Preamleto, una riflessione sul potere
Martedì 7 e mercoledì 8 marzo Preamleto di Michele Santeramo (inizio ore 21) al Teatro Alighieri.
Un testo che parte da Shakespeare per raccontare in scena cosa succede prima della morte di Re Amleto, analizzando in chiave contemporanea il concetto di potere. Re Amleto non è morto, Amleto vuole il potere, Gertrude sente che tutto le sfugge, Claudio non vuole usare nessun veleno contro suo fratello, Polonio aspetta che le cose si mettano a suo vantaggio. Così, i personaggi di Shakespeare sono colti nel loro privato prima che la tragedia abbia inizio e «sono diversi prima della vendetta – riflette la regista Veronica Cruciani – prima della violenza, quando ancora le cose si possono salvare. Ma forse, forse, le cose non si possono salvare».
Mercoledì 8 marzo incontro con la compagnia a cura di Massimo Marino.
Immaginare quel che può accadere prima di quel «vendica il mio brutale e snaturato assassinio» da cui prende vita l’Amleto, significa provare a scoprire intrecci e motivazioni che nel testo shakespeariano si affidano solo alla fantasia dello spettatore. «Se cambiassero le premesse, la storia di Amleto sarebbe comunque piena di uccisioni, vendette, assassini? – si interroga l’autore Michele Santeramo –. E quali le storture che si svilupperebbero in un gruppo stretto dal vincolo familiare e costretto a relazionarsi con il potere?». Il testo prova a mettere di fronte allo spettatore i personaggi nell’atto di prendere la decisione che cambierà le vite di tutti, mostrando i retroscena dei rapporti familiari che diventano lo specchio di quanto il comportamento umano possa distorcersi ogni volta che si confronta con il potere. È questa l’indagine che Veronica Cruciani, regista da sempre interessata al rapporto tra memoria e drammaturgia, compie sul testo del Bardo: alla ricerca di una storia il cui canone non è più, come è stato per Amleto e per tutta la modernità, la parola “vendetta”.
Re Amleto è malato: non ha più memoria. Non ricorda niente, nemmeno chi sia sua moglie, né chi sia suo figlio Amleto, né tantomeno a quale faccia corrisponda suo fratello Claudio. Non ricorda niente ma comanda ancora, ha ancora potere di vita e di morte su tutti. La perdita continua della memoria produce nel personaggio del Re una tenerezza e una forza comica che sono centrali nel testo, accompagnate dalla presenza di Polonio, consigliere timoroso, sempre indeciso, pronto comunque ad «accorrere in soccorso dei vincitori», come molte figure di questa Italia. «Le dinamiche della mafia si sono impadronite dei personaggi dell’Amleto – continua Cruciani –. Il Re, ancora vivo, sembra malato e comanda. Come Provenzano, come i capi della mafia. La mafia che è la vera grande azienda che l’Italia ha saputo esportare nel mondo. Essere non è possibile, questo è il problema».
In scena incontriamo allora i potenti riconosciuti come tali e quelli abituati a elemosinare un saluto o un favore. Il potere è crudele e implacabile, «ma l’atteggiamento che abbiamo noi di fronte a esso – spiega la regista di Preamleto – è spesso quello di uomini stupidi e privi di giudizio. Riponiamo fiducia in chi comanda sperando che in futuro tutto possa andare meglio. Siamo le vittime del potere ma anche la sua causa». Insieme a questo gioco che parla di vite umane che si corrompono a contatto con il potere entra il teatro. In questa storia sono presenti un livello narrativo e uno meta-teatrale che Veronica Cruciani ha voluto evidenziare con la regia: personaggi intrappolati in un testo che non vogliono più recitare e altri invece che rincorrono una storia che sembrano già conoscere e poi il confronto tra generazioni diverse di attori. È un meccanismo di realtà e finzione che fa vivere la verità dei sentimenti e delle relazioni umane dentro l’artificio del teatro nel teatro.
SHAKESPEARE ANDATA E RITORNO
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