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"L’amor che move il sole e l’altre stelle": ecco il Libro di Ravenna Festival 2015

Non è intatti banalmente a noi contemporaneo ciò appartiene anagraficamente al nostro tempo ma bensì ciò in cui possiamo pienamente riconoscerci e che esprime la nostra sensibilità.

L’edizione 2015 del libro-catalogo di Ravenna Festival, alla cui redazione da diversi anni si dedicano Susanna Venturi e Cristina Ghirardini, assieme a Franco Masotti, interpreta il tema dantesco nella duplice chiave di lettura dell’appartenenza dell’opera del poeta alla sfera del ‘contemporaneo’. Non è intatti banalmente a noi contemporaneo ciò appartiene anagraficamente al nostro tempo ma bensì ciò in cui possiamo pienamente riconoscerci e che esprime la nostra sensibilità.

Quindi i testi presentati oscillano tra il concetto di “Dante nostro contemporaneo” e lo sguardo a ciò che al poeta era a sua volta contemporaneo: la musica in primis, assecondando la vocazione primaria del festival, ma anche le arti figurative. Il tutto in un’idea di Medioevo inteso non come periodo oscuro ma bensì come mondo intriso di una cultura enciclopedica volta a mettere tutto in reciproca relazione, unendo microcosmo e macrocosmo. Nello stesso tempo l’indice del libro-catalogo rivela un itinerario, o anzi: una molteplicità di itinerari possibili tra luoghi fisici e luoghi dell’anima e dello spirito, iniziando dai luoghi danteschi ravennati, passando per Otranto, nella splendida Cattedrale che custodisce lo straordinario mosaico pavimentale di Pantaleone, ma non tralasciando i luoghi che il Ravenna Festival di volta in volta scopre o ri-scopre nella città e nel suo territorio.

"Tra i temi attraversati e variamente sviscerati citiamo quello della musica ai tempi di Dante e della presenza della musica nell’opera del poeta, con la riscoperta di un assai interessante e poco noto scritto di Arrigo Boito e la riproposta di breve saggi del poeta Edoardo Sanguineti e del musicologo Nino Pirrotta, non tralasciando le declinazioni e la ricezione della Commedia nel variegato universo popolare, con particolare riferimento ai ‘poeti estemporanei’ ancor oggi attivi in aree rurali del nostro paese - spiega Cristina Ghirardini -. Attorno poi alla complessa opera che Adriano Guarnieri ha scritto ispirandosi al Paradiso di Dante si inanellano gli scritti del dantista Giuseppe Ledda e del musicologo Paolo Petazz"i.

La studiosa di storia dell’arte Maria Rita Bentini, assieme a Floriana Amicucci, Filippo Treré e Giovanni Fanti approfondiscono invece temi ed argomenti legati ai luoghi danteschi ravennati, rivelandone aspetti inediti ed intriganti. Allo studioso di storia dell’architettura Alberto Giorgio Cassani si deve invece una panoramica dei luoghi utilizzati o scoperti dal festival a partire dalla prima edizione del 1990.
È stata affidata invece ad un raffinato esperto di storia e cultura medievale come Alessandro Vanoli una interpretazione del ruolo svolto dalla città di Otranto, meta delle “Vie dell’Amicizia”, nei rapporti con l’Oriente. Saturno Carnoli e Marcello Landi raccontano delle vicende del grande mosaico pavimentale della Cattedrale della città pugliese, che raffigura l’Albero della Vita, mosaico che fu oggetto di un laborioso e delicato restauro da parte dei valenti mosaicisti ravennati.

Anche l’apparato iconografico del libro “L’amor che move il sole e l’altre stelle” ruota attorno alla figura di Dante. Il fulcro di questa edizione è costituito da una serie di bozzetti realizzati dagli autori partecipanti al concorso per la decorazione della chiesa di San Francesco a Ravenna, che in occasione delle celebrazioni dantesche del 1921 avrebbe dovuto completare i restauri dell’antica basilica legata alla memoria dantesca in quanto luogo dei funerali del Sommo Poeta. Una vicenda complessa di cui rimangono immagini belle e poco note il cui destino fu quello di restare sulla carta. Affreschi ‘mancati’ che grazie alla collaborazione della Biblioteca Classense, Ravenna Festival pubblica per la prima volta per raccontare un ‘giallo’ ricomposto da Maria Rita Bentini attraverso documenti, testimonianze e immagini.

Adolfo De Carolis, Guido Cadorin, Roberto Villani e Carlo Wostry svolgono il programma iconografico suggerito dal bando che prevedeva  per la decorazione dell’abside il punto culminante del Poema cristiano, la visione della luce divina nel Paradiso, nelle pareti longitudinali della navata centrale la rievocazione delle altre due cantiche, Inferno e Purgatorio e nella parete di controfacciata il ricordo di Dante. Nel progetto di De Carolis, in luogo dei funerali del Poeta, appare il Crocefisso, Arbor Vitae, un ulteriore rivolo tematico che il percorso iconografico del libro percorre nella direzione Ravenna – Otranto. Il primo albero della vita ‘ravennate’– adorazione dell’albero della vita – lo troviamo nel ciclo di affreschi di Santa Chiara che aprono la pubblicazione. Una meravigliosa testimonianza artistica della Ravenna ai tempi di Dante che ornava l’abside della chiesa delle Clarisse di Ravenna (oggi Teatro Rasi) realizzato da Pietro da Rimini, una delle figure più importanti della scuola riminese, fiorita anche al seguito di Giotto. Gli affreschi, che decoravano il convento che ospitava Chiara da Polenta si conservano al Museo Nazionale di Ravenna.

Passando dall’Albero della vita di Klimt con i suoi chiari rimandi alle spirali d’acanto presenti nella decorazione musiva del Mausoleo di Galla Placidia e nei mosaici del Battistero Neoniano si torna a Ravenna con l’Albero della vita di Josette Deru, opera musiva collocata al  Parco della Pace vicino a quella di Mimmo Paladino che propone una originale rivisitazione dell’antico tema dell’Albero della vita che accoglie segni e simboli ricorrenti nell’immaginario dell’artefice. Il percorso si chiude con l’Albero della vita di Otranto, meta del viaggio dell’amicizia di Ravenna Festival 2015. Ravenna e Otranto due città crocevia di popoli, culture e fedi religiose che condividono ‘ansietà d’Oriente’ e testimonianze musive che il mosaico pavimentale della Cattedrale di Otranto ha fatto incontrare nel 1976 grazie al grande cantiere di restauro diretto da Carlo Signorini che operò nella città salentina fino al 1992. Vi è chi è dell’opinione che Dante possa aver visto i mosaici di Otranto come farebbero pensare alcuni passi dell’Inferno che descrivono dettagliatamente i temi figurativi della “Porta dell’Inferno, Satana, Gente nuda”, “Dannati e serpenti e Dannato addentato all’una e all’altra guancia” ed altro ancora.  Ma questi sono temi e immagini ricorrenti nell’immaginario medievale. Ma questa connessione Dante-Otranto rimane pur sempre un’ipotesi affascinante e non inverosimile.

Un libro dedicato a Dante non può dimenticare le prime illustrazioni del poema dantesco come i sommi esempi del Codice Urbinate Latino 365, commissionato da Federico da Montefeltro che non amava i libri prodotti dalla recente invenzione della stampa, ed interpreta magnificamente gli ideali dell’Umanesimo conservato nella Biblioteca Vaticana, o il Codice Thompson 36 o Aragonese, appartenne ad Alfonso v, re di Aragona, Napoli e Sicilia ora conservato alla British Library. Queste riproduzioni si devono alla collaborazione della biblioteca del Centro Dantesco dei Frati Minori Conventuali di Ravenna, uno scrigno di testimonianze che raccoglie un’impressionante quantità di documenti e testimonianze che vanno dai codici splendidamente miniati alle popolari produzioni delle cartoline a tema dantesco. Il libro è in distribuzione al punto d’incontro e nei luoghi di Ravenna Festival al prezzo di copertina di 30 euro.

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