In scena la storia del cabaret italiano con il mitico Cochi Ponzoni
La rassegna estiva all'Arena D'dri d'e' Teàtar di Conselice curata dal Gruppo Teatrale Bottega del Buonumore, con la direzione artistica di Davide Dalfiume e la collaborazione del Comune di Conselice, si conclude giovedì 30 giugno con un omaggio alla storia del cabaret italiano e televisivo dell’attore Cochi Ponzoni (del mitico duo Cochi e Renato), che propone la nuovissima produzione “Milano vista col binocolo … Non è poi così lontana!”. Una serata di chiacchiere, canzoni, brevi letture e ricordi condivisi. Racconti straordinari, da una voce straordinaria. Una conversazione-spettacolo con Aurelio "Cochi" Ponzoni, accompagnato da Marco Pagani che recita e canta con lui, al contrabbasso Luca Garlaschelli, alla fisarmonica Nadio Marenco e alla chitarra Paulo Zannol. Biglietti: 15 euro.
Cochi Ponzoni, col suo binocolo personale, ci accompagna nell’esplorazione della sua Milano "Sono nato in via Vincenzo Foppa: me la ricordo alla fine della guerra mondiale, con i campi, gli orti, d’estate c’era un venditore di angurie. Era un piccolo borgo medievale che chiamavamo Brera perché era pittoresco e alla domenica arrivavano gli allievi dell’accademia a dipingere. È la Milano della mia infanzia e quella tramandata dai ricordi di mia madre". E procederemo con un tour negli anni dei primi cabaret, e sul palco debuttavano giovani leve, come Jannacci e Gaber, Toffolo e Andreasi, Lauzi e loro due: Cochi e Renato, amici d’infanzia. "Eravamo amici ancora prima che nascessimo, i nostri papà erano amici, le mie due sorelle maggiori erano in compagnia con i suoi due fratelli. Siamo cresciuti insieme. Eravamo in simbiosi". In quei primi anni ruggenti, ai tavolini di quei cabaret ci trovavi Buzzati o Bianciardi, artisti come Piero Manzoni o Lucio Fontana. "Mi ricordo quando accompagnavo a casa Fontana, con la mia 500 rossa. “Ven sù che te doo on quader” , mi diceva sempre. Non l’ho mai preso quel quadro. Quando ho visto a New York a quanto ne hanno battuto uno all’asta mi sono mangiato le mani” A seguire: gli anni del Derby e della Tv, del cinema e del teatro.