche alle attività in essere, trattandosi di un ambiente deltizio unico a livello nazionale con aree particolarmente fragili".

Lo precisa l'assessore regionale allo Sviluppo economico Vincenzo Colla, rispondendo in commissione Territorio all'interrogazione del consigliere del Partito democratico Marco Fabbri che chiede di specificare "l'orientamento della giunta rispetto alla messa in produzione del giacimento Teodorico", in mare Adriatico tra le province di Ferrara, Ravenna, Rovigo, e, più in generale, nelle aree che ricadono all'interno del Parco del Delta del Po. I giacimenti, ricorda inoltre Fabbri, "sono stati inseriti negli ultimi decreti ambientali del Governo, in particolare del ministero della Transizione ecologica".

L'autorizzazione della società Po Valley risale al 2015, replica Colla, precisando che "la competenza per le concessioni offshore è dello Stato. La Regione non interviene". L'Ente Parco Delta del Po, prosegue, ha chiesto spiegazioni al ministero sul decreto di compatibilità ambientale e di "essere inviato in sede di rilascio di concessione". Inoltre ha segnalato come siano citati i Siti Rete Natura 2000 nelle vicinanze e il Sic "Adriatico settentrionale", che la Regione ha affidato alla gestione dell'Ente parco. Per quel Sic, continua l'assessore, la giunta ha approvato "misure specifiche, vietando la realizzazione di attività di prospezione, ricerca, coltivazione di idrocarburi".

Inoltre, la Regione ha inviato al ministero le osservazioni sulla subsidenza e sulle aree sensibili indicando appunto di "non consentire nuove attività di prospezione, ricerca e coltivazione". Nonostante il parere negativo della Regione, conclude Colla, il ministero ha detto sì, nel 2017, alla Via e manca solo il decreto del ministro per la messa in produzione del giacimento Agosta, a Comacchio, nel ferrarese. Ma "in attesa di una risposta del dicastero perché la concessione possa essere rilasciata è necessaria l'intesa regionale". (Dire)

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