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Cacciari e Prodi prendono parte al Caffè Letterario di Lugo

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

Massimo Cacciari, professore emerito di filosofia all' Università San Raffaele di Milano, autore di numerosi saggi e Paolo Prodi, già docente di Storia moderna all' Università di Bologna e autore di molti testi storici hanno realizzato un breve saggio, "Occidente senza utopie", che presenteranno pubblicamente venerdì 4 novembre, alle ore 21, all'Ala D'Oro. Con questo libro riprendono le radici dell'Europa e si rendono conto che il vecchio continente ha perduto sia le capacità della profezia sia quella dell'utopia, in sostanza le forze e l'intelligenza di predire e predisporre il futuro sulla base di ideali. La separazione tra i poteri politico e religioso ha fornito a tutti la libertà di pensiero, di realizzazione, ma questa fase sembra dischiudersi ai giorni nostri. Da tutto questo la nascita di profondi squilibri che vanno ad aggravare, in fin dei conti, la situazione generale di ogni paese. Massimo Cacciari e Paolo Prodi nel volume "Occidente senza utopie" cercano di spiegare la ragione per la quale noi tutti assistiamo al tramonto dell'occidente.

Paolo Prodi distingue un potere di origine carismatica, quello dei profeti, e uno di ordine costituzionale, proponendo un ragionamento in cui Il primo arriva dall'alto, il secondo dal basso, proprio perché senza il carisma. "L'utopia, per questi motivi- dice sostanzialmente Prodi stesso- non va intesa come perdita della terra promessa, in quanto essa appartiene all'uomo, all'artista, allo scienziato che possiedono l'ansia, vale a dire il desiderio della scoperta". Ma è certo che "nel terzo millennio, il rapporto tra profezia e istituzione, tra chiesa e Stato cambierà, essendosi modificato il loro modo di rapportarsi". Massimo Cacciari è convinto che "l'utopia sia "fonte" continua di elaborazione del pensiero, oltre che dello stesso evolversi della Storia". Per Cacciari "l'utopia non appartiene alla favola, al mito, alla nostalgia del passato, ma "è una forma di "concordia orbis", attraverso la quale, è possibile realizzare progetti proiettati verso il futuro confortati, tuttavia, dal metodo scientifico. Nell'utopia moderna, il comando spetta al sapere scientifico e non a quello filosofico, come proponeva Platone, in quanto tutte le utopie considerano l'innovazione tecnico scientifica il vero motore del progresso".

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