Maurizio Rippa tratta il tema della morte fra musica e poesia in "Piccoli funerali"
Attore sensibile e armonioso cantante, Maurizio Rippa dà vita nello spettacolo "Piccoli Funerali" a una partitura drammaturgica e musicale dedicata a coloro che ci hanno lasciato. È un atto d’amore, un dono, un saluto; un momento intimo e personale che trova forza nella musica. È uno spettacolo che – in dodici movimenti – si fa strumento di memoria affettiva e di elaborazione del lutto, creando uno spazio poetico e sottile per il tema della morte in una società che ne esercita la rimozione. Sipario sabato 13 novembre, ore 21, al Teatro Socjale di Piangipane. Biglietti: 10-12 euro.
Piccoli Funerali, ispirato al famoso libro di Edgar Lee Masters e a Cartoline dai Morti di Franco Arminio, non contiene epitaffi ma, appunto, porta in scena “piccoli funerali”. Lo spettacolo è una partitura drammaturgica e musicale che alterna un piccolo rito funebre a un brano dedicato a chi se ne è andato. Una dedica che è un atto d’amore, un regalo e un saluto, un momento intimo e personale, che trova forza nella musica. Ogni brano – da “Love me tender” di Elvis Presley a “Moon river” di Johnny Mercer e Henry Mancini, da “In the end” di Scott Matthew al traditional “Oh Danny boy” – è un gesto che riporta a una memoria. Ogni funerale è raccontato da di chi se ne va e attraversa una vita appena vissuta. Piccoli Funerali è uno spettacolo commovente e dolcissimo capace di accogliere il dolore e trasformarlo in rinascita.
"Questo – racconta Maurizio Rippa – è quello che amo: ho iniziato a frequentare un corso di teatro a 18 anni. Più che per vera passione per vincere la timidezza. La passione e l'amore per il teatro sono arrivati subito, ma la timidezza non è andata via. Provare mi piaceva da impazzire, ma esibirmi in pubblico mi provocava ansia e non poco spavento. Nonostante questo non ho mai smesso di “fare” teatro, ma ho escogitato un metodo per eliminare la paura: dedicare quello che faccio sul palco a qualcuno. L'esibizione fine a sé stessa mi mette in uno stato di ansia da prestazione, dedicare il mio lavoro a qualcuno mi alleggerisce, diventa un atto d'amore, e come tale anche sbagliare, cadere, stonare passano in secondo piano. Dedicare il mio lavoro è diventato il mio segreto, c'è chi fa yoga prima di andare in scena, io dedico il mio lavoro. Amo dedicare!.
"E poi – aggiunge Rippa – c’è quello che odio: odio i funerali. Con gli anni molti affetti sono andati via, parenti, amici cari. Mi sono trovato spesso a funerali di persone che amavo, e amo ancora, e oltre al dolore per la perdita ho spesso sentito un fastidio: mi sembravano dei modi di salutarli così inadatti a loro, per la vita che avevano condotto, per il loro carattere. Spesso mi sono chiesto come avrebbero desiderato essere salutati, sempre mi sono chiesto quale musica o canzone avrebbe addolcito quel saluto. Ho pensato di affrontare quello che odio con quello che amo. Così è nato Piccoli Funerali. Mi sono venute in mente persone realmente vissute ed altre inventate. Racconto della loro vita, o meglio, la faccio raccontare a loro e dedico ad ognuno di loro una canzone".