"Figli del monte Ararat" per il Ravenna Festival
Per un’edizione di Ravenna Festival a forte vocazione “storica”, con un cartellone che ruota tutto attorno al centenario dello scoppio della Prima guerra mondiale, a quel “1914: l’anno che cambiò il mondo”, non poteva mancare un appuntamento che ricordasse uno degli eventi più sconvolgenti di quei terribili anni. Il recital del soprano Liana Ghazaryan, accompagnata al pianoforte da Ettore Papadia, in programma sabato 28 giugno (ore 21) nella Sala Corelli del Teatro Alighieri e dall’eloquente titolo ‘Figli del monte Ararat’ è infatti dedicato alla memoria delle vittime del genocidio armeno.
Un tragico avvenimento che molti storici concordano nel definire il primo genocidio moderno è appunto quello compiuto tra il 1915 e il 1916 ai danni del popolo armeno da parte dell’Impero Ottomano (con il cosiddetto governo dei “giovani turchi”) insieme all’alleato tedesco. Moderno perché pianificato e attuato secondo modalità tali da anticipare lo sterminio che poi gli stessi tedeschi avrebbero messo in atto contro gli ebrei durante la Seconda guerra mondiale. Le stime di quella immane tragedia parlano di oltre 1.200.000 vittime, un evento che ha segnato profondamente quella antica terra, custode di una cultura millenaria e da sempre crocevia tra Oriente e Occidente.
Un cultura tenacemente radicata nel popolo armeno tanto da garantire una coesione nazionale e identitaria che ha saputo sopravvivere alla diaspora seguita al genocidio e alle persecuzioni. Sono infatti moltissimi gli artisti armeni sparsi nel mondo che hanno testimoniato, e continuano a testimoniare, le loro fertili radici: da Charles Aznavour a Cathy Berberian (per non parlare di Herbert von Karajan), passando per il regista cinematografico Atom Egoyan, fino alla metal band statunitense dei System of a Down, che al genocidio armeno ha dedicato alcuni suoi celebri brani. Tra essi Liana Ghazaryan, esponente di quella schiera di giovani cantanti lirici armeni dalle voci straordinarie che non hanno dimenticato la propria terra e che, viaggiando tra i palcoscenici del mondo e affrontando il grande repertorio operistico, non rinuncia ad intonare i canti della propria terra. Così come farà sul palcoscenico della Sala Corelli, dove interpreterà liriche di grandi autori armeni come Komitas (1869-1935), “padre” della moderna musica armena e testimone del genocidio, oppure Barseg Kanachyan (1885-1967), compositore particolarmente sensibile alla tradizione musicale popolare dalla quale attinse materiali per originali trasposizioni; o ancora il leggendario Grigor Narekatsi, monaco, poeta, filosofo del X sec. i cui inni liturgici continuano ad essere punto di riferimento per i riti dell’antica chiesa armena. Ma alla prima parte – tutta armena – della serata, seguiranno alcune pagine tratte dal tradizionale repertorio operistico: dall’aria “Poveri fiori” da Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea alla Scena della lettera da Evgenij Onegin di Pëtr Il'i? ?ajkovskij, alla celeberrima “Ave Maria” dall’Otello di Giuseppe Verdi.
Info e prevendite: 0544 249244 – www.ravennafestival.org
Biglietti: 12 euro (ridotti 10 euro) / “I giovani al festival”: fino a 14 anni, 5 euro; da 14 a 18 anni, 6 euro