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Venerdì, 19 Aprile 2024
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La brochure di Ravenna Festival 2014 racconta la Grande Guerra

La nuova brochure ufficiale del Festival contiene anche alcune novità che si aggiungono al progetto di Ambrogio Sparagna che raccoglie i canti popolari della Prima guerra mondiale recentemente annunciato


Non si può celebrare il centenario della Prima guerra mondiale senza sfogliare le tavole illustrate che Achille Beltrame (1871-1945) realizzò per la «Domenica del Corriere». Così il programma di Ravenna Festival 2014 raccoglie alcune delle più affascinanti “istantanee” che si aprono con un’icona del fronte italiano come l’alpino e il suo mulo. La Grande Guerra mutò anche il modo di raccontare e descrivere gli eventi bellici: comunicare le notizie dal fronte e trasmetterle alla popolazione civile era un compito importantissimo, la censura militare era implacabile e solo poche informazioni non ufficiali riuscivano a filtrare.

In Italia un grande contributo alla narrazione bellica tramite i suoi magnifici ed espressivi disegni lo offre proprio Achille Beltrame che racconta gli avvenimenti facendoli arrivare, a tutta la popolazione, di qualsiasi estrazione sociale con semplicità, immediatezza e abilità di cogliere i particolari importanti. Dopo l’entrata in guerra dell’Italia, il suo stile resta invariato, ovviamente il messaggio sarà modificato perché a quel punto le tavole di Beltrame dovranno trasmettere non più eventi di guerra lontani, ma eventi che toccano in prima persona lo stesso popolo italiano. Guardate oggi, una dopo l’altra, paiono quasi istantanee: l’attentato di Sarajevo, le marce nella neve, le scene delle battaglie e delle rese, le cerimonie per i mutilati, con tanto di crocerossine e presenze reali… Sembrano immagini disegnate dal vero, eppure Beltrame mai si spostò dalla Milano in cui lavorava.

La nuova brochure ufficiale del Festival contiene anche alcune novità che si aggiungono al progetto di Ambrogio Sparagna che raccoglie i canti popolari della Prima guerra mondiale recentemente annunciato. La prima novità, in ordine cronologico, sarà un vero prologo al festival ed al suo tema. Il 1914, l’anno che ha cambiato il mondo sarà visto e raccontato da due protagonisti della vita culturale italiana. L’occasione è data dall’incontro condotto da Massimo Bernardini che lunedì 26 maggio al Palazzo dei Congressi (ore 21)  vedrà protagonisti da una parte, uno degli storici più insigni del mondo accademico, Lucio Villari, autore di saggi che esplorano le idee e la vita sociale dell’Occidente dal Settecento al Novecento, voce attiva nel dibattito culturale anche dalle pagine del quotidiano «La Repubblica»; dall’altra, un “viaggiatore” come Paolo Rumiz capace di immergere i propri reportage nella memoria, cogliendo i segni lasciati dal tempo e dall’agire umano in luoghi che divengono paesaggi dell’anima. A condurre l’incontro, l’acuta curiosità di un maestro della divulgazione televisiva, appunto Massimo Bernardini, seguitissimo conduttore di trasmissioni cult come “Tv Talk” e “Il tempo e la storia”, in una sorta di “diretta” mirata ad indagare il tema che innerverà di sé tutto il Festival.

Una ulteriore preziosa occasione di approfondimento sul tema della Grande Guerra e più in generale dei conflitti che hanno insanguinato il secolo passato sarà poi offerta dalla conversazione affidata all’importante storico della Chiesa, Alberto Melloni, intitolata “Imparare il Vangelo della pace. Il percorso della chiesa cattolica dalla Grande Guerra ai giorni nostri”, in programma il 17 giugno alla Biblioteca Classense (ore 18), nell’ambito della “Via Sancti Romualdi”.

La Grande Guerra fu anche teatro di quello che gli storici considerano il primo genocidio della storia, ovvero la sistematica epurazione etnica che l’Impero Ottomano, alleato della Germania, pianificò nei confronti del popolo armeno – sorta di prova generale dello sterminio operato dai nazisti nella Seconda guerra mondiale. Le stime ufficiali parlano di oltre 1.200.000 vittime. La diaspora che ne seguì ha portato molti artisti armeni a testimoniare nel mondo il patrimonio di una cultura millenaria fertile di talento; da Charles Aznavour a Cathy Berberian, fino alla metal band statunitense dei System of a Down, che al genocidio armeno ha dedicato alcuni suoi celebri brani. Il soprano Liana Ghazaryan appartiene alla schiera di giovani cantanti lirici armeni dalle voci straordinarie che non hanno dimenticato le proprie origini e sabato 28 giugno (ore 21) nella Sala Arcangelo Corelli sarà protagonista di un recital che darà voce alla tragedia del suo popolo, accompagnata dal pianoforte da Ettore Papadia.  

Tra la programmazione estiva e quella autunnale di Ravenna Festival è collocato il 6 e 7 settembre un ulteriore evento che anticipa le manifestazioni dedicate a Dante 2021. Il 1914 fu pubblicata a Marradi una delle opere più singolari della nostra letteratura, I Canti Orfici, ed è questo centenario che ha spinto il festival di incamminarsi con Trail Romagna sulle tracce lasciate da Dino Campana, secondo alcuni l’unico autentico poeta maledetto che l’Italia abbia conosciuto.  Si tratterà di unire in un’unica straordinaria esperienza le due passioni del poeta di Marradi: il cammino e la poesia. Sarà il poeta stesso a dare testimonianza di sé, raccontando la sua vita a chi avrà voglia di seguirlo nei suoi vagabondaggi. Nel percorso spaziale, storico e poetico tra Firenze e Ravenna che ci porta verso le celebrazioni del settimo centenario della morte del Sommo Poeta, non poteva infatti mancare una tappa dedicata a Dino Campana e a quei luoghi dell’Appennino tosco-romagnolo che entrambi visitarono in tempi diversi ma con la stessa attenzione poetica per il paesaggio. Ad interpretare il monologo itinerante (da Castagno d’Andrea al Rifugio Burraia), scritto da Iacopo Gardelli ed Elia Tazzari, sarà l’attore Gianfranco Tondini mentre le ‘incursioni’ musicali saranno affidate all’Orphic Duo, composto da a Fabio Mina ai flauti, e Marco Zanotti alle percussioni.

Alla lunga serie di protagonisti della scena artistica internazionale che l’edizione 2014 di Ravenna festival presenta al suo pubblico, si aggiunge – 20 giugno alla Rocca Brancaleone (ore 21.30) grazie alla collaborazione con Bronson Produzioni - una presenza significativa: quella della musicista inglese (ma evidentemente di origine italiana) Anna Calvi. Anna Calvi (“One Breath” il suo ultimo album pubblicato in ottobre) è anzitutto un progetto estetico: il suo fuoco è freddo, la sua carica erotica è quella della femme fatale, altera, carismatica, mai complice o ammiccante. “Anna Calvi è il più grande fenomeno della musica dai tempi di Patti Smith”, ha dichiarato perentorio Brian Eno, mentore della cantante-chitarrista inglese insieme a Nick Cave. Un’artista assai eclettica e raffinata, la Calvi, che sin dalla tenera età si nutre avidamente di musica classica, come si avverte chiaramente nella ricchezza delle linee melodiche, nell’economia degli arrangiamenti e nella calibratissima taratura espressiva delle dinamiche: Ravel, Debussy, Stravinskij e, su tutti, Puccini, sono i suoi compositori di riferimento. Ed è proprio dalla confidenza col repertorio operistico italiano che nasce quell’amore per Maria Callas, ripetutamente dichiarato.

Nel ricco e variegato programma di questa edizione si inserisce anche l’appuntamento “Musica e Cucina” in programma venerdì 13 giugno (ore 20.30) all’Osteria del Mariani protagonista lo chef stellato Gianni D’Amato con l’accompagnamento musicale del Faden Piano Trio (Pier Marco Turchetti pianoforte, Adriano Rugiadi basso elettrico ‘fretless’, Stefano Calvano batteria e percussioni). Se cibarsi è un atto con un intrinseco valore antropologico, che sintetizza un insieme di valori storici, etici e culturali che hanno trasformato la nutrizione in piacere, la preparazione del cibo rappresenta un momento di incontro e di scambio, un’esperienza di condivisione di qualcosa che è frutto del lavoro, sapiente e paziente, dell’uomo. Un rito sempre più legato alla figura dello chef, un cuoco-attore protagonista ed emblema di una nuova immagine della cucina che può anche essere spettacolo. Se MasterChef rappresenta l’apice dello show-cooking, altrove ci sono personalità capaci di trasformare la cucina in forma d’arte. È il caso di Gianni D’Amato, il raffinato chef del “Rigoletto” (itinerante per necessità: il suo ristorante, a Reggiolo all’interno di Villa “Manfredini”, è attualmente inagibile in seguito al terremoto del 2012 e l’auspicata riapertura è prevista entro l’anno) che sa far dialogare attraverso le sue creazioni differenti linguaggi, alimentando l’amore reciproco tra cucina e musica.

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