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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cultura

Gian Ruggero Manzoni presenta il suo ultimo libro

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

"La Sindrome di Meniere, una rara malattia che colpisce la parte interna dell'orecchio, creando squilibri, ondeggiamenti, la sensazione di un persistente mal di mare, fischi, rumori vari all'interno della testa, forti emicranie, problemi dati dalla luce del sole, fino a delle sordità persistenti anche per giorni, risulta, nel mio nuovo romanzo, metafora di un male di vita, quindi di una società e di un sistema abbandonati a se stessi, come una zattera in mezzo all'oceano". Con queste parole è lo stesso scrittore Gian Ruggero Manzoni a darci un piccolo aperitivo sul suo libro "Acufeni" che presenta questa sera, per la rassegna Caffè Letterario, alle ore 21 all'Ala D'Oro. "Il protagonista, Francesco Costa, romagnolo, colpito da tale sindrome-racconta Manzoni- si dibatte in una realtà ai margini, tra giocatori d'azzardo e malavitosi, senza lavoro e senza prospettive concrete per il futuro, fino a diventare un killer al soldo della criminalità. Seppure colpito da quel malanno destabilizzante, riesce a portare a termine il suo compito, sempre più in solitudine, sempre più appartato, unicamente sostenuto dal grande amore che ha per la pittura, fino a quando non incontra Maria Esposito che diverrà la sua compagna di vita, entrambi uniti, l'uno all'altra, da una passione struggente. Ma Francesco Costa è anche altro, è uomo che, seppure dedito al mestiere del sicario, pratica un codice comportamentale in cui la promessa e la parola data sono valori ai quali non ci si può sottrarre, ai quali non si può venire meno, inoltre, ben conscio di ciò che fa, non si esime dal ricercare di dare comunque un senso alla vita, interrogandosi di continuo sugli assoluti dell'essere e dell'esistere... Dio, l'etica, il compito che ha l'uomo in questa dimensione, quindi l'amore... così che il libro, oltre ad essere una lettura attanagliante come un noir francese, si propone, anche, quale viatico filosofico, quale sorta di messale mistico e come romanzo con forti accenti poetici, nonché la testimonianza che ancora, seppure dibattuti in un mondo ormai privo di valori, si possano trovare delle risposte forti, esaurienti, non consolatorie, quali continua preparazione a ciò che risulta, per noi umani, inevitabile, cioè la morte".

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