Alla scoperta del grande giardino-orto di Sant’Umiltà
Continua il ciclo di visite “Non solo Alberi di Natale” della Pro Loco di Faenza. Dopo i giardini di Palazzo Alpi e di Casa Vespignani è la volta, sabato 19 dicembre, di un altro spazio verde normalmente inaccessibile. Si tratta del grande giardino-orto di Sant’Umiltà fra via Bondiolo e la retrostante via Mura Gioco del Pallone.
L’aspetto attuale è otto-novecentesco: le Vallombrosane di Sant’Umiltà provenienti da via Pascoli si insediarono qui nel 1888 dopo aver acquistato tutto il complesso che era stato dei Gesuati prima (sec.XVI-XVII) e dei Carmelitani Scalzi poi (XVII-XVIII sec.), fino alle soppressioni napoleoniche del 1797. Come impianto, le origini della grande area verde potrebbero risalire ad epoca medievale poiché c’è sempre l’ipotesi che i Gesuati, arrivati qui nel 1486, si fossero in realtà stabiliti su un già esistente eremo agostiniano dedicato a Santa Maria Maddalena; in ogni caso l’area assume la sua configurazione e perimetrazione a metà ‘400 con la costruzione delle mura manfrediane che tuttora la delimitano.
La pianta più vecchia è la magnolia piantata per buon augurio, dopo tante vicissitudini, proprio dalle suore nel 1888 e oggi facente parte del giardino della Scuola della Fondazione Marri-Sant’Umiltà; subito dopo vengono gli aceri campestri che ancora coprono l’ex ghiacciaia dell’angolo sulle mura verso la collina (opposto alla chiesa del Carmine). Il resto del giardino della scuola risale a vari interventi successivi alla Seconda Guerra Mondiale e vede aceri, spaccasassi, querce e arbusti vari.
Assolutamente unico, poi, l’orto dietro la parte conventuale vera e propria. Si tratta di un orto ancora attivo e interamente adibito all’autosussistenza, cioè alla produzione di verdure per le monache e per i loro assistiti: in questo periodo c’è poco, ma le aiuole con cavoli e insalate si alternano alla vasca per le calle e per gli altri fiori con cui viene, tutto l’anno, addobbata la chiesa, agli spazi per le erbe officinali, e ai grandi orci in cotto ottocenteschi con salvia, rosmarino, basilico e timo. Viti, fichi, ciliegi, e addirittura qualche pianta biblica completano un assieme che, consueto nella Faenza del passato, si configura oggi come un preziosissimo frammento sopravvissuto.
E’ richiesto un contributo di 3 euro destinato a fini culturali. Ritrovo alle ore 15 alla sede della Pro Loco, Voltone Molinella. Prenotazione obbligatoria, posti limitati, uso della mascherina e comportamenti adeguati. Informazioni e prenotazioni: 0546 25231 - info@prolocofaenza.it