"O luce etterna", l'omaggio di Valentin Silvestrov al Paradiso dantesco
“La musica è, prima di tutto, un canto; è il mondo che canta se stesso”: un’immagine, quella utilizzata da Valentin Silvestrov, irresistibilmente prossima a quel principio di “armonia delle sfere” che vuole l’universo produrre una musica dolcissima, ineffabile – di questa musica è pervaso anche il Paradiso di Dante, alla cui luminosa evanescenza il compositore ucraino dà voce con O luce etterna. La prima assoluta di questa nuova composizione è in programma venerdì 9 luglio, alle 21.30, nella Basilica di Sant’Apollinare in Classe, fulgida di mosaici: qui il Coro da camera di Kiev diretto da Mykola Hobdych – che aprirà il concerto con la prima di un’altra pagina di Silvestrov, In Memoriam – porterà a compimento il trittico di nuove musiche ispirate alle cantiche della Commedia che Ravenna Festival ha commissionato a compositori contemporanei per il VII centenario. Al centro dei dieci quadri di O luce etterna, anche un testo poetico del poeta Taras Šev?enko; ci sono infatti due stelle polari nel cielo poetico di Valentin Silvestrov, voci lontane nel tempo e nello spazio, ma entrambe capaci di fondare una nuova lingua: Dante, settecento anni fa, ha fondato la poesia italiana, Šev?enko, in pieno Ottocento, ha dato vita alla letteratura ucraina moderna.
“Ho scelto di intonare l’ultima delle tre cantiche della Commedia – spiega Valentin Silvestrov, già nel 2018 ospite di Ravenna Festival, quando gli fu dedicato un percorso monografico – perché una ‘istanza di paradiso’ permea l’intera storia dell’umanità, con le sue guerre e le sue catastrofi sociali e naturali. Ed è per questo che Dante è un poeta attuale: nella sua Commedia dimostra infatti che se l’umanità, non soltanto nella vite private dei cittadini ma anche nella politica generale delle nazioni, ignora i valori umani fondamentali e i comandamenti biblici non può fare altro che precipitare nella sfortuna e nella disgrazia.” O luce etterna segue i Sei studi dell’Inferno di Giovanni Sollima, che ha debuttato lo scorso 10 giugno, e il Purgatorio di Tigran Mansurian, presentato a Erevan il 4 luglio (la prima italiana sarà il prossimo 12 settembre per il concerto diretto da Riccardo Muti a conclusione delle celebrazioni nazionali).
La cantata di Silvestrov si apre e si chiude nel segno del Paradiso: il primo, il nono e il decimo quadro intonano una scelta di versi tratti dal I e dal XXXIII canto. Ma nell’ottavo quadro emerge un delicato e malinconico componimento di Šev?enko intitolato Sera. Il giardino dei ciliegi”, intonato dal soprano – un tocco “pastorale” secondo il significato che Silvestrov accorda a questa categoria; un concetto esteso che fa riferimento al tempo stesso alla natura, all’uomo, al cosmo, all’infinitamente grande e all’infinitamente piccolo. La scelta di utilizzare una recente traduzione in ucraino della Commedia, pubblicata nel 2015, rende le due lingue poetiche ancora più vicine. Gli altri quadri si ispirano invece a mondi spirituali e poetici di diversa natura: un canto senza parole dedicato a Ravenna, una preghiera liturgica di origina slava, un inno di ringraziamento della tradizione ortodossa, un Ave Maria e due diverse intonazioni dell’Alleluia. Varia di conseguenza anche lo stile vocale, che spazia dal mormorio del coro al canto senza parole, dalla melopea solistica del baritono al duetto tra soprano e contralto fino al trio e al quartetto vocale nel suo insieme.
Biglietti: posto unico numerato 30 euro, under 18 5 euro. L’appuntamento sarà anche in streaming su ravennafestival.live