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Le Scritture di Frontiera tornano con tre autrici che raccontano l'Italia che cambia

Tre appuntamenti con autrici di fama nazionale e internazionale per discutere di razzismo, inclusione e diversità

Torna “Scritture di Frontiera” il progetto nato dalla collaborazione di ScrittuRa festival e l’Assessorato all’Immigrazione del Comune di Ravenna nell’ambito di Territori Comuni, per discutere con autrici di fama nazionale e internazionale di temi legati all’intercultura e curata da Matteo Cavezzali. 

Si comincia il 29 marzo con Takoua Ben Mohamed è illustratrice, graphic-journalist che è stata scelta come donna dell’anno 2021 da la Repubblica. È autrice del fortunatissimo “Il mio miglior amico è fascista” (Rizzoli) in cui racconta il primo anno di superiori che è complicato per tutti. Figurarsi per Takoua, che di cognome fa Ben Mohamed, è di origine tunisina, è musulmana, porta il velo e vive nella periferia di Roma, dove uno dei suoi compagni di scuola è un bulletto di nome Marco che si professa fascista… peccato che Marco è così scemo che nemmeno lui sa bene cosa vuol dire! Quando la prof ha la brillante idea di metterli in banco insieme, per Takoua andare a scuola diventa un vero e proprio tormento, come se non bastassero le occhiatacce dei vicini di casa, convinti che abbia una bomba nascosta da qualche parte nello zaino, o le battutine degli insegnanti, che pensano che i suoi genitori siano dei semi-analfabeti. Tra Takoua e Marco la convivenza a scuola diventa una vera e propria guerra, fatta di sguardi in cagnesco e di una trincea disegnata sul banco con il righello. Un muro che di giorno in giorno sembra sempre più insuperabile… Ma sarà davvero così? Una storia che parla di pregiudizi, stereotipi, razzismo, scuola, crescita e amicizia. Raccontata sempre con il sorriso e la forza dell’ironia.

Il 30 marzo Maria Pia Ammirati, scrittrice e direttrice di Rai Fiction, parlerà della storia di Nadia, che ha raccontato in “Vita ordinaria di una donna di strada” (Mondadori).  Nadia non lo sa nemmeno, cos'è la dolcezza. Ha sedici anni, è bellissima, e cresce in un mondo – siamo in una povera campagna a nord di Bucarest – dove le parole servono per dare ordini o per ferire. Un giorno Nadia scopre il sesso, ma lo scopre dalla parte sbagliata, almeno per la famiglia, che decide di ripudiarla. Da quel momento per lei inizia un'inesorabile discesa agli inferi: prima viene venduta come promessa sposa, poi viene ceduta a "protettori" brutali e feroci.

Il 6 aprile Nadeesha Uyangoda, scrittrice e giornalista di Internazionale, parlerà del suo libro “L'unica persona nera nella stanza” (66thand2nd). La razza è un concetto difficile da cogliere, pur non avendo fondamenti biologici produce grossi effetti nei rapporti sociali, professionali e sentimentali. La razza in Italia non si palesa fino a quando tu non sei l’unica persona nera in una stanza di bianchi. E quell’unica persona è Bellamy, Mike, Blessy, David... una moltitudine in parte sommersa, sotterranea. Quell’unica persona è chi si è sentito dire troppe volte che «gli italiani neri non esistono»: lo gridano negli stadi, lo dice certa politica, sembrano confermarlo le serie tv, la letteratura, i media.

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