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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Nuove produzioni, grandi classici e riletture contemporanee: ecco la stagione del Teatro Alighieri

Sul fronte danza il cartellone presenterà lavori di coreografi di punta in Italia e in Europa, affidati ad alcune fra le più prestigiose compagnie della danza contemporanea

L’appuntamento di apertura della Stagione Opera 2017/18 - appena concluso il grande sforzo produttivo della Trilogia d’Autunno con la messa in scena di tre nuovi titoli: Cavalleria rusticana, Pagliacci e Tosca - porta al centro dell’impegno del Teatro Alighieri una nuova produzione originale di teatro musicale, La guerra dei topi e delle rane. Seguiranno tre coproduzioni con importanti soggetti nazionali dello spettacolo dal vivo su titoli che delineano un percorso fra fine Settecento e Novecento: Don Giovanni di Mozart, Simon Boccanegra di Verdi e La fanciulla del West di Puccini. Sul fronte danza il cartellone presenterà lavori di coreografi di punta in Italia e in Europa, affidati ad alcune fra le più prestigiose compagnie della danza contemporanea.

In apertura Bella addormentata, nuova creazione di Diego Tortelli che rivisita il celebre classico col Balletto di Toscana Junior. Dalla Francia ritorna con La Fresque il prestigioso Ballet Preljocaj, mentre la compagnia Introdans, per la prima volta a Ravenna con Hooray for Hans!, offre un omaggio al maggiore coreografo olandese, Hans van Manen. La stagione si chiuderà con Aterballetto che presenterà Bliss, coreografia dello svedese Johan Inger, e Words and Space firmato dal ceco Jiří Pokorny. Un programma che conferma il percorso avviato ormai da diversi anni, che fa del Teatro Alighieri la più importante fabbrica culturale della città, grazie al sostegno del Comune di Ravenna, della Regione Emilia Romagna e del Ministero dei beni e delle attività culturali, con il contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e la partnership di Unipol Banca.

Opera

La guerra dei topi e delle rane (18, 19 dicembre matinées per le scuole; 18 dicembre per il pubblico, fuori abbonamento) è un’operazione che sarebbe riduttivo definire “per ragazzi” e prosegue idealmente l’esperienza de Il viaggio di Roberto con la quale, nel 2014, si era reso omaggio alla memoria della giovane vittima di Auschwitz Roberto Bachi. Questa volta lo spunto viene dal poemetto satirico di Giacomo Leopardi Paralipomeni della Batracomiomachia, che arriva sul palcoscenico dell’Alighieri in veste di favola musicale in un atto. La Batracomiomachia - parodia del VI secolo a. C. dei poemi epici e dei loro eroi, rappresentati da rane, topi e granchi - offrì a Leopardi l’occasione per un’ironica e amara rilettura dei moti patriottici del suo tempo, attraverso il completamento (paralipomeni appunto) del poemetto ellenistico. Oggi la co-produzione realizzata con il Teatro Comunale di Ferrara, ricca di musiche e testi di straordinaria freschezza, diventa un’occasione per riflettere sulla guerra e le sue cause, spingendosi oltre la genesi originale incentrata sulle vicende di patrioti italiani (i topi), Asburgo (i granchi) e Borboni (le rane). La rivisitazione e la riscrittura portano la firma di Giampiero Pizzol, che ha creato il libretto, mentre le musiche sono state commissionate all’eclettico compositore Alessandro Spazzoli. La regia di Daniela Piccari si avvale delle video proiezioni di Stefano Bisulli, mentre protagonisti in scena e in orchestra sono tutti ragazzi provenienti da alcune fra le più qualificate realtà musicali del territorio: il Coro dell’Istituto Musicale Verdi di Ravenna diretto da Antonio Greco, i solisti vocali e maestri collaboratori del Liceo Musicale Statale di Forlì coordinati da Davide Cavalli, l’Orchestra dei Giovani di Ravenna guidata da Franco Emaldi, diretta per l’occasione da Stefano Pecci.

Il 12 e 14 gennaio sarà presentato il Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart che, dopo il Così fan tutte della stagione precedente, continua il percorso della trilogia Mozart/Da Ponte realizzato in collaborazione con il Festival di Spoleto e il Teatro Coccia di Novara. Con questo Don Giovanni, che ha inaugurato quest’anno il 60° Festival di Spoleto, va in scena la seconda delle tre opere italiane che Mozart scrisse su libretto di Lorenzo Da Ponte e che fece seguito alla grande eco che Le Nozze di Figaro ebbero presso i teatri di tutta Europa: un “dramma giocoso in due atti” in cui si combinano drammaticità e comicità, musica e parola, realismo e invenzione. Fin dall’entusiastica accoglienza al suo debutto al Teatro Nazionale di Praga nell’autunno del 1787, l’opera ha goduto di una vita scenica praticamente ininterrotta, considerata fra i massimi capolavori in assoluto di tutto il repertorio operistico. La produzione partita dal Festival dei Due Mondi con la regia di Giorgio Ferrara, le scene di Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo e i costumi di Maurizio Galante, vedrà a Ravenna la direzione di Matteo Beltrami, sul podio dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini già protagonista dell’intero percorso della trilogia andato in scena a Spoleto; il coro S. Gregorio Magno sarà diretto da Mauro Rolfi.

Dal genio compositivo austriaco a quello italiano con un balzo di oltre un secolo: La fanciulla del West di Giacomo Puccini (16 e 18 febbraio), rivivrà in un allestimento frutto di una cordata co-produttiva tra Italia e Stati Uniti che ha visto coinvolti il Teatro del Giglio di Lucca, il Teatro Lirico di Cagliari, l’Opera Carolina e la New York City Opera, nonché i teatri di Ravenna, Modena, Pisa e Livorno. Nel 1910 il Metropolitan Opera Theatre offrì a Puccini l’allora esorbitante cifra di 20.000 lire per la composizione di quest’opera, in virtù del prestigio e del riconoscimento artistico che la paternità pucciniana potevano assicurare. Ne nacque una partitura complessa e raffinata, in cui il compositore lucchese si spinse alla ricerca di nuovi stimoli e linguaggi musicali extraeuropei. La regia di Ivan Stefanutti trasporta lo spettatore nell’America della corsa dell’oro, facendo leva su una scena minimalista di forte impatto e su costumi fedelissimi, l’una e gli altri curati dal regista stesso; a guidare l’Orchestra della Toscana, l’americano James Meena di Opera Carolina.

Chiuderà la stagione d’Opera, il 2 e 4 marzo, il Simon Boccanegra di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave, nella seconda versione andata in scena nel 1881 al Teatro alla Scala, con il contributo di Arrigo Boito. La coproduzione ripropone la collaborazione fra la Fondazione Teatri di Piacenza e il Teatro Alighieri - cui si aggiunge quest’anno l’Opéra de Marseille – attorno a percorsi con giovani cantanti affidati alla regia di Leo Nucci. L’allestimento, da lui ideato in sinergia con Salvo Piro, è orientato a definire uno spazio scenico fortemente tradizionale, caratterizzato dalla ricercatezza dei costumi di Artemio Cabassi e da rimandi alla potenza di Genova. In buca l’Orchestra dell’Opera Italiana diretta da Pier Giorgio Morandi; il coro è quello del Teatro Municipale di Piacenza.

Danza

Il programma della Danza, che scorre in parallelo con quello dell’Opera, si aprirà il 20 gennaio (replica 21) con una nuova creazione del Balletto di Toscana Junior: la compagnia - diretta da Cristina Bozzolini e formata da giovani fra i 16 e i 21 anni, vera e propria palestra per autori e interpreti della nuova generazione - presenta Bella addormentata di Diego Tortelli. Dopo una ricchissima esperienza come danzatore, Tortelli ha intrapreso da qualche anno la carriera di coreografo, segnalandosi come una delle presenze più interessanti della danza italiana. Nuova rilettura di un grande classico, Bella addormentata trasporta il capolavoro di Cˇajkovskij sulle strade frenetiche di una moderna metropoli, specchio della nostra epoca: qui uno scrittore solitario vive in una stanza astratta, creata dai suoi sogni e dalle sue fantasie, dove immagina la sua Aurora, rappresentazione tanto perfetta quanto irreale dell’amore ideale cui tutti aspirano. A differenza della favola originale di Perrault e del celebre balletto di Petipa, lo scontro tra il bene e il male qui lascia spazio a una riflessione introspettiva che mette al centro il conflitto col proprio alter ego, con le proprie ossessioni e illusioni, e dove per ritrovarsi occorre ritornare a misurarsi col mondo reale.

Il 3 e 4 febbraio il ritorno della prestigiosa compagnia di Angelin Preljocaj con una creazione per 10 danzatori, La Fresque. Il coreografo francese continua ad indagare l’universo dei racconti: in questo caso la pista ancora inesplorata dei racconti tradizionali dell’Asia, noti per la loro ricchezza e la loro forza poetica. Il racconto diviene la fonte di un adattamento più contemporaneo che immerge lo spettatore in uno spazio fantastico al crocevia fra culture, senza banali esotismi, pur mantenendone la trama e le evocazioni simboliche sulla partitura elettronica di ispirazione orientale firmata da Nicolas Godin.  

Hooray for Hans! sul palcoscenico dell’Alighieri il 24 e 25 febbraio, è un omaggio al più importante coreografo olandese, Hans van Manen, offerto da Introdans. Dal 1995 la compagnia ha inserito più di venti opere del maestro nel proprio repertorio e ora ne festeggia l’ottantacinquesimo compleanno con una serata che include tre sue coreografie. Polish Pieces è uno dei lavori più effervescenti e colorati di van Manen: creato sulla potente musica di Górecki, presenta dodici danzatori in tuniche colorate che sfilano sul palcoscenico in un crescendo di combinazioni coreografiche sempre diverse, piene di energia, pulsanti e in un gioco fantastico di linee. In and Out si basa sulla limitazione scenografia derivante da tre grandi scatole nelle quali, e dalle quali, i ballerini scompaiono e appaiono ripetutamente, si raggruppano e si disperdono per appendersi, scivolare e salire su tutte e tre le strutture. Inizialmente l’atmosfera è più leggera e giocosa ma, quando la musica di Laurie Anderson lascia il posto a quella di Nina Hagen, il “veleno” e l’aggressività cominciano ad affiorare, anche se in modo molto sottile e raffinato. Black Cake è infine una deliziosa “torta di compleanno”, creata dal coreografo per il trentesimo giubileo del Nederlands Dans Theatre nel 1989, un ritratto al tempo stesso tagliente e divertente di una festa chic frequentata da gente chic, che presto però dimostra di non essere così tanto chic!

La Stagione Danza si chiude con Aterballetto: il 17 e 18 marzo la compagnia italiana presenterà due pièce, Bliss e Words and Space. A guidare il coreografo svedese Johan Inger nella creazione della prima, premio Danza&Danza 2016, sono state l’iconica musica di Keith Jarrett, vero e proprio ritratto di una generazione, e la voglia di raccontare insieme ai danzatori il rinnovarsi dell’incontro e la relazione con questa musica iconica, per riviverne tutta la sfida sia compositiva che emotiva. È invece originario di Praga Jiří Pokorny, autore del secondo lavoro su musiche del repertorio barocco, che rappresenta la metafora di un dialogo intrapersonale, un confronto con il proprio io, un racconto intimo che rivela tutta la vulnerabilità e l’autenticità della nostra esperienza individuale.

Biblioteca Classense

Un’importante novità della prossima stagione sarà il ciclo di conversazioni che accompagnerà lo svolgersi delle opere in programma: si è scelto infatti di ripensare l’appuntamento ‘prima dell’opera’, prezioso strumento di informazione e di formazione, immaginando una nuova formula che potesse costituire l’occasione di un ulteriore arricchimento e approfondimento per il nostro pubblico. Dalla tradizionale presentazione titolo per titolo si passerà infatti a un percorso tematico che inserisce le varie opere in programma nel contesto più sistematico di una riflessione unitaria, avvalendosi di un unico relatore a cui è affidato il compito di sviluppare ragionamenti di più ampio respiro e maggiore organicità. La fortunata circostanza della presenza da alcuni anni nella nostra città di un musicologo, divulgatore e docente di Storia della Musica di grande competenza e capacità quale Guido Barbieri, ci ha spinto a intraprendere questo nuovo percorso assieme a lui, avendo individuato nel tema delle figure del mito e della storia il filo conduttore che lega i titoli in programma quest’anno. Gli incontri, articolati in un ciclo di 5 conversazioni, si svolgeranno il sabato mattina in uno dei luoghi di cultura più prestigiosi e pregnanti della nostra città quale la Biblioteca Classense, nella speranza che questa nuova opportunità possa essere colta da un pubblico sempre più ampio e trasversale, facilitando in particolare la partecipazione degli studenti universitari.

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