Romano Prodi ospite alle Giornate ravennati del Dipartimento di Beni culturali
Proseguono le Giornate ravennati organizzate dal Dipartimento di Beni culturali in occasione dell’Anno europeo del patrimonio culturale. Tra gli appuntamenti in calendario martedì 9 ottobre, spicca la presenza di Romano Prodi, uno degli indiscussi protagonisti della politica italiana ed europea dell’ultimo trentennio che, in dialogo con Michele Marchi, ricercatore al Dipartimento di beni culturali, alle 10 nella sala Nullo Baldini del palazzo della Provincia, rifletterà attorno all’odierna ‘crisi europea’, culturale e di civiltà prima ancora che politica ed economica. L’incontro Aspettando il voto europeo: dove vanno l’Europa e le sue tradizioni politico-culturali? sarà l’occasione per ricordare i successi e l’indispensabilità del processo di integrazione e infine di tracciare qualche possibile scenario, sullo sfondo del cruciale voto europeo del prossimo maggio 2019.
La giornata prosegue con l’incontro Il patrimonio musicale nella storia della cultura dall’Antichità all’Età moderna. Ricerche e progetti in programma alle 14.30 nella sala Conferenze del Dipartimento di beni culturali: a un anno di distanza dal primo convegno internazionale, la tavola rotonda prosegue con gli incontri dedicati alle nuove prospettive di ricerca in corso sul patrimonio musicale inteso nel senso più ampio. Dopo una panoramica sugli studi relativi ai beni musicali nell’università italiana, saranno presentate sia ricerche in corso, sia progetti culturali e altre attività laboratoriali su diversi aspetti del patrimonio musicale, materiale e immateriale, in corso nel Dipartimento di Beni culturali e in via di progettazione con altri dipartimenti, istituzioni culturali e enti di ricerca.
Il seminario L’antropologia come sguardo a ritroso è invece in programma alle 16.30 a palazzo Corradini, aula Tumidei. In questa occasione Francesco Remotti, docente dell’Università di Torino, parlerà dell’immagine particolarmente diffusa dell’antropologia come uno ‘sguardo’ che spazia sulle culture e che quindi ha bisogno di porsi in una posizione di relativa estraneità: se non di superiorità. Claude Lévi-Strauss aveva intitolato un suo libro Le regard éloigné (Lo sguardo da lontano). Ma l’antropologia ha sempre anche amato avvicinarsi alle culture, viverle dall’interno, cogliendo il loro modo di ‘vedere il mondo’ (Malinowski). Ciò che l’antropologo proporrà è una combinazione di estraneità e di intimità: compito dell’antropologo è infatti quello di immergersi nel fiume di una cultura, ma per cogliere ciò che sta a monte. Occorre quindi risalire la corrente, adottando uno ‘sguardo a ritroso’, quasi in opposizione alla cultura che si cerca di capire e di fare dialogare con le altre culture.
Chiude la seconda Giornata di appuntamenti la reading tenuta dallo storico e scrittore Alessandro Vanoli I barbari, l’Oriente e noi. La via della Seta che si terrà nella sala Muratori della Biblioteca classense alle 21. Romantica e recente, l’espressione "via della seta" restituisce il senso di un mondo vasto, attraversato fin dai tempi antichi da guerre e conflitti ma animato anche dal fervore di scambi commerciali, culturali e politici. Fra montagne e altipiani per questo cammino sono transitati spezie, animali, ceramiche, cobalto, carta, e naturalmente la seta. Alessandria, Chang’an, Samarcanda, Bukhara, Baghdad, Istanbul: sono alcune delle tappe di un viaggio millenario che giunge fin dentro al nostro presente. Perché la via della seta non è solo un racconto del passato, ma ha a che fare con il nostro futuro globale.
Obiettivo delle Giornate, che proseguiranno fino a sabato 13, con un’appendice lungo tutto il mese di ottobre e il successivo novembre, è di scoprire, apprezzare e godere del patrimonio culturale come espressione di una cultura e di una storia europea comune e connessa coinvolgendo la cittadinanza oltre agli studenti e ricercatori che operano all’interno del Dipartimento di Beni culturali e del Campus di Ravenna.