La stagione d'opera parte con il nuovo allestimento di "Aroldo"
Riparte lo spettacolo a teatro. Va in scena venerdì 14 gennaio alle 20:30 e domenica 16 gennaio alle 15:30 "Aroldo", spettacolo che apre la Stagione d’Opera 2021/22 del Teatro Alighieri di Ravenna. Melodramma in quattro atti con musica di Giuseppe Verdi, Aroldo viene riportato sul palco con la regia di Emilio Sala ed Edoardo Sanchi in un nuovo allestimento frutto di una coproduzione del Teatro Alighieri di Ravenna con il Teatro Galli di Rimini, il Comunale di Modena e il Municipale di Piacenza. Biglietti da 15 a 40 euro.
L'opera comincia dal ritorno del protagonista in patria, l'Italia degli anni Trenta, in questo riallestimento, infatti, Aroldo è un reduce della campagna coloniale in Africa. In scena Luciano Ganci, Roberta Mantegna, Vladimir Stoyanov, Adriano Gramigni, Riccardo Rados e Giovanni Dragano, con inoltre la voce di Ermanna Montanari. Il direttore Manlio Benzi dirige l'Orchestra Giovanile Luigi Cherubini e il Coro del Teatro Municipale di Piacenza.
In quest’Aroldo la narrazione è intessuta delle vicissitudini del Galli – quel Teatro colpito nel corso del disastroso bombardamento aereo del 28 dicembre 1943 e che solo nel 2018 è stato restituito alla città di Rimini dopo un’attenta ricostruzione. Nata per celebrare la rinascita di uno storico spazio di cultura e di musica, questa produzione non poteva mancare nel cartellone che segna il ritorno in scena della Stagione d’Opera ravennate dopo il forzato stop dell’anno passato.
Al contrario di quanto avviene nel Simon Boccanegra, creato sempre nel 1857, dove la riconciliazione tra Fiesco e Simone arriva troppo tardi per mutare l’esito tragico della vicenda, in Aroldo il finale è pieno di aspettative. Sottolinea infatti Emilio Sala: “la riconciliazione coincide con la ricostruzione del teatro. Ciò che avviene sul piano individuale, nella relazione tra i due coniugi che alla fine sembrano potersi riconciliare, succede anche sul piano storico e simbolico con la riapertura di uno dei pochi spazi in cui la comunità cittadina (o se preferite la comunità ‘immaginata’ di coloro che credono nel valore sociale dell’esperienza artistica) può ancora riconoscersi: il teatro”.