Ryley Walker porta in Romagna il suo ultimo disco
Uno dei nomi di punta del cantautorato contemporaneo americano arriva giovedì 26 luglio all'Hana-Bi di Marina di Ravenna per presentare il suo quinto album “Deafman Glance”. Ryley Walker incarna come pochi il gusto folk e country americano degli anni ’60 e ’70. Nel suo stile tanti i rimandi a grandi nomi come Tim Buckley, Nick Drake, John Martyn, Bert Jansch e Van Morrison.
Classe 1989, da Chicago, Ryley Walker incarna come pochi il gusto folk e country americano degli anni ’60 e ’70. Nel suo stile tanti i rimandi a grandi nomi come Tim Buckley, Nick Drake, John Martyn, Bert Jansch e Van Morrison.
Il suo disco precedente, “Golden Sings That Have Been Sung”, è stato inserito nelle classifiche dei migliori lavori del 2016 da parte delle più importanti riviste di musica registrando anche un notevole successo di pubblico. Cresciuto sulle rive del fiume Rock nel nord dell’Illinois, Ryley ha avuto un’adolescenza tranquilla prima di trasferirsi a Chicago nel 2007 per iscriversi al college. Qui inizia a frequentare con assiduità la locale scena dei club, confrontandosi con il lascito del post-rock e le più nerborute e decadenti manifestazioni noise (i gusti del Nostro rimangono a oggi profondamente disparati). Nel 2011, poco più che ventenne, Walker si insinua adeguatamente nella tradizione del finger-picking, osservando con dedizione la dottrina dei vari John Fahey, Robbie Basho e Leo Kottke. Lo scenario sarebbe presto cambiato negli anni a venire, quando il gusto anglofono avrebbe preso il sopravvento, spostando l’asse degli interessi sul folk inglese, e avvicinandolo allo stile di Bert Jansch e John Renbourn. Nel 2014 Ryley pubblica “All Kinds Of You” per la benemerita Tompkins Square nel 2014 che ne rivela il talento e che suscita grande attenzione. L’anno successivo arriva il successo con “Primrose Green”, che lo conferma come una delle stelle più lucenti del cantautorato folk americano.
Nel nuovissimo “Deafman Glance” (Dead Oceans) è però palese l’intenzione dell’artista di allontanarsi dalle precedenti catalogazioni che lo avevano marchiato a fuoco con uno stile folk, fatto di jamming e improvvisazioni. Walker ha voluto stavolta una struttura più rigida per le nove tracce dell’album, che gli permettesse di essere meno teso durante le perfomance live, precisando come nel corso delle sessioni di registrazione avesse ascoltato quasi soltanto i Genesis. Quest’ultima considerazione non deve indurre necessariamente il pubblico ad aspettarsi una virata radicale dello stile folk-jazz-rock di Walker.