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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Spiaggia, dialetto e tempo sospeso. Il 'romanzo balneare' di Iacopo Gardelli: "Ho raccontato ciò che amavo di più"

Da Tangentopoli alla grande recessione degli anni Duemila: con "L'Alsìr" il giovane autore ravennate propone un inedito romanzo ambientato sulla spiaggia romagnola

Il 'tempo sospeso' delle vacanze in spiaggia, ma anche rapporti che s'intrecciano con il passare delle stagioni e, sullo sfondo vent'anni di storia italiana. Tutto questo è condensato nel romanzo "L’Alsìr" (Fernandel Editore) del ravennate Iacopo Gardelli, che arriva in libreria dal 24 marzo. L’Alsìr è uno stabilimento balneare della riviera romagnola, anzi ravennate, se si osservano bene tutti i dettagli. È qui che, a partire dagli anni Novanta, due famiglie di diversa estrazione sociale si ritrovano vicine d’ombrellone: da una parte i Montanari, romagnoli di origine proletaria, dall’altra i Malagola, benestanti milanesi. Un’estate dopo l’altra, in un arco temporale lungo vent’anni, il romanzo segue il mutare degli equilibri fra le due famiglie e i contemporanei cambiamenti politici e sociali del nostro Paese.

Tutto questo raccontato attraverso una lingua inedita e meticcia, con un interessante e originale intreccio fra italiano e romagnolo che permette di raccontare una riviera lontana dal vitalismo stereotipato, in cui spesso è descritta, e un’Italia ormai avviata al fallimento politico ed economico, sempre più disorientata e accartocciata su se stessa. Uno spaesamento simile a quello dei giovani protagonisti, Guido, Elena e Alessandro, alle prese col passaggio fra adolescenza ed età adulta. A svelarci altri aspetti del romanzo è proprio il giovane autore, Iacopo Gardelli.

Da dove nasce l'idea di questo romanzo?
Credo che ogni cosa che scriviamo nasca dalla stessa radice, conoscere meglio noi stessi – e questo romanzo non fa eccezione. Ho deciso di raccontare ciò che amavo di più: è profondo il rapporto fra amore e conoscenza. Volevo comporre una storia semplice, senza scorciatoie di genere, senza commissari o omicidi, ambientata sulla spiaggia romagnola. Una storia che parlasse del tempo sospeso che si vive in vacanza tra i filari degli ombrelloni, e di quei luoghi così strani e schizofrenici, divisi come sono fra l'esibizionismo e l'intimità, che sono i nostri bagni al mare. Volevo riflettere, infine, su come la nostra società è cambiata durante il periodo storico che prendo in considerazione, quello racchiuso fra due crisi cruciali: Tangentopoli e la grande Recessione.

Sulla spiaggia de "L'Alsìr", lo stabilimento balneare che dà il titolo anche al romanzo, le storie dei suoi protagonisti s’intrecciano, stagione dopo stagione. Quali sono le sfide che si trovano ad affrontare i suoi personaggi?
Sono sfide comuni e quotidiane. “Solo nella mediocrità del quotidiano traspare il tragico e il sublime”, come scrive Georgi Gospodinov. C'è chi è alle prese con un matrimonio fallito, come i Malagola, la famiglia milanese; o chi deve affrontare lo sfaldarsi di un'ideologia che era stata parte essenziale della sua identità, come Ivan. Poi ci sono i più giovani: Guido, Elena, Alessandro. Anno dopo anno ho seguito il mutare dei loro rapporti, rincorrendo infatuazioni, invidie, insicurezze, quelle sterzate emotive tipiche della prima giovinezza, accompagnandoli fin sulla soglia della linea d'ombra che separa l'adolescenza dalla maturità.

Oltre alle vicende dei protagonisti, è sicuramente originale l'utilizzo della lingua che propone un delicato intreccio fra italiano e dialetto romagnolo. Cosa l'ha spinta a questa scelta?
Ho avuto un maestro che mi ha insegnato che non è tanto importante il “cosa” racconti, ma il “come” lo racconti. La bravura di un narratore sta tutta lì. Ho voluto sperimentare, tentando qualcosa che non era mai stato fatto – almeno a quanto ne so – col romagnolo: allargare le maglie dell'italiano editoriale standard, spesso così liscio e anodino, e creare una lingua che facesse attrito, capace di sopportare l'intrusione di termini estranei tratti dal dialetto. Il tutto cercando un equilibrio fra ricerca e comprensibilità. Molto più della fase di documentazione storica, è stato lo studio del lessico romagnolo il compito più gravoso per la composizione del romanzo. Ho letto da capo a fondo tre vocabolari per metterlo insieme, perdendo qualche diottria.

Dal boom economico agli anni Novanta, fino a giungere ai giorni nostri... Quanto è cambiata la "vita da spiaggia" sulla costa romagnola e, in particolare, ravennate?
In apparenza molte cose sono cambiate. I bagni sono più moderni, compaiono di continuo nuovi campi per sport dai nomi che non conosco e la densità di tatuaggi per metro quadro è in crescita vertiginosa. Ma credo che la cifra esistenziale della nostra spiaggia sia rimasta in fondo sempre la stessa: il tempo sospeso. È curioso: lavoriamo tutto l'anno per passare il tempo più prezioso delle nostre vite, quello dedicato all'ozio, proprio in spiaggia, dove le attività possibili sono in fondo abbastanza limitate e dove spesso ci si annoia. Perché? Credo che una risposta stia proprio nella capacità che ha la spiaggia di lenire la sensazione del tempo che passa. È un'accezione di relax, la nostra, che ha molto a che fare con lo stordimento, con l'ottundimento dei sensi. Il tempo in spiaggia sembra non passare mai e invece ti scivola attraverso, come durante un palugo.

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