Il funky trascinante dei Sons of Kemet
Sarà difficile rimanere a sedere davanti alla musica trascinante dei Sons of Kemet, che saranno protagonisti della penultima serata del festival Ravenna Jazz, sabato 12 maggio al Bronson di Madonna dell’Albero (alle ore 21:30). Il sax tenore di Shabaka Hutchings guiderà in un profluvio di ritmi africani e caraibici virati in chiave funk l’insolito organico strumentale, con la tuba di Theon Cross e le due batterie di Eddie Hick e Tom Skinner. Biglietti: prezzo unico euro 12.
Sarà invece a ritmo di bossa il concerto Aperitif pomeridiano presso Il Roma, con grandi classici reinterpretati dal sassofonista Alessandro Scala (ore 18:30, ingresso gratuito).
I Sons of Kemet sono i profeti di un funky sciamanico tribale, dai ritmi hi-tech e le armonie low-res: feroci e sensuali, lirici e scabrosi, mischiano folk caraibico, solismi jazzistici e ritmi della diaspora africana.
Attiva dal 2011, questa band britannica è arrivata al debutto discografico nel 2013 (Burn), dopo avere maturato alla perfezione il proprio sound decisamente poco ortodosso, con due batterie che sparano accenti come armi automatiche e la linea di basso affidata alla tuba, che al contrario crea una specie di effetto slow motion. Il sax di Shabaka Hutchings plana su questo magmatico strato sonoro con l’eloquenza di una perorazione free e una chiarezza discorsiva che sembra farne un lontano erede del Gato Barbieri ‘terzomondista’.
Mente creativa del gruppo, il sassofonista Shabaka Hutchings è nato a Londra ma è cresciuto alle Barbados, studiando clarinetto classico e assorbendo calypso e reggae. Rientrato in Gran Bretagna nel 1999, completa gli studi alla Guildhall School of Music e si immerge in una stratificata attività musicale jazzistica, che spazia dallo swing al free. Prima ancora dell’inizio dell’avventura dei Sons of Kemet, la BBC Radio 3 lo aveva già nominato “New Generation Jazz Artist” (2010).