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Il Vinitaly celebra i frutti della terra: il Romagna Sangiovese e l'Albana

"Il Consorzio - ha affermato Giordano Zinzani - è cresciuto negli ultimi anni e cresce, sulla denominazione totale, la rappresentanza del nostro Consorzio"

Nel corso della 51esima edizione del Vinitaly, sono stati festeggiati i 50 anni della Doc del Romagna Sangiovese e del Romagna Albana e i 30 anni della Dogc Albana. Un traguardo importante per i due vitigni più rappresentativi della tradizione enologica romagnola, che è stato l’oggetto di un incontro moderato dal sommelier/giornalista Giovanni Solaroli, al quale erano presenti il presidente del Consorzio Vini di Romagna, Giordano Zinzani, e il presidente di Enoteca Regionale Emilia Romagna, Pierluigi Sciolette.

Il primo a prendere la parola è stato proprio il presidente Sciolette il quale ha manifestato soddisfazione per festeggiare i 50 anni di una denominazione, ricordando che a breve si ripeteranno altri anniversari perché, tra la fine degli anni 60 e gli inizi degli anni 70, sono state ottenute molte denominazioni. "Questo ha fatto sì - ha detto - che l’enologia dell’Emilia Romagna cambiasse notevolmente le proprie abitudini e crescesse gradualmente, ma incessantemente, in qualità. Le denominazioni, infatti, hanno aiutato a migliorare la conduzione dei vigneti e, a distanza di 50 anni, sono evidenti le differenze rispetto ad allora. Oggi vantiamo un’enologia più moderna, più vocata all’esportazione e che, pur mantenendo le radici salde alla tradizione e al territorio, si evolve in modo molto positivo".

La parola è passata, quindi a Giordano Zinzani, il quale ha tracciato una breve storia degli ultimi 50 anni. Il Consorzio è stato costituito nel 1962 col nome di “Consorzio per la difesa dei vini tipici romagnoli e denominazione d’origine” anche se, a quell’epoca, la regione non aveva ancora vini a denominazione d’origine. La prima Doc arriverà 5 anni dopo, nel luglio 1967, ed ha riconosciuto il Sangiovese di Romagna come il quindicesimo vino in Italia a ottenere la denominazione e primo in Emilia Romagna. Sempre nello stesso mese dello stesso anno, a distanza di qualche giorno, fu riconosciuta l’Albana di Romagna (e poi il Gutturnio di Piacenza). Dopo 20 anni, nel 1987, l’Albana di Romagna ha poi ottenuto la Docg, prima denominazione controllata e garantita per un vino bianco. Nel 1973 è arrivato il riconoscimento per il Trebbiano di Romagna e, nel 1988, per il Pagadebit di Romagna e Cagnina di Romagna. Nel 2011, anche per una maggior tutela dei prodotti, sono state unificate le varie denominazioni sotto quella unica di Romagna DOC per dare un’identità al patrimonio vinicolo locale.

Il consorzio è formato da 117 soci che rappresentano quasi 6mila viticoltori. Nel 2016, la produzione di Sangiovese Doc è stata di 12 milioni e 600 mila bottiglie, di cui 7 milioni e 300 mila nella tipologia Romagna Doc Sangiovese, 4 milioni di Sangiovese Superiore, 1 milione e 300 mila di Sangiovese Superiore riserva. Nel 2011 si sono aggiunte anche le menzioni geografiche con 12 sottozone. Di Albana Docg nel 2016 ne sono state prodotte oltre 440 mila bottiglie nella tipologia secco, 3.650 mila della tipologia dolce e 62 mila della tipologia passito. La tipologia Amabile, prevista dal disciplinare, ha produzioni limitate. "Il Consorzio - ha affermato Giordano Zinzani - è cresciuto negli ultimi anni e cresce, sulla denominazione totale, la rappresentanza del nostro Consorzio. Nel futuro ci impegneremo a far crescere la nostra viticoltura e a farci conoscere e diffondere la notevole qualità dei nostri vini in Italia e all’estero".

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